Amarsi, lasciarsi, ritrovarsi per poi continuare a fuggire… Jacques Doillon, indaga nel “mistero” della coppia e dei suoi arcani equilibri, attraverso il discorso amoroso di Aya e Louis che, dopo essersi separati, iniziano a vedersi come amanti sebbene entrambi abbiano un’altra relazione. Un enfant de toi non è la storia di un triangolo amoroso – nel più classico cliché di lei, lui e l’altro – ma aggiunge dei lati a questa geometria dei sentimenti, come Victor (il compagno di lei), Gaëlle, (la fidanzata di lui) e, soprattutto, la piccola Lina (figlia di Aya e Louis)che contribuiscono a tenere in piedi il delicato equilibrio di due innamorati anomali che sembrano continuare a sfuggirsi pur non rinunciando ad incontrarsi.
L’amore, per Doillon, è (rare)fatto di parole. Si parla di sesso, si raccontano baci, si invocano abbracci ma i corpi solo raramente si toccano. Travolti dalla verbosità della narrazione, i protagonisti sembrano muoversi non già sopra le righe ma, letteralmente, tra le righe di una storia di sentimenti – repressi o sopiti, dichiarati o espressi – che, per 140 minuti, non fa che avvitarsi su se stessa e riavvolgersi in un infinito parlare.
Aya non vuole vivere “le ore da retrobottega” sprecando il suo tempo in un amore non realmente corrisposto; Louis è l’eterno indeciso, il solito Peter Pan del nostro tempo mentre Victor, già reduce da un matrimonio, sembra non aver timore di affrontare e godere in pieno di una nuova storia d’amore. Tre strade destinate a non incontrarsi mai ma che il regista parigino fa convergere, incastrare e sovrapporsi in un gioco di scontro/incontro in cui ogni sentimento è spiegato, sviscerato e discusso fino allo sfinimento.
Doillon però non è Rohmer (che, evidentemente, omaggia) e il quotidiano, qui, non si sublima in poesia, né l’erotismo sotteso acquista il valore conturbante dell’inespresso. La narrazione, allora, si esaspera fino a soffocare ogni emozione che finisce per smarrirsi in una loquacità ridondante e in uno stile registico che, attingendo da certi riconoscibili costrutti di un certo cinema francese, risulta, alla luce dell’oggi, tristemente datato.
Nello spossante inseguirsi degli adulti, trova spazio la disarmante innocenza di Lina – fresca ventata di autenticità del film – che, nella straordinaria ingenuità dell’infanzia, mette a nudo, frantumandole, tutte le regole e la convenzionalità di una coppia. Un enfant de toi parla all’amore e dell’amore ma come un monologo prolisso che, beandosi del suono di una voce sola, dimentica chi ascolta.
© CultFrame 11/2012
TRAMA
Aya e Louis sono separati da tempo, e hanno una figlia di 7 anni, Lina. Aya ha una relazione con Victor, dal quale vorrebbe un figlio, e Louis è fidanzato con la giovane Gaëlle. Pur essendosi lasciati, Aya e Louis ricominciano a vedersi, sulle prime come amici, sebbene un po’ più intimi e, poi, diventano amanti. Incapaci di definire a se stessi questa forma di amore, i due mettono in discussione, in un costante inseguirsi e fuggirsi, i loro ruoli come coppia e come genitori.
CREDITI
Titolo: Un enfant de toi / Regia: Jacques Doillon / Sceneggiatura: Jacques Doillon / Fotografia: Renato Berta, Laurent Chalet / Montaggio: Frédéric Fichefet / Interpreti: Lou Doillon, Samuel Benchetrit, Malik Zidi, Marilyne Fontaine, Olga Milshtein / Produzione: 4A4 Productions / Paese: Francia, 2012 / Durata: 143’
LINK
Filmografia di Jacques Doillon
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito