Se fare cinema consistesse solo nel partorire idee a profusione probabilmente la storia della settima arte sarebbe lastricata di capolavori. Invece così non è, poiché l’arte filmica è territorio espressivo molto complicato e non basta certo inventarsi soggetti stravaganti per realizzare un prodotto degno di nota.
Questo breve passaggio introduttivo appare ben calibrato per il film di Valérie Donzelli Main dans la main. Si tratta di un’opera che basa tutta la sua presunta forza artistica su una sorta di cortina fumogena gettata abilmente sugli occhi dello spettatore. La ricetta è semplice: idea di partenza bizzarra, tono iniziale da commedia molto divertente, un pizzico di snobismo e, infine, un accenno a uno stile che potremmo definire d’autore.
Ma andiamo con ordine. La trovata che caratterizza la sceneggiatura si dimostra fin dalle prime scene assolutamente inconsistente. Due individui completamente diversi tra loro (un’insegnante di danza classica e un vetraio con la passione per lo skateboard) si baciano e da quel momento una forza misteriosa li tiene uniti in maniera indissolubile. Non esiste medico o psicoterapeuta che possa separarli. Lei cammina in una direzione, lui la segue. Lui si passa la mano tra i capelli, lei deve fare la stessa cosa.
Questo escamotage contenutistico caratterizza una vicenda che vorrebbe avere i toni della commedia surreale ma che si manifesta allo sguardo del fruitore come un esempio palese di superficialità e approssimazione. La trovata appena descritta esaurisce la sua “brillante spinta” in poche sequenze lasciando spazio a una macroscopica prevedibilità che sfocia successivamente nella noia assoluta.
Come se non bastasse, accade che la “commedia pazza” si trasforma prima in storia d’amore, poi in una vicenda dai tratti filosofico-esistenziali (fa la sua comparsa anche la malattia, la solitudine e lo spettro della morte), quindi in film d’autore che allude in maniera plateale a determinate atmosfere (anche un po’ superate) sul modello “nouvelle vague”.
Infine, la ciliegina sulla torta: la storia d’amore impossibile tra la ex ballerina attempata e il ragazzotto di campagna sensibile e stralunato trionfa.
Non avremmo molto altro da dire su questa operazione cinematografica se non che Main dans le main è una pellicola facilmente inquadrabile nella fattispecie che abbiamo delineato all’inizio dell’articolo. È, infatti, un lavoro che nasce da una presunta impostazione anticonvezionale che, però, naufraga nel banale. Ma questo, purtroppo, è il destino di numerosi lungometraggi che ogni stagione affollano festival internazionali e grandi schermi di tutto il pianeta.
© CultFrame 11/2012
TRAMA
Hélène insegna danza classica all’Opera di Parigi. È una signora antipatica e snob che si accompagna a un’amica bizzara e squattrinata. Il Ministro della Cultura è innamorato di lei, ma Hèlène rifiuta sempre le sue avances. Un giorno, in modo imprevedibile, la ex ballerina attempata bacia sulle labbra il giovane squinternato vetraio, Joachim, che dovrebbe sostituire uno degli specchi nella sua sala prove. Da quel momento si verificherà uno strano fenomeno: i due diventeranno assolutamente inseparabili, uniti da una forza misteriosa alla quale non riescono a ribellarsi.
CREDITI
Titolo: Main dans la main / Regia: Valérie Donzelli / Sceneggiatura: Valérie Dozelli, Jeremie Elkaim, Gilles Marchand / Montaggio: Pauline Gaillard / Musica: Peter von Poehl / Scenografia: Galle Usandivaras / Interpreti: Valérie Lemercier, Jerémie Elkaim, Valérie Donzelli/ Produzione: Edouard Weil / Origine: Francia, 2012 / Durata: 90’
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Filmografia di Valérie Donzelli
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito