Marigold Hotel. Un film di John Madden

SCRITTO DA
Giovanni Romani

In un momento in cui la giovinezza sembra presentare più problemi che opportunità, in cui “avere tutta la vita davanti” suona più come una minaccia che come una promessa di futuri trionfi, la commedia cambia protagonisti: largo agli anziani, cinici e disillusi, forse, ma ancora pieni di vita e con meno patemi in vista di un futuro biologicamente limitato.

John Madden, regista eclettico e superficiale, mette in scena una sorta di Cocoon in versione “vindaloo” puntando tutto sull’incontro/scontro tra anziani very british e la prorompente vitalità indiana, un paese giovane e variopinto contrapposto ad un’Inghilterra grigia e senile. Lo spunto è gustoso e molto attuale, la fuga, la ricerca dell’ultimo scampolo di felicità, una rinascita fugace ma irrinunciabile, per trovare l’ultimo marito ricco, l’ultima speranza di guarigione, l’ultima opportunità di lavoro, l’ultima illusione di pace familiare, il primo, indimenticato amore. E Marigold Hotel è in effetti godibilissimo, leggero e colorato, banale e rassicurante nella sua rappresentazione di un’India che da cliché assoluto, traffico, mucche, odori, colori, trascolora nel fantasioso/favolistico con il call center “umano e progressista”, il funerale tradizionale con pira in riva al Gange per l’antico amore gay, e l’ostilità materna che in pochi istanti si tramuta in affettuosa comprensione.

Madden non ci fa mancare niente, a parte una regìa meno anonima e descrittiva e più “narrativa”. Invece il regista si adagia sulla struttura del romanzo di Deborah Moggach, satura per bene la calda fotografia di Ben Davis, e si compiace dei suoi straordinari interpreti: la grinzosa razzista Maggie Smith, la dolce malinconia di Judi Davis, le microespressioni del grandissimo Bill Nighy, la dolorosa speranza di Tom Wilkinson, la pavida ottusità di Penelope Wilton, fino a rendere sopportabile la fastidiosa logorrea di Dev Patel, inutilmente sopra le righe. Un neocolonialismo senile che se riesce comunque a divertire con alcune battute e situazioni ed anche a commuovere grazie alla grandezza delle intepretazioni, lascia un retrogusto di pigra faciloneria e di banale astuzia del regista che, per riuscire ad ammannirci tutte le proprie “cartoline indiane”, dilata la durata oltre le due ore, 45 min. in più del dovuto.

© CultFrame 04/2012

 

TRAMA
Attratti dalla pubblicità dell’Hotel Marigold, un gruppo di pensionati britannici decide di ritirarsi nella esotica e decisamente più economica India. Giunti sul posto, si renderanno conto che il nuovo ambiente è meno lussuoso di quanto avessero immaginato, ma la nuova esperienza gli farà scoprire che la vita e l’amore possono iniziare di nuovo quando si lascia andare il passato.


CREDITI

Titolo: Marigold Hotel / Titolo originale: The Best Exotic Marigold Hotel / Regìa: John Madden / Sceneggiatura: Ol Parker dal romanzo “These Foolish Things” di Deborah Moggach / Fotografia: Ben Davis  / Montaggio: Chris Gill / Scenografia: Alan MacDonald / Musica: Thomas Newman / Interpreti principali: Maggie Smith, Bill Nighy, Judi Dench, Tom Wilkinson, Dev Patel, Penelope Wilton, Celia Imrie, Ronald Pickup / Produzione: Blueprint Pictures / Distribuzione: 20th Century Fox Italia / Paese: G.B., 2011 / Durata: 124’

LINK
CULTFRAME. Il debito. Un film di John Madden di Giovanni Romani
Sito ufficiale del film The Best Exotic Marigold Hotel (Marigold Hotel) di John Madden
Filmografia di John Madden
20th Century Fox Italia

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Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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