Polisse. Un film di Maïwenn

SCRITTO DA
Silvia Nugara

Tra inchiesta televisiva, cinema-verità e feuilleton, Polisse mette in scena un gruppo di agenti della squadra protezione minori della polizia parigina quotidianamente alle prese con casi in cui ad essere vittime del disagio economico e sociale e di violenze di ogni sorta sono i bambini. Si tratta di un film corale il cui maggior pregio è la recitazione energica, molto dialogata e ritmata di un gruppo di attori e attrici affiatati che, quando la pellicola si è aggiudicata il Premio della Giuria al festival di Cannes 2011, si sono presentati tutti insieme sulla Croisette.

Per raccontare una realtà sociale molto dura, Polisse adotta un andamento serrato da serie tv in cui si alternano ad arte momenti di tensione, parentesi di distensione e scene forti, tra cui alcuni dialoghi che, pare, siano stati tratti da autentici verbali di polizia. Il film è costruito attraverso una successione di casi e il continuo intrecciarsi delle vite professionali e private dei poliziotti. Oltre al ritmo, a dare un tono pop a Polisse si aggiunge l’uso della colonna sonora che almeno in due sequenze assume la funzione di sdrammatizzare e di stemperare la tensione accumulata quasi più dal cast che dallo spettatore.
L’intenzione del film non è quella di documentare ma piuttosto di riflettere sulle emozioni a più livelli dentro e fuori dal film, attribuendo ai protagonisti passioni, sensibilità e difetti che agli occhi dello spettatore ne fanno più degli individui qualsiasi che dei particolari professionisti della giustizia. Il film si interpella inoltre su quanto possano rimanere separati vita professionale e vita privata quando la prima si trova costantemente a contatto con le vicende umane più nauseabonde e inaccettabili. E infatti, progressivamente vediamo gli equilibri psichici andare in frantumi, le relazioni di amicizia o di coppia naufragare per la troppa rabbia accumulata, i nervi spezzarsi per l’eccessiva tensione con il risultato che Polisse riesce effettivamente a mostrare l’esasperazione e una certa prostrazione del vivere contemporaneo.

Purtroppo, la nota più dolente del film è Maïwenn stessa che, come Valérie Donzelli ne La guerre est déclarée, dimostra l’imperituro narcisismo dell’attrice che passando dietro la macchina da presa non rinuncia a mettersi in scena. Infatti, la regista compare come osservatrice partecipante nelle vesti di una fotografa d’arte che, impegnata a realizzare un servizio sulla squadra di polizia, finisce per innamorarsi di un agente. Questa sottotrama maldestra risulta estranea all’insieme del film, anzi straniera, proprio come il personaggio recitato in un cameo da Riccardo Scamarcio.
Stranianti sono poi i titoli di testa e di coda che sembrano voler rendere omaggio a un autore di riferimento come François Truffaut, il cui modo di accostarsi all’infanzia e in particolare all’infanzia bistratta rimane oggi di una delicatezza e una forza insuperate.

© CultFrame 02/2012

 

TRAMA
Una decina di poliziotte e poliziotti della squadra protezione minori della polizia di Parigi si trovano quotidianamente a gestire casi di infanzia violata a causa di povertà, maltrattamenti, sfruttamento o pedofilia. Un giorno arriva in centrale una fotografa che per realizzare un reportage inizia ad accompagnare la squadra durante le sue operazioni diventando testimone e protagonista delle vite professionali e private degli agenti. 


CREDITI

Titolo: Polisse / Regia: Maïwenn / Sceneggiatura: Maïwenn, Emmanuelle Bercot / Fotografia: Pierre Aïm / Montaggio: Laure Gardette / Scenografia: Nicolas de Boiscuillé / Musiche: Stephen Warbeck / Interpreti: Karin Viard, Marina Fois, Joey Starr, Maiwenn, Karole Rocher, Nicolas Duvauchelle, Sandrine Kiberlain, Riccardo Scamarcio / Produzione: Alain Attal / Distribuzione: Lucky Red / Paese: Francia / Anno: 2011 / Durata: 127 minuti

LINK
Sito ufficiale del film Polisse di Maïwenn
Sito italiano del film Polisse di Maïwenn
Filmografia di Maïwenn
Lucky Red

 

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Silvia Nugara

Silvia Nugara ha un dottorato di Linguistica Francese e i suoi interessi ruotano attorno alle relazioni tra il linguaggio e la costruzione della realtà sociale, con particolare riferimento agli immaginari e ai discorsi relativi alle soggettività di genere. Attualmente è redattrice di Punto di Svista e Cultframe - Arti visive.

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