Oxbow Archive ⋅ Un libro di Joel Sternfeld

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Nel 1836, il pittore Thomas Cole (nato a Bolton, in Inghilterra nel 1801) realizzò una delle sue opere più significative: View from Mount Holyoke, Northampton, Massachusetts, after the Thunderstorm – The Oxbow. Si tratta di un dipinto ( 51,5×76) che presenta una veduta in cui viene descritta visivamente una grande area naturalistica denominata The Oxbow, situata in una zona attraversata dal fiume Connecticut (USA). E’ una visione dall’alto che ripropone un’estenzione di territorio molto ampia e che viene raffigurata con spirito di tipo romantico. Da questo lavoro, ospitato presso The Metropolitan Museum of Art, ha preso avvio un più recente progetto artistico (che ha avuto un suo inizio nel lontano 1978) del fotografo americano Joel Sternfeld, organizzato all’interno di una mostra (presso Luhring Augustine, New York) e, in quell’occasione, ricollocato nell’ambito di un’iniziativa editoriale di Steidl: Oxbow Archive (2008).

Ci concentriamo a distanza di quattro anni dalla sua pubblicazione su questo volume, poiché rappresenta un documento di notevole valore espressivo che può permetterci di inoltrarci a livello teorico nell’impervio (ancorché apparentemente semplice) argomento paesaggio. Joel Sternfeld è autore che si relaziona con la realtà visibile in modo che, in una fase iniziale dell’analisi, potrà apparire prevedibile e fin troppo legato a un concetto di bellezza del tutto ininfluente per quel che concerne il rapporto tra arte e paesaggio. Le sue immagini sembrano ovvie e caratterizzate da una tensione semplicemente vedutistica che potrebbe far pensare a una forma di pittorialismo ormai passata di moda. Ma così non è.

I luoghi naturalistici raffigurati da Sternfeld possiedono una caratteristica molto precisa: sono raggelanti, misteriosi. Anche un po’ inquietanti. Sono elaborati visivamente come se fossero fattori da collocare in una “composizione di cose”, di oggetti inanimati e non organici. Non si tende però certo all’astrazione, anzi si percepisce quasi un effetto di realismo (sospeso) voluto.

In verità Sternfeld, con questo suo atteggiamento creativo, evidenzia la tragica distanza tra la natura rispetto e la sfera umana. Ciò che vediamo (un tratto di fiume, un albero, un sentiero, una distesa incolta) comunica solo ed esclusivamente una sensazione di distanza e indifferenza, di distacco dai sentimenti umani. Non c’è nelle fotografie di Joel Sternfeld la “banalità del bello”, nessuno spirito romantico, neanche ricerca di tipo formale. Il fruitore sembra trovarsi di fronte a una sorta di registrazione del visibile che, di fatto, riproduce la percezione dello sguardo dell’autore. Questo sguardo è attraversato dall’elemento naturale che poi si ricompone in modo oscuro entro i margini del frame.

Sternfeld non risparmia a chi guarda punti di vista non convenzionali, immagini che evidenziano porzioni di natura che propongono una visione libera del territorio. Sentieri che portano verso il nulla, orizzonti persi nella nebbia, una fitta vegetazione che sembra non lasciare vie di fuga, un albero caduto, un acquitrinio, un alberello rinsecchito che non intende abbandonare il terreno in cui è innestato. Si tratta di constatazioni visuali che si sono autorappresentate nello sguardo/mente dell’autore americano. In tal senso, il suo lavoro non è di stampo descrittivo e neanche di natura totalmente metaforica. Il racconto delle stagioni, che scorrono nello sviluppo del lavoro, non rappresenta il cuore di questa operazione che invece, a nostra avviso, è riconducibile a una presa d’atto interiore da parte di Sternfeld riguardo la vera essenza della natura, la quale, in Oxbow Archive, manifesta la sua diversità rispetto alla concezione che il genere umano si è fatto della natura stessa (credendo di poterla dominare e mortificarla riconducendola all’aridità del concetto di bellezza) ma soprattutto la sua netta separazione dalle azioni umane, spesso violente e insensate nei suoi confronti.

Sternfeld ci restituisce, dunque, una natura che appare semplicemente come fenomeno in grado di produrre significati solo se filtrato attraverso l’esperienza soggettiva. Questa esperienza può riconoscere al mondo (naturale) un potere evocativo che nulla ha a che fare con la metafisica e che molto riguarda, invece, il sentimento individuale interiore vissuto in totale solitudine e divisione dal mondo. E forse, più che l’immaginazione, il sogno.

© CultFrame 02/2012

CREDITI
Titolo: Oxbow Archive / Autore: Joel Sternfeld / Editore: Steidl / Anno: 2008 / ISBN: 978-3-86521-786-8

SUL WEB
Luhring Augustine, New York

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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