Appena fuori Texas City c’è un luogo desolato e inquietante chiamato Killing Fields. Una palude dalla quale emergono scheletri di alberi sui quali gli avvoltoi trovano posto come fossero guardiani degli inferi. In questa zona deserta, dalla fine degli anni Sessanta fino ai Novanta, sono stati realmente gettati oltre sessanta cadaveri di donne, vittime di omicidio. Casi irrisolti che hanno contribuito ad alimentare la fama funesta del territorio dei Texas Killing Fields.
Ami Canaan Mann (figlia del regista Michael) ha voluto, in questo suo secondo lungometraggio, raccontare la tragedia incomprensibile della morte violenta attraverso lo sguardo e le gesta di un gruppo di detective che del loro lavoro sembrano fare ben più di una professione. Mike, Brian e Pam maneggiano armi e sanno, all’occorrenza, darle di santa ragione perché in un posto come Texas City far rispettare la legge è un lavoro che richiede la mano pesante. Una serie di sparizioni di donne e tentativi di aggressione fanno pensare che in giro ci sia una coppia di maniaci a caccia di vittime e se qualche fortunata riesce a sfuggire, altre finiscono morte nel gorgo melmoso. Le indagini non sono facili poiché, in quella periferia degradata, nessuno è disposto a parlare e Mike e soci devono ricorrere a metodi poco ortodossi e sono disposti a sconfinare, senza permesso, oltre i limiti della loro giurisdizione.
La Mann segue i suoi protagonisti nella caccia agli assassini puntando la macchina da presa sui loro volti segnati dalla tensione, sotto una luce scarna e, a volte, impietosa. La regista si muove nel territorio del polizesco, sì, ma vuole tuttavia “sporcarne” lo sguardo, renderlo più plumbeo, mortifero, disperato. Un tentativo che riesce solo in parte poiché la struttura narrativa, non sempre chiarissima nel concatenarsi degli eventi, frena la forza emotiva del film che, seppur realizzato con un interessante impianto visuale, finisce per rivelarsi non completamente risolto.
Qualche elemento (più) che prevedibile banalizza la sceneggiatura e il finale, che scivola nel consolatorio, fanno di Texas Killing Fields un’opera che non osa sfruttare fino in fondo le proprie potenzialità.
La regista poteva andare oltre, mantenere la tensione delle scene iniziali e far correre sul rasoio la sfida tra le “prede” e i “cacciatori”; sceglie invece di fermarsi sul territorio più rassicurante del convenzionale e chiude con un incrocio di sguardi che qui si fa ovvio, quanto inopportuno, happy end.
© CultFrame 09/2011 – 06/2012
Film presentato alla 68. Biennale Cinema di Venezia
TRAMA
Il detective Mike Souder è un agente della Omicidi in una città texana che, con il suo collega Brian Heigh, appena arrivato da New York, sta indagando su un serial killer che getta i corpi delle vittime nella zona paludosa di Killing Fields. Anche se la scena del crimine si trova fuori dalla loro giurisdizione, Heigh non rinuncia a lavorare al caso e quando viene rapita la piccola Ann, ragazzina che vive ai margini e della quale Brian si è già occupato, i poliziotti, insieme alla loro collega Pam, iniziano una lotta contro il tempo per cercare di salvarla.
CREDITI
Titolo: Le paludi della morte / Titolo originale: Texas Killing Fields / Regia: Ami Canaan Mann / Scenggiatura: Donald F. Ferrarone / Fotografia: Stuart Dryburgh / Montaggio: Cindy Mollo / Scenografia: Aran Reo Mann / Musica: Dickon Hinchliffe / Interpreti: Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Chloe Grace Moretz, Jessica Chastain / Produzione: Michael Mann, Michael Jaffe / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: USA, 2010 / Durata: 109 minuti
SUL WEB
Sito ufficiale del film Texas Killing Fields (Le paludi della morte) di Ami Canaan Mann
Filmografia di Ami Canaan Mann
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
01 Distribution