Rubble and Revelation. Mostra di Cyprien Gaillard

SCRITTO DA
Silvia Bottani

Grazie al consueto impegno della Fondazione Trussardi profuso nella ricerca nell’ambito dell’arte contemporanea, arriva in Italia l’enfant prodige francese Cyprien Gaillard, che debutta con una personale appositamente concepita presso gli spazi del panificio della Caserma XXIV Maggio a Milano e la curatela di Massimiliano Gioni, in carica come direttore della Fondazione e della prossima Biennale d’Arte di Venezia 2013. Come di consueto, la Fondazione sceglie uno spazio cittadino particolarmente significativo per valore artistico o culturale, per aprirlo ai visitatori e donargli una seconda vita attraverso il lavoro di un’artista.
Nato nel 1980 a Parigi, Gaillard si forma a Losanna e poi si stabilisce a Berlino. Tra i vari riconoscimenti, ha ottenuto del Premio Marchel Duchamp del Centre Pompidou di Parigi nel 2010 e il premio per la Giovane Arte della Galleria Nazionale di Berlino nel 2011. Ha esposto in tutto il mondo, e tra le sedi più prestigiose annovera la Kunsthalle di Basilea e quella di Kassel, il Centre George Pompidou di Parigi, il Moma di New York, la Tate Modern di Londra e il Mori Art Museum di Tokyo. Astro emergente dell’arte, in pieno consolidamento, Gaillard realizza una mostra importante che permette allo spettatore di vivere un percorso esaustivo all’interno della poetica dell’artista e aggiunge un nuovo capitolo alla sua già ricca produzione.

Rubble and Revelation – Rivelazioni e Rovine si apre sui locali antistanti ai forni della caserma ottocentesca con una serie di frottages a carboncino intitolati Gates, presentati qui in anteprima, realizzati nel 2012 a San Francisco e Los Angeles, grafiche che riportano la dicitura Made in India dei tombini delle città. Il rapporto tra civiltà differenti e luoghi, la mescolanza culturale e l’ironia schiudono il percorso che si dipana verso la splendida sala indaco dei forni, dove trovano collocazione New Picturesque, una serie di piccoli collages formati da vecchie cartoline di castelli su cui è giustappposto un foglio di carta lacerato, che lascia solo intravedere l’immagine sottostante degli edifici. Un lavoro concettuale forse un po’ didascalico, che anticipa il video The Lakes Arch, dove due ragazzi si tuffano nelle acque di fronte all’edificio austero di Saint–Quentin–en–Yvelines, nella periferia di Parigi. Il gioco dei ragazzi è incorniciato dalla presenza incombente dell’architettura, un gigante maestoso e ormai vuoto, come la carcassa di un cetaceo. Si tratta di un video decisamente rough, girato con una camera a mano, che rimanda più a un certo cinema indie americano alla Larry Clark che alla videoarte attuale. E’ interessante notare come Gaillard accosti opere costruite con mezzi e linguaggi alti a produzioni più immediate, caratterizzate da una sorta di noncuranza. Una disinvoltura che segna il suo stile fatto di immagini quasi rubate e messinscena attenta, rarefazione e improvvisi picchi lirici.

Successivamente sono installate le due teche di Millions into Darkness, nelle quali vengono accostate foto in bianco e nero di eventi storici e cronaca nera a documenti fotografici di meteoriti caduti dallo spazio. Si tratta in questo caso di un lavoro molto significativo, che racchiude alcuni dei temi chiave della poetica di Gaillard: l’accurata scelta delle fotografie, l’attenzione meticolosa nell’installazione e l’oggettiva bellezza degli scatti di cronaca compongono una acuta riflessione sull’equilibrio precario che governa il mondo, sospeso tra ordine e caos, condannato a una condizione di precarietà irrisolvibile. L’artista si sofferma sulle tensioni generate dai conflitti sociali, utilizza documenti già esistenti per raffreddare il racconto e si focalizza su gang urbane o minoranze etniche, eventi di cronaca come disastri naturali o incidenti, per comporre un canto del caos a tratti estremamente toccante. La capacità di evocare una poesia sottile ma struggente e lo sguardo lucido, il manifesto controllo formale nell’articolazione dell’opera fanno di Gaillard un artista anagraficamente ancora giovane ma decisamente maturo, che sembra pienamente meritevole dell’attenzione accordatagli dall’art system internazionale, responsabile sovente di troppo facili entusiasmi, malgrado i giudizi in merito alla sua produzione siano contrastanti.

