Dark Shadows ⋅ Un film di Tim Burton

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

Era l’estate del 1966 quando, alla tv americana, irruppero – per la prima volta in orario diurno –le “ombre oscure” della serie creata da Dan Curtis. Dark Shadows, con le sue avventure di fantasmi e di vampiri, divenne in breve tempo uno show di grande successo e un appuntamento imperdibile per il pubblico statunitense. Affascinato, davanti al televisore, c’era anche un ragazzino di poco più di 8 anni, già avvezzo all’incanto delle tenebre: si chiamava Tim Burton. L’idea, probabilmente, non gli venne allora ma il visionario regista californiano già da tempo aveva in progetto di portare sul grande schermo i personaggi della serie preferita della sua infanzia. E, ovviamente, a modo suo.

Alla fosca atmosfera della soap di Curtis, Burton sostituisce la tetra ironia che lo contraddistingue e nella quale, shakerando i tradizionali elementi della commedia, mescola tenebre e luce, oscurità e psichedelia, mistero e umorismo. Il tutto confezionato in una sontuosa quanto variopinta cornice che ne fa un film in perfetto camp styleDark Shadows, infatti, non è che un godibile divertissement d’autore in cui Burton fa confluire gli elementi più riconoscibili del suo cinema, omaggiandoli platealmente. E’ il ragazzino di Burbank che apre la sua stanza dei giochi e ci invita ad entrare e, insieme a Depp, inseparabile amico/attore/personaggio/feticcio, ci dischiude un mondo in cui l’amore puro è tentato dalla passione carnale, la malvagità perseguita l’innocenza e il mondo dei morti torna a tormentare quello dei vivi. Spalancando il baule dei suoi personali memorabilia, Burton (ri)mette in campo il castello di Edward, gli sberleffi di Beetlejuice, l’eterea silhouette di Emily la sposa-cadavere,  le sagome inquietanti degli alberi di Sleepy Hollow, i coloratissimi look di Mars Attacks! insieme a tutto ciò che conserva il suo personalissimo e cinefilo imprintig.

Le lunghe mani-artigli di Barnabas Collins toccano il, per lui, mutato universo del 1972 alla maniera antica di un bislacco signore del Settecento che, nei modi e nell’eloquio, funge da elemento straniante in quell’ “era” (come lui stesso ama definirla) in cui, tanto le persone quanto gli oggetti, sembrano obbedire a delle leggi che appaiono ai suoi occhi strabilianti. Barnabas, vampiro suo malgrado, è un altro dei personaggio che si aggiunge alla pinacoteca dei freaks burtoniani e, pur lontano dalla poesia di Edward mani di forbice o dal feroce struggimento di Sweeney Todd, offre a Johnny Depp (che qui figura anche tra i produttori) l’occasione per (tra)vestirsi ancora una volta da funereo outsider al quale non nega, però,una sfumatura irriverente e autoironica. Al cereo Collins, Burton contrappone una straordinaria gamma di femminilità, conturbanti e disturbanti, come la bellissima cugina Elizabeth/Pfeiffer, la Dottoressa Hoffman/Bomham Carter, regina “rossa” dell’alcool, l’adolescente inquieta Carolym/Moretz e la splendida e malvagia Angelique/Green, il personaggio più sorprendente del film al quale l’attrice parigina infonde una sensualità letale coniugando un innegabile fascino con l’ironia, riuscendo nell’impresa non facile di farne una giocosa femme fatale.

In una briosa mescolanza di amour (fou) cinéphile e autoreferenzialità, Burton attinge, così, da Murnau e da se stesso, dalla cultura pop e dai film della gloriosa Hammer regalandoci due cameos d’eccezione con Christoper Lee e Alice Coopeer. La magia del suo cinema è, stavolta, il cinema stesso che si converte in un esercizio stilistico di pregevole fattura ma dove, alla poesia e alla suggestione delle sue opere migliori, ha scelto di sostituire la ricercatezza della messa in scena e la fantasmagoria dell’effetto speciale. Dark Shadows è, sì, un magnifico “gioco” ma dall’anima fragile e ciò che resta è un bellissimo corpo (inteso come oggetto filmico) che avremmo voluto amare di più se, il luogo degli occhi, avesse voluto colpire anche al cuore.

© CultFrame 05/2012

TRAMA
Nel 1750 Joshua e Naomi Collins, insieme al loro piccolo Barnabas, lasciano l’Inghilterra in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Stabilitisi nel Maine riescono a costruirsi un vero e proprio impero nel settore ittico e Barnabas, ormai cresciuto, è un giovane brillante al quale la vita sembra offrire ogni possibilità. Affascinante e seducente il giovane commette l’errore fatale di iniziare una relazione con la bella Angelique, domestica di casa, che perde la testa per lui. La ragazza è una vera e propria strega che, dopo aver visto Collins innamorarsi davvero di Josette, gli scaglia contro una terribile maledizione trasformandolo in vampiro e seppellendolo vivo. Circa duecento anni dopo, durante dei lavori di scavo, la tomba di Barnabas viene casualmente portata alla luce e il povero vampiro si trova catapultato nel 1972. Nonostante le difficoltà di adattamento in un mondo che gli appare del tutto estraneo, Collins è deciso a riportare il nome della sua famiglia all’antico splendore, senza rinunciare all’amore di Josette, fatalmente ritrovata due secoli più tardi.

CREDITS
Titolo: Dark Shadows / Titolo originale: Id. / Regia: Tim Burton / Sceneggiatura: Seth Grahame Smith, tratto dalla serie tv Dark Shadows di Dan Curtis / Fotografia: Bruno Belbonnel / Montaggio: Chris Lebenzon / Scenografia: Rick Heinrichs / Costumi: Colleen Atwood / Musica: Danny Elfman / Interpreti: Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Eva Green, Helena Bonham Carter, Jonny Lee Miller, Chloë Grace Moretz, Bella Heathcote, Jackie Earle Haley  Produzione: Infinitum Nihil, GK Films, Zanuck Company / Distribuzione: Warner Bros. / Paese: Usa, 2012 / Durata: 113’

SUL WEB
Sito ufficiale del film Dark Shadows di Tim Burton
Sito italiano del film Dark Shadows di Tim Burton
Filmografia di Tim Burton
Warner Bros.

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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