Aspettando il mare. Un film di Bakhtyar Khudojnazarov. Festival Internazionale del Film di Roma. VII Edizione 2012. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

La situazione naturalistica di un luogo è strettamente collegata all’equilibrio esistenziale degli individui che la abitano? Lo spazio nel quale è organizzata la vita di una collettività possiede anche delle caratteristiche di tipo filosofico? Queste due domande, secondo il regista tagiko Bakhtyar Khudojnazarov, hanno la medesima risposta: sì.
Aspettando il mare è, in tal senso, una sorta di parabola filosofica sulla stretta relazione tra individuo e ambiente, tra sentimenti umani e luoghi, tra corpo e anima (quest’ultima intesa come ànemos, cioè come flusso della coscienza e dello spirito).

In una sperduta località del Centro-Asia, assistiamo al degrado progressivo di una comunità non più in grado di portare avanti una normale esistenza. Il mare (forse si allude al gigantesco Lago d’Aral ormai ridotto a neanche il 10% della sua superficie originaria) che bagnava una tranquilla cittadina in cui tutti sopravvivevano di pesca si è misteriosamente ritirato lasciando al suo posto un deserto polveroso, carcasse di barche arrugginite e, soprattutto, povertà.
In questo contesto, il lucido delirio di Marat (il quale vuole portare a forza di braccia la sua nave fino al mare, ormai molto lontano) rappresenta un sovrumano sforzo fisico e interiore per rientrare in armonia con il mondo. Le sue parossistiche fatiche hanno il sapore della follia e della disperazione ma anche quello della speranza in una vita possibile.

Bakhtyar Khudojnazarov racconta questa vicenda emblematica con lo stile dei suoi film precedenti più noti: Pari e patta (1994) e Luna Papa (2007). Narrazione fiabesca e convulsa, personaggi in preda a una pazzia fatta di sentimenti incrollabili e passioni violente, misteri e ossessioni. Tale apparato contenutistico e strutturale è collocato all’interno di un impianto registico/visuale incentrato su una dimensione espressiva basata sull’esaltazione dell’incongruenza visiva. La nave arrugginita che attraversa faticosamente il deserto è dunque un’invenzione che trasporta il racconto sul piano dell’elaborazione quasi magrittiana. Così, più che il Kusturica del Tagikistan, Khudojnazarov può essere considerato una sorta di “post-surrealista del Centro-Asia”.
Ma ancor di più, la relazione che l’autore di Luna Papa edifica tra la figura umana e il territorio è molto simile a quella sulla quale è incentrata l’opera della videoartista kazakha Almagul Menlibayeva. Lo stretto rapporto tra la fisicità del corpo e la vacuità dei grandi spazi naturalistici asiatici diventa per Khudojnazarov lo strumento per descrivere l’antico legame dell’essere umano con il territorio che l’ha generato ma anche per evidenziare la perdita della connessione tra individuo e l’universo arcaico dal quale deriva.

Aspettando il mare purtroppo però, pur essendo basato su questi interessanti fattori, pecca di ripetitività e di banalità espressiva. I dialoghi e le situazioni risultano fin troppo prevedibili e scontati e trasportano l’intero film nel buco nero dell’ovvio e del già visto, sotto il piano filmico. La palese “bellezza” delle inquadrature, in tale contesto, finisce così per non avere più alcun valore sia sotto il profilo formale sia sotto quello filosofico.

© CultFrame 11/2012

 

TRAMA
Marat è il capitano di una nave attraccata nel porto di una cittadina poste sulle sponde del mare. Un giorno, nonostante una violenta tempesta, decide di uscire per pescare. Durante questo evento climatico morirà tutto il suo equipaggio. Lui sarà l’unico a salvarsi. Tale accadimento generà nei suoi confronti un sentimento di odio da parte della popolazione. Quando Marat tornerà al suo villaggio dopo molti anni di assenza si renderà conto che il mare si è ritirato lascino al suo posto un polveroso deserto.

CREDITI
Titolo: Aspettando il mare / Titolo originale: Waiting for the Sea / Regia: Bakhtyar Khudojnazarov / Sceneggiatura: Sergej Ashkenazy / Fotografia: Jan Vancaillie, Dusan Joksimovic, Rifkat Ibragimov / Montaggio: Salome Machaidze / Scenografia: NIgmat Djuraev, Agi Dawaachu / Musica: Shuhei Kamimura / Interpreti: Egor Beroev,  Dari Anastasia Mikulchina, Detlev Buck, Dinmukhamet Akhimov / Produzione: Pallas Film, Thanassis Karathanos, Karl Baumgartner VISS,   Entre Chien Et Loup,  Silkroad Productions / Paese: Belgio, Francia, Germania, Kazakistan, Russia, 2012 / Durata: 109’

LINK
Filmografia di Bakhtyar Khudojnazarov
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito

 

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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