Ammaliato dall’immagine della rovina, Gaillard si può definire a buon diritto un esteta della caduta. In relazione al suo lavoro è emersa spesso l’aggettivo “romantico”, che trasmette quell’insieme di pathos, drammaticità, ricercatezza e quel pizzico di compiacimento di cui è pregna la sua ricerca formale. In questa prospettiva sembra inscriversi Pruitt-Igoe Falls, una delle sue opere più celebri. Ispirato all’omonimo complesso residenziale costruito negli anni 50 presso St. Louis, negli Stati Uniti e successivamente demolito, diviene simbolo di una certa spregiudicata attitudine alla dimenticanza tipica dell’architettura contemporanea, che cancella volentieri esempi di periodi e stili considerati non più à la page, come edifici brutalisti o razionalisti, per uniformare il gusto corrente al piacere del frammento modernista o all’edificio ottocentesco. Gaillard filma la demolizione di un edificio situato nella periferia di Glasgow e fonde le immagini del crollo del complesso abitativo con quelle notturne delle Cascate del Niagara. Il film è di grande impatto, potente e ammaliante, intriso di quel carattere sublime che non corrisponde solo all’originario senso di turbamento estatico di fronte all’evento naturale, ma si trasforma in un rapimento scatenato dall’atto del crollo, con tutti i valori simbolici a esso collegati.
Il tema del sublime riaffiora anche in Geographical Analogies: tavole composte ciascuna da nove polaroid, scattate in giro per il mondo, che compongono una sorta di atlante della memoria, per richiamare le intuizioni di Aby Warburg. Il filo conduttore dell’accostamento di questi luoghi è il sublime, ma anche lo smarrimento di senso cui sono destinati tutti i monumenti, gli edifici e le architettura, senza possibilità di salvezza.

L’esposizione si chiude con Real Remnants of Five Wars V, film in 35 mm. Ultimo di una serie di cinque, la pellicola documenta l’esplosione di un estintore in un paesaggio nel parco di un castello: l’esplosione e la conseguente nuvola bianca che emerge vengono riprese da un carrello che corre lungo la balaustra del castello, documentando un piccolo atto di anarchia teso a infrangere l’ordine visivo della scena. Questa esplosione, che per un attimo cancella la visione degli alberi, riconduce forse in maniera più azzardata al tema dell’iconoclastia, spesso evocato nell’analisi del lavoro di Gaillard. Un temporaneo annullamento dello sguardo – in questo caso preciso anche carico di un sottile humor – che rimanda alle nubi di polvere generate dalla demolizione degli edifici e che è l’indice di una assenza, di una cancellazione definitiva, marchio a fuoco del mondo post 11 settembre. 

Una nota importante riguarda infine la sonorizzazione della mostra. L’artista ha commissionato ai Salem, gruppo cult statunitense, Prelude (Dragged), brano che funge da colonna sonora alla mostra. Il brano è la rielaborazione del preludio de L’oro del Reno di Richard Wagner, celeberrima prima opera della tetralogia composta da La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei, che compongono L’anello del Nibelungo, che si conclude con il crollo della civiltà. Gaillard sembra voler sottolineare le affinità tra il tema dell’affresco wagneriano e il clima in cui fu concepito, un’Europa in preda a tribolazioni e fermenti rivoluzionari, con l’attualità. Lo scenario contemporaneo, pur nella sua complessità e differenze, deve apparire all’artista vicino a quel mondo che si affacciava alla fine di un secolo