Les adieux à la reine. Un film di Benoît Jacquot. 62° Berlinale. Concorso

SCRITTO DA
Silvia Nugara

Una giovane si sveglia di soprassalto al suono di una campana, si alza assonnata, si prepara per la giornata che l’aspetta poi borsa in spalla si reca al lavoro. Siamo nel 1789 alla corte di Versailles ma sin dalle primissime sequenze, il film si colloca in una zona liminale tra passato e futuro, laddove le forme e i costumi dell’Ancien Régime sono in procinto di esaurirsi per lasciare il passo a un mondo nuovo. Il film si svolge nell’arco di pochi giorni a partire dal fatidico 14 luglio ma, prima ancora che venga presa la Bastiglia, la fine di Luigi XVI si annuncia già nella sorprendente modernità con cui si esprimono e si muovono le giovani donne che popolano le fila del personale di servizio a corte.

Tra queste c’è Sidonie Laborde, lettrice di Marie Antoinette, ovvero la dama di compagnia incaricata esclusivamente di selezionare e leggere libri per la sovrana. Suo è il punto di vista da cui seguiamo il dipanarsi degli eventi: la ragazza è devotissima alla regina e la sua mente poetica proietta l’irruzione della realtà sociale nella straniata Versailles su un orizzonte allucinato da fine del mondo in cui fantasia, sogno e realtà si rincorrono, si confondono, si sovrappongono. La notte del 14 luglio i cortigiani si aggirano inquieti per i corridoi del palazzo come satelliti perduti in una galassia frantumata: chi si trova un amante, chi si prepara a una fuga en travesti, chi sviene di paura, chi si attacca alla bottiglia. La regina fa e disfa bauli colmi di inutili oggetti per un viaggio che non avrà luogo, legge e brucia vecchie lettere d’amore, si strugge di passione per Madame de Polignac che la fugge. Sidonie assiste a tutto questo come in trance, accecata dalla sua passione amorosa per la regina in cui ripone un’incondizionata quanto illusoria fiducia.

Les adieux à la reine è tratto dal romanzo omonimo di Chantal Thomas e lungi dall’estetica pop rock della Marie Antoinette di Sofia Coppola, dimostra come Benoît Jacquot abbia saputo tradurre la letteratura in visione conservando comunque alcune finezze della parola scritta: il ruolo del linguaggio di corte con il ricorrere gustoso di nomi propri complicati e altisonanti o i cambi di registro linguistico a seconda degli ambienti del palazzo. Libreschi sono anche i due insoliti personaggi centrali della storia, oltre alla bibliofila Sidonie, quello del suo anziano amico archivista del Re che affronta l’imminenza della fine con la filosofia del topo di biblioteca : “fino all’ora della mia morte continuerò a prendere appunti”. Mentre la nave affonda i valorosi restano a bordo e sull’attenti lentamente colano a picco.

A giustificare questo ennesimo film su Marie Antoinette basterebbe l’interpretazione di Diane Krueger che con la sua grazia gelida e il suo leggero accento teutonico sembra aver atteso fino ad ora questo ruolo di regnante.

© CultFrame 02/2012

 

IMMAGINE
Frame dal film Les adieux à la Reine di Benoît Jacquot. © Carole Bethu

TRAMA
Quando giunge a Versailles la notizia della presa della Bastiglia, la corte deve fare i conti con una realtà inattesa: c’è chi fugge nei modi più svariati e c’è chi invece decide di rimanere fedelmente al fianco dei regnanti. Tra questi c’è Sidonie Laborde, devotissima lettrice della regina che si affida alla protezione di Marie Antoinette convinta che la sovrana saprà prendere le giuste decisioni per sé e per chi l’ha sempre servita fedelmente.

CREDITI
Titolo: Les adieux à la reine / Regia: Benoît Jacquot / Sceneggiatura: Gilles Taurand, Benoît Jacquot dal romanzo di Chantal Thomas / Fotografia: Romain Winding / Montaggio: Luc Barnier / Scenografia: Katia Wyszkop/ Musiche: Bruno Coulais / Interpreti: Léa Seydoux, Diane Kruger, Virginie Ledoyen, Xavier Beauvois, Noémie Lvovsky / Produzione: GMT Productions, Les Films du lendemain, Morena Films / Paese: Francia, Spagna / Anno: 2011 / Durata: 100’

LINK
CULTFRAME. Berlinale 2012. 62. Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Il programma
Filmografia di Benoît Jacquot

Berlinale – Il sito

 

 

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Silvia Nugara

Silvia Nugara ha un dottorato di Linguistica Francese e i suoi interessi ruotano attorno alle relazioni tra il linguaggio e la costruzione della realtà sociale, con particolare riferimento agli immaginari e ai discorsi relativi alle soggettività di genere. Attualmente è redattrice di Punto di Svista e Cultframe - Arti visive.

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