Ispirandosi liberamente al romanzo Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère (tradotto da Einaudi), il nuovo film di Philippe Lioret (Welcome) apre uno squarcio su una dinamica finanziaria molto attuale e con un tragico corollario umano. Per restare sul mercato, alcune agenzie di credito promettono di esaudire tutti i nostri desideri con finanziamenti a tassi che si rivelano altissimi. Così c’è chi si ritrova con debiti lievitati che non sa più come ripagare, con una causa per insolvenza a un passo di distanza dalla povertà e dall’emarginazione sociale. Ma nel film questa realtà viene presto lasciata sfumare verso lo sfondo mentre in primo piano emerge un’altra tragedia, quella della malattia della protagonista, giovane giudice impegnata proprio nella difesa dei consumatori.
Di fronte a questo melodramma lento, che forza i tempi della giustizia per farli aderire al decorso di un tumore aggressivo, che affida ai comprimari ruoli pallidissimi di uomini e donne senza qualità, che non teme concessioni al melenso o all’irritante (la strategica spruzzata di Guerlain tra i seni…), qualcosa spinge comunque all’indulgenza.
La protagonista interpretata da Marie Gillain non è certo amabile, benché si provi estrema pena per questa figura di giovane donna granitica che paga un prezzo estremamente alto alla vita per il riscatto sociale che è riuscita a conquistarsi. Il suo personaggio è forse autentico ma eccede nell’assumersi sulle spalle tutto il peso del mondo, esagera nel proteggere ed infantilizzare chi la ama con bugie e omissioni, mettendo a punto i preparativi per la vita che sarà dopo di lei, cercando di andarsene senza fare rumore per non interferire nel corso regolare e fragilissimo della vita che lei stessa ha progettato.
Ciò che salva il film non sono tanto i personaggi, pur con le loro tenerezze ben calibrate da regia e sceneggiatura, bensì gli attori, innanzitutto Marie Gillain, capace di un notevole equilibrio recitativo e poi Vincent Lindon, a cui Lioret si è affezionato forse per quella fisicità paterna avvolta nell’irrinunciabile giaccone di pelle che rende la sua immagine così reale, così famigliare.
© CultFrame 05/2012
TRAMA
Claire e Céline si conoscono per via della scuola materna delle figlie. Un giorno le due donne si trovano faccia a faccia in un tribunale, Claire è il giudice e Céline l’imputata in un processo per insolvenza, senza mezzi, sola, disperata. Tra le due donne nasce un’amicizia fatta di solidarietà che spinge Claire a voler salvare Céline anche con l’aiuto di Stéphane un magistrato più esperto. Ma la tragedia personale di Claire è in agguato…
CREDITI
Titolo: Tutti i nostri desideri / Titolo originale: Toutes nos envies / Regia: Philippe Lioret / Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol dal romanzo “Vite che non sono la mia” di Emmanuel Carrère / Montaggio: Andréa Sedlackova / Musica: Flemming Nordkrog / Interpreti: Vincent Lindon, Marie Gillain, Amandine Dewasmes, Yannick Renier / Fotografia: Gilles Henry / Produzione: Philippe Lioret, Marielle Duigou / Distribuzione: Parthénos / Francia, 2011/ Durata: 120’
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CULTFRAME. Welcome. Intervista al regista Philippe Lioret. Di Nikola Roumeliotis
Filmografia di Philippe Lioret