O Gebo e a Sombra. Un film di Manoel de Oliveira. 69a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Fuori concorso

SCRITTO DA
Claudio Panella

Le riflessioni sul potere del denaro di dare infelicità agli uomini, e conseguentemente sul senso della vita, stanno comparendo trasversalmente in molti film visti recentemente, dal notevole Pietà di Kim Ki-duk, all’americano At Any price, a numerose pellicole italiane quali Acciaio e Gli equilibristi che, più e meno poeticamente, raccontano gli ultimi anni di crisi economica.

A quasi 104 anni, il maestro portoghese Manoel De Oliveira torna anch’egli su questi temi di evidente attualità portando sullo schermo l’omonima pièce di Raul Brandão, datata 1923 e ambientata verso la fine del XIX secolo ma definita dallo stesso regista un testo “contemporaneo e universale”.
Tra i temi centrali del film, da un lato, il complesso e tormentato rapporto tra genitori e figli (tra un padre che cerca di riparare alle malefatte del figlio e una madre che non riesce ad accettarle), dall’altro, il confronto tra chi ha scelto una vita dettata dal dovere e dall’onestà e chi non si rassegna alla povertà in una fase storica in cui né la modernità né la ribellione sembrano però foriere di progresso.
Nelle conversioni dei sei personaggi principali si parla infatti tanto del degrado dell’arte, che pure sempre consola, e della precaria condizione degli artisti quanto del deterioramento degli oggetti moderni, per esempio quando un ombrello quasi nuovo si lacera. Parole e prese di posizioni che nella loro esemplarità non risparmieranno agli spettatori più attenti qualche dubbio sull’agire di Gebo.

La messa in scena di De Oliveira rispetta fedelmente la matrice teatrale dell’opera di Brandão. L’azione si svolge infatti interamente, eccezion fatta per la prima sequenza, nella stanza principale della povera casa dove vivono i protagonisti ed è articolata in una serie di dialoghi tra i personaggi filmati in un susseguirsi di quadri realizzati per lo più con camera fissa.
Ad animare il tutto è la luce elaborata pittoricamente da Renato Berta, che riesce a rendere mirabilmente il trascorrere del tempo (un crepuscolo dopo l’altro) e la luminosità di candele e lampade a olio, pur lavorando su tonalità monocordi e su di una scenografia estremamente scarna.

Per questo suo nuovo film De Oliveira ha riunito un gruppo composito di attori simbolo del cinema europeo, con la coppia di anziani protagonisti interpretati da Michael Lonsdale e Claudia Cardinale, accanto agli immancabili Leonor Silveira, Ricardo Trêpa, Luís Miguel Cintra e a una sorprendente Jeanne Moreau.

© CultFrame 09/2012

 

TRAMA
Gebo è un ormai anziano contabile, che lavora ancora per mantenere la moglie e la nuora con cui vive, mentre l’unico figlio ha da anni abbandonato la famiglia, preferendo una vita da criminale alla povertà e all’onesta predicate da Gebo.

 


CREDITI

Titolo: O gebo e a sombra (The Gebo and the Shadow / Regia: Manoel de Oliveira / Sceneggiatura: Manoel de Oliveira dal romanzo O gebo e a sombra di Raul Brandão / Fotografia: Renato Berta / Montaggio: Valérie Loiseleux / Scenografia: Christian Marti / Interpreti: Michael Lonsdale, Claudia Cardinale, Jeanne Moreau, Leonor Silveira, Ricardo Trépa, Luis Miguel Cintra / Produzione: O Som e a Furia / Paese: Portogalle, Francia, 2012 / Durata: 95′

LINK
CULTFRAME. Maestri del cinema. Manoel de Oliveira di Mariella Cruciani
Filmografia di Manoel de Oliveira
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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Claudio Panella

Claudio Panella, Dottore di ricerca in Letterature e Culture Comparate, si interessa in modo particolare alle interazioni tra la letteratura e le arti, alle trasfigurazioni letterarie del paesaggio e della città, alle rappresentazioni del lavoro industriale e post-industriale nella letteratura italiana ed europea. Attualmente è redattore di Punto di Svista - Arti Visive in Italia e CultFrame - Arti Visive.

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