L’“Orchidea d’acciaio” è una delle tante definizioni attribuite a Aung San Suu Kyi, l’attivista birmana che ha combattuto, e continua a farlo, contro la sanguinaria dittatura dal suo paese. Delicata come un fiore ma resistente alle intemperie di una esistenza di sacrifici e di condanne, Suu è, soprattutto, una donna fatta di cuore, di sangue e di carne. Costretta ad una vita di isolamento per 18 anni, non si è mai arresa, né di fronte alle minacce di un governo che ha tentato in ogni modo di sopprimere la sua voce, né di fronte alle tragedie personali che l’hanno privata delle visite dell’amato marito inglese e dei suoi due figli.
Luc Besson, in The Lady, sceglie di raccontare la parabola esistenziale di una donna destinata a diventare un’eroina, cogliendola nei momenti salienti del suo percorso privato e politico: dalla morte del padre, ucciso dai suoi avversari, nel 1947, quando lei aveva appena 2 anni, passando per la sua lotta pacifista, gli arresti domiciliari, la lontananza forzata dalla sua famiglia e la liberazione, avvenuta nel novembre del 2010. Una donna che ha lottato per la democrazia e non ha esitato, seppur nel dolore, a rinunciare al suo ruolo familiare, amando (riamata) un popolo e un paese martoriato dalla crudele ottusità del regime dittatoriale.
Celebrando lo spirito indomito di Aung San Suu Kyi, Besson scivola, però, sul terreno sdrucciolevole del celebrativo. Nelle immagini, sovente ridondanti, si avvertono gli echi di una commozione che tende ad essere più di maniera che realmente ed efficacemente coinvolgente. Nel raccontare una vicenda così intensa ed importante, il regista francese si lascia tentare dalla retorica e disegna, con ampollosa mano, i contorni di un personaggio che, fuori da ogni cliché declamatorio, è invece un simbolo fondamentale della dissidenza, una voce forte e trascinante di un reale messaggio di pace per la quale ebbe il Premio Nobel nel 1991.
Michelle Yeoh (che per questa sua interpretazione è stata bandita dalla Birmania) infonde al suo ruolo la leggerezza della grazia e, nel contempo, un’incrollabile forza per fare di Suu un’eroina di straordinaria umanità, mentre David Thewlis, nei panni del marito, fa di Michael Aris un uomo di profonda sensibilità, fedele alla sua donna e ad una causa che comprende essere ancor più grande dell’amore di una coppia.
Peccato, quindi, che l’enfasi di Besson tradisca lo spirito più puro del film, quello della lotta dei singoli contro ogni inaccettabile forma di sopruso e di sopraffazione, facendo di The Lady un biopic di maniera, sacrificando il pathos alla magniloquenza.
La straordinaria impresa dell’“Orchidea d’acciaio” meritava, nella narrazione, maggior asciuttezza e minor artificio poiché l’efficacia della verità non necessita di orpelli.
© CultFrame 10/2011 – 03/2012
TRAMA
La storia, intensa e drammatica, di Aung San Suu Kyi, l’attivista birmana Premio Nobel per la pace nel 2011, da decenni attiva contro la dittatura del suo paese e la difesa dei diritti umani. Un’esistenza di sacrifici e di prove durissime dedicata alla pace e al senso profondo di libertà, valori per i quali Suu ha rinunciato ad una parte importante della sua vita personale.
CREDITI
Titolo originale: The Lady / Regia: Luc Besson / Sceneggiatura: Rebecca Frayn / Montaggio: Julien Rey / Fotografia: Thierry Arbogast / Interpreti: Michelle Yeoh, David Thewlis, Jonathan Raggett, Jonathan Woodhouse, Susan Wooldridge, Benedict Wong / Prodotto da Luc Besson / Distribuzione: Good Films / Paese: Francia, Gran Bretagna, 2011 / Durata: 127 minuti
LINK
Filmografia di Luc Besson
Festival Internazionale del Film di Roma
Good Films