Les Rencontres d’Arles 2012

SCRITTO DA
Chiara Micol Schiona

Fondati nel 1970 dal fotografo Lucien Clergue, lo scrittore Michel Tournier e lo storico Jean-Maurice Rouquette, i “Rencontres d’Arles”, in programma ogni estate, sono diventati, a detta di tutti, il punto di riferimento internazionale, per i temi fotografici proposti la vetrina artistica che ad essi sussegue.
Arles propone un programma essenzialmente composto da produzioni inedite, volte ad assolvere l’obbiettivo di delineatre le nuove correnti e tendenze fotografiche, attraverso l’uso delle nuove tecnologie e dei nuovi linguaggi mediali, il cui centro sembra essere proprio quello di cercare di descrivere i nuovi approcci delle tecniche artistiche con l’immagine.
Quello che però il festival ambisce a divenire è quello di essere, da una parte, un trampolino per numerosi fotografi e artisti, dall’altra, un fulcro per la trasmissione del patrimonio fotografico mondiale. Quello che ci sembra più evidente, e di cui diamo merito e capacità ai Rencontres è che hanno la capacità di raggruppare, delineare, cioò che ancora è un prodromo o un ibrido all’interno del calderone dell’arte contemporanea. Di questo si deve render merito ai curatori e agli artisti  delle più di settanta mostre, spesso prodotte in collaborazione con musei e istituti francesi e stranieri, diffuse in diversi siti significativi della città.

Arles appare come il luogo in cui  l’arte fotografica contemporanea viene incanalata nei suoi settori, nei suoi richiami e filoni conduttori, in una parola: viene storicizzata. Ecco infatti che per quest’anno il tema principale è dedicato alla scuola fotografica francese, “A french school”: a trent’anni dalla nascita dell’Ecole Nationale Supérieure de la Photographie (ENSP) si vuole mettere nero su bianco quello che la stessa scuola ha costruito, come linguaggio. La selezione dei fotografi dell’ENSP  interpretano il divenire di quella che è l’arte fotografica: scandiscono, singolarmente e seguendo una loro personale visione che va dal reportagismo all’utilizzo di tecniche extramediali, ciò che sta divenendo la fotografia oggi. Le loro visioni, dai mondi paralleli di Grégoire Alexandre alla ripresa del concetto d’avanguardia dell’errore fotografico di Jean-Christophe Béchet, passando per la definizione di luogo come identità di Valérie Jouve e Erwan Morére, appaiono talmente nette, da non poter dire, perché sarebbe riduttivo, che essi appartengano, in maniera indistinta, ad una determinata scuola. I fotografi della nuova generazione della scuola francese costituiscono tra loro entità differenti, che trovano proprio nella loro separazione tematica e operativa una sorta di coesione linguistica. Interessanti sono i lavori di Vincent Fournier, immagini costruite per essere fotografate e che portano in sé quell’intento pittorico ed estetico proprio dell’arte moderna; a seguire le foto, da osseravare con gli occhiali tridimensionali, di Mireille Loup, che sviluppa le sue finzioni in dispositivi visivi e sonori interattivi, e le immagini che da architettoniche becheriane si trasformano in pura fotografia per Sunghee Lee.

Quando parliamo di storicizzazione parliamo anche del lavoro che ad Arles viene dedicato, soprattutto durante le proiezioni notturne e la sezione “Diversités”, a quella che è la storia della fotografia e ai suoi protagonisti. Troviamo allora a Place de la Republique la mostra di Josef Koudelka, “Zingari”, in cui riscopriamoo ciò che affermò nel 1975 Robert Delpire, Dans la fixité même des personnages que Josef interroge et qui l’interrogent, il ya comme une sorte de tension, un frémissement, une sourde rumeur de sang vif soudain contenu. La poesia della visione di Sophie Calle è presente nella  recente serie fotografica creata a Istanbul dove la fotografa narra come i soggetti, estranei e non vedenti, hanno perso la vista e quali siano i ricordi delle loro ultime visioni. Degna di nota è l’opera di Amos Gitai: le sue architetture della memoria incarnano visivamente un movimento di frammenti del diario intimo e personale dell’artista. La “Magnum Première” e le serate delle proiezioni notturne dedicate a Cartier-Bresson ed Elliott Erwitt sono invece un’occasione, per gli appassionati o meno, di conoscere il lavoro dei grandi nomi della fotografia internazonale. Se fin’ora abbiamo parlato di come il festival segni un punto di raccordo con ciò che abbiamo visto e vedremo in fotografia, non possiamo non citare l’opera del vincitore del festival di quest’anno, Jonathan Torgovnik. In “Intended Consequences” egli ha fotografato le donne e i loro figli che sono stati concepiti dagli stupri durante il genocidio del 1994 in Ruanda. L’anno scorso il premio è andato al fotografo Mikhael Subotzky e all’artista inglese Patrick Waterhouse ma quest’anno le opere degli artisti erano raramente esposte o pubblicate.

Capitolo importante del festival dal punto di vista dell’idea e del contenuto, per sottolineare come l’editoria d’arte vada ben oltre la semplice stampa, è la mostra “Contrejour, une affirmation française”. In maniera intelligente si è voluto mettere l’accento su come l’avventura di “Contrjour”, galleria e casa editrice, nata all’inizio degli anni settanta, abbia scosso il panorama editoriale, guidata dall’intento di promuovere una nuova fotografia. L’omaggio è ovviamente al suo fondatore, Claude Nori, fotografo, che per quasi quindici anni in oltre 150 pubblicazioni ha permesso a molti autori, allora sconosciuti, di pubblicare i loro primi libri o monografie, contribuendo a plasmare cos’è l’arte fotografica oggi. Parliamo di autori come Guy le Querrec, Sebastao Salgado, Luigi Ghirri, Robert Doisneau, e tutti coloro che hanno deciso di rendere la fotografia una vera filosofia di vita e un diverso modo di fare arte. Da ricordare anche il giornale “Contrejour”, fanzine underground, che ha ricevuto nelle sue pagine gli scritti di critici e storici come Arnaud Claass, Annie Walther, Jacques Marchois, Carole Naggar, André Laude e Jean-Claude Gautrand.

Se il festival di Arles è la fucina ogni anno del futuro dell’immagine e dell’immaginario fotografico che si volge con occhio critico al passato, che non rincorre spasmodicamente un futuro ancora non delineato, si può ben dire, che è il giusto luogo dove il tempo (fotografico) non invecchia mai troppo in fretta.

© CultFrame 08/2012

 

IMMAGINI
1 © Sam Falls. Bartlett Pears and Melon, 2011. Courtesy of American Contemporary and International Art Objects.
2 © Hasan and Husain Essop. Last Supper in Havana, Cuba, 2009.
3 © Vincent Fournier. Baf Room 65, Building 25E, Ergol Suit #01,Guiana Space Center, Kourou, 2007.
4 © Elliott Erwitt. Felix, Gladys et Rover, New York, Stati Uniti, 1974.Courtesy Magnum Photos.

INFORMAZIONI
Les Rencontres Arles
Les Ateliers / Arles, Francia
Dal 2 luglio al 23 Settembre 2012
Orario: Tutti i giorni: 10.00 – 22.00

LINK
Les Rencontres d’Arles – Il sito (per ulteriori informazioni e dettagli)

 

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