Passion. Un film di Brian De Palma. 69a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

“…La ferita dell’anima inizia a farsi sentire, come un livido che solo lentamente fa affiorare un dolore intenso… E quando si pensa di essere guariti […] è allora che ci si imbatte nelle conseguenze più terribili”. D.H. Lawrence descrive così, ne “L’amante di Lady Chatterly” la passione che sconvolge e devasta, la stessa che investe Christine e Isabelle, portando il loro rapporto alle estreme conseguenze, come avviene qui dove, tra attrazione e repulsione, sensualità e sotterfugio, erotismo e complicità De Palma shakera in Passion gli ingredienti più riconoscibili del suo cinema e non solo. Saccheggia, infatti, a piene mani se stesso e sfida lo spettatore ad un gioco delle citazioni che stuzzica il palato fino del cinephile ma lascia un po’ perplessi nell’esplicito dispiegarsi di un raffinato intrattenimento che, seppur di elegante fattura, resta fine a se stesso.

Colto sì ma anche autoreferenziale, il film di De Palma si ispira al film di Alain Corneau, Crime d’amour, rielaborando, tuttavia, l’intera vicenda con lo stile che gli è proprio, rendendo più palese il meccanismo della seduzione che si fa strategia incantatoria in cui la vittima predestinata (o quel che sembra esserlo) finisce impigliata nella tela di appassionata carnalità che le si tesse intorno.

De Palma padroneggia abilmente l’ingranaggio del doppio muovendosi, come seguendo un teorema di specchi riflettenti, tra visi gemelli e straordinarie somiglianze. Ci presenta, all’inizio, i personaggi e rende manifesti i loro legami, sottolineandone l’ambiguità delle azioni e dei gesti. Tutto ciò, però, non è che un’ introduzione, l’aprirsi del sipario su una storia che, in ogni dettaglio, racchiude in sé la tensione di un dramma imminente ma, al tempo stesso, di un inquietante mistero. Ogni personaggio nasconde e svela, cela e rivela volti multiformi sovente celati da una maschera, rendendo sempre più chiaro, inquadratura dopo inquadratura, il gioco del rimando e dell’omaggio. Il triangolo femminile, costruito sull’attrazione e sull’inganno, si declina nella precisione, quasi scientifica, delle scelte cromatiche (il rosso, il nero, il biondo) e funge non soltanto da architettura narrativa ma anche emotiva in cui l’amore e il suo contrario, la verità e la menzogna cambiano in continuazione di segno, in una complessa, quanto studiata, coreografia come quella del balletto (Il pomeriggio di un fauno) al quale assiste Isabelle nel momento in cui si consuma la tragica fine di Christine. Attraverso l’uso dello split screen e sulle note di Debussy, De Palma raggiunge così l’apice del tragico e l’acme dell’(auto)celebrativo: mette in campo le “femmes fatales”, si muove tra “doppie personalità”, sferra fendenti mortali alle vittime e “veste per uccidere” le sue protagoniste. Il tutto percorrendo spirali di scale e illuminado chiome bionde di donne dure a morire di hitchockiana memoria.

Si potrebbe quindi dire “chi più ne sa, più ne metta” e De Palma, seppur attraverso un raffinatissimo apparato registico, non fa che giocare con il cinema e con lo sguardo che su di esso si posa, supportato da tre attrici perfettamente in parte (l’algida Rachel McAdams, l’androgina e sexy Noomi Rapace e l’appasionata Karoline Herfurth) che danno un seducente tocco di eros noir a ciò che, tuttavia, altro non è che un puro divertissement d’autore.

© CultFrame 09/2012

TRAMA
Christine occupa un posto di prestigio in un’importante agenzia pubblicitaria, è bella e potente. Isabelle, personalità più schiva ma ugualmente affascinante, nutre per lei una vera ammirazione ed è facilmente manovrabile. Fanno parte dello stesso team di lavoro ma Christine non si fa scrupoli a sfruttare il talento della sua sottoposto. Spietata e manipolatrice conduce, passo dopo passo, Isabelle in un gioco di seduzione e manipolazione nella quale finisce anche Dani, la sua giovane assistente. Questa torbida ragnatela di inganno culmina con l’omicidio di Christine che porta alla luce ulteriori ambiguità in cui niente e nessuno è come sembra.

CREDITI
Titolo: Passion / Regia: Brian De Palma / Sceneggiatura: Brian De Palma / Fotografia: José Luis Alcaine / Montaggio: François Gédigier / Scenografia: Cornelia Ott / Musica: Pino Donaggio / Interpreti: Rachel McAdams, Noomi Rapace, Karoline Herfurth, Paul Anderson / Produzione: SBS Productions / Paese: Francia, Germania, 2012 / Durata: 100′

SUL WEB
CULTFRAME. La fotografia e l’indecifrabilità dell’esistenza. Femme fatale di Brian De Palma di Maurizio G. De Bonis
Filmografia di Brian De Palma
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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