Detachment – Il distacco. Un film di Tony Kaye

SCRITTO DA
Giovanni Romani

Il perfetto film da festival: stile moderno e soundtrack all’avanguardia, interprete famoso, ma non star, argomento attuale e dibattuto, cast strepitoso nei ruoli secondari, deprimente e lentissimo. Detachment, opera seconda del regista di American History X, pare studiato a tavolino secondo le feroci regole della pellicola “indie”, ma non troppo, ed il regista Tony Kaye utilizza l’urgenza sociale del tema per spiattellare tutti i vezzi à la page dell’autore contemporaneo, dall’utilizzo invasivo di ottiche grandangolari, alla luce naturale, alle animazioni low-cost, fino all’imprescindibile camera sballonzolante.

Pretenziosissimo ed artificioso, Detachment non ci risparmia nulla, e riempie l’atarassia esistenziale del protagonista con l’adolescente bella dentro e brutta fuori (sconfitta in partenza perché è il fuori che conta), con la prostituta bambina cinica ed indifesa, il nonno (forse) incestuoso ed incontinente e la mamma morta suicida, ma sempre presente in flashback debitamente sgranati. Francamente troppo per 100 minuti che paiono 1000, zeppi come sono di tragedie e rimpianti, angosce e rimorsi. Ma a ben guardare il film di Kaye è fatto della stessa materia narrativa delle decine di altre pellicole di argomento scolastico, delle quali utilizza i medesimi pipponi tritie ritriti, la cicciona rifiutata, la crudeltà dei ragazzini, il rispetto guadagnato, i colleghi frustrati, un’onda melodrammatica che si infrange contro l’impotenza emotiva del protagonista il cui volto cubista è garanzia di straniamento ed interiore sofferenza.

Nulla di nuovo, dunque, ma girato molto bene, ottimamente fotografato ed ancor meglio musicato dagli ottimi Newton Brothers, sostenuto da partecipazioni lussuose e un po’ insensate, da James Caan a Lucy Liu e William Petersen, che fanno tanto “community”. L’accumularsi delle sfighe però tradisce un disegno, un’ostinata ricerca dell’effetto “autore indipendente e deprimente”, come se l’incremento di dolore accrescesse il valore del film, fino all’ambiziosissimo finale con lettura nientepopodimeno che dell’incipit de La Rovina di Casa Usher: proprio per coloro che fino alla fine non hanno capito che di pellicola intellettuale si tratta. Pure troppo.

© CultFrame 06/2012

 

TRAMA
Henry Barthes, è un insegnante delle scuole superiori introverso e solitario, con un’antica ferita difficile da sanare che lo porta a guardare il mondo intorno a sé con distacco. Chiamato per una supplenza in una degradata scuola pubblica di periferia, Henry entra in contatto con un universo fatto di giovani senza speranze per il futuro, con genitori disinteressati e assenti, seguiti da professori disillusi e demotivati. Il distacco e la mancanza di coinvolgimento emotivo consentono ben presto a Henry di conquistare il rispetto e la partecipazione degli studenti a cui, nel poco tempo di cui dispone, cerca di impartire insegnamenti significativi. Tuttavia, l’incontro con Erica, una prostituta adolescente scappata di casa, e Meredith, studentessa sveglia e sensibile schiacciata dal conflitto con il padre, permetterà al professore di salvarsi dalla sua solitudine azzerando la distanza tra lui e il resto del mondo.

CREDITI
Titolo originale: Detachment / Regìa: Tony Kaye / Sceneggiatura: Carl Lund / Montaggio: Barry Alexander Brown / Scenografia: Jade Healy / Musica: The Newton Brothers / Interpreti principali: Adrien Brody, Sami Gayle, Christina Hendricks, James Caan, Lucy Liu, Tim Blake Nelson, Blythe Danner, Marcia Gay Harden, William Petersen / Produzione: Paper Street Films, Kingsgate Films / Distribuzione: Officine Ubu / Paese: U.S.A., 2011 / Durata: 97’

LINK
Sito ufficiale del film Detachment (il distacco) di Tony Kaye
Sito italiano del film Il distacco di Tony Kaye
Filmografia di Tony Kaye
Officine Ubu

 

 

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Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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