Tutti i santi giorni. Un film di Paolo Virzì

SCRITTO DA
Claudio Panella

Paolo VirzìAlla sua decima regia, Virzì mette in scena quella che potremmo definire “l’avventura di due (non) sposi”, evocando il racconto di Italo Calvino da cui Monicelli trasse l’episodio Renzo e Luciana del film collettivo Boccaccio ’70 (1962). Al centro di queste storie c’è infatti una coppia che lavora ad orari alterni. Nel racconto si trattava di due sposi operai. Nel film di Virzì di due trentenni di oggi che non pensano al matrimonio ma piuttosto a fare un figlio. In entrambi i casi lui rientra all’alba e risveglia lei “con la tazzina del caffè”, un minuto prima che la sveglia suoni: “allora tutto era più naturale, la smorfia per uscire dal sonno prendeva una specie di dolcezza pigra, le braccia che s’alzavano per stirarsi, nude, finivano per cingere il collo di lui. S’abbracciavano”, scriveva Calvino.

Tutti i santi giorni è invece scritto da Virzì con il sodale Francesco Bruni, conterraneo e amico del regista tanto quanto il musicista Simone Lenzi, al cui romanzo autobiografico La generazione (in senso “riproduttivo”) il film si ispira. Se nel libro di Lenzi, come in Calvino, i due sono sposati, i protagonisti della pellicola si accontentano di una relazione che pare loro già miracolosa così com’è, essendo diversi in tutto e non solo per gli orari lavorativi: Antonia è siciliana e musicista dal passato punk, Guido è toscano e laureato in lettere classiche, erudito ma senza ambizioni da “intellettuale”.

Guido è interpretato da Luca Marinelli (rivelato al cinema da La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo), Antonia è la cantante Federica Victoria Caiozzo, in arte Thony, che qui esordisce sul grande schermo dopo essere riuscita a farsi notare diffondendo le sue canzoni attraverso Internet. Ai due, per dichiarazione dello stesso Virzì, è stato affiancato un cast “dal sapore veristico”. Virzì appare dunque consapevole di correre sul pericoloso filo della caricatura (soprattutto con i comprimari romani ma non mancano il ginecologo napoletano e la dottoressa nordica) e non sa però rinunciare a comporre un affresco variegato di caratteri e di parlate regionali, tentando di evitare le macchiette con l’espediente di mettere insieme un cast di non professionisti, che va dalla sua ostetrica di famiglia a uno degli allora giovani militanti pisani raccontati dal film I più grandi di tutti.

Piaccia o non piaccia, l’approccio di Virzì alla commedia è collaudato, anche in questa versione pseudo-fiabesca… Bisogna però rilevare come alcuni risvolti della storia raccontata nel film sono poco sottolineati, eppure evidenti, e lasciano allo spettatore un retrogusto amaro che il miele della relazione amorosa dei protagonisti non può attenuare. Cosa dobbiamo realmente pensare di Antonia e del desiderio di maternità di questa donna che ha fatto di tutto per scappare da una famiglia che le voleva assegnare solo il ruolo di moglie e madre e che alla fine potrebbe ritrovarsi sposata in chiesa con l’abito bianco? E di Guido, che potrebbe facilmente (così ci viene detto) ottenere un posto da insegnante a Princeton, dove già lavora il fratello economista, ma preferisce un lavoro da portiere di notte che lo costringe a una vita asimettrica rispetto a quella della sua amata?

Cos’è che frena i due personaggi e li fa accontentare l’uno dell’altro, ma solo per poche ore al giorno? Non certo la stentata carriera musicale di lei, che cantando in inglese potrebbe accompagnare lui oltreoceano e trovarvi più successi e relazioni sociali. Separatisi dalle rispettive famiglie di genitori, Antonia e Guido si sono rinchiusi in un bozzolo dal quale non sembra esserci via d’uscita, nonostante le varie traversie raccontate dal film. Forse è questo che Virzì vorrebbe dirci, ma se avesse approfondito tale discorso non avrebbe certo potuto firmare una “commedia romantica? su di una storia d’amore “struggente e buffa” (sono sue parole) dai propositi dichiaratamente consolatori.

© CultFrame – Punto di Svista 10/2012

TRAMA
Guido fa il portiere di notte in un grande albergo, un lavoro che gli consente di trascorrere molte ore leggendo testi in latino e greco e dedicandosi alla sua passione per i martiri protocristiani. Antonia è impiegata in un noleggio d’auto, ma continua a scrivere canzoni e a esibirsi in qualche locale. I due vorrebbero poter aver un figlio ma questo loro desiderio non sembra potersi facilmente realizzare.


CREDITI

Titolo: Tutti i santi giorni / Regia: Paolo Virzì / Sceneggiatura: Francesco Bruni, Simone Lenzi, Paolo Virzì, liberamente ispirata al romanzo La generazione di Simone Lenzi / Montaggio: Cecilia Zanuso / Fotografia: Vladan Radovic / Musica: Thony / Scenografia: Alessandra Mura / Interpreti: Luca Marinelli, Thony, Micol Azzurro, Stefania Felicioli / Produzione: Motorino Amaranto, Rai Cinema / Distribuzione: 01 / Italia, 2012 / Durata: 102’

SUL WEB
Sito ufficiale del film Tutti i santi giorni di Paolo Virzì
Filmografia di Paolo Virzì
01 Distribution

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Claudio Panella

Claudio Panella, Dottore di ricerca in Letterature e Culture Comparate, si interessa in modo particolare alle interazioni tra la letteratura e le arti, alle trasfigurazioni letterarie del paesaggio e della città, alle rappresentazioni del lavoro industriale e post-industriale nella letteratura italiana ed europea. Attualmente è redattore di Punto di Svista - Arti Visive in Italia e CultFrame - Arti Visive.

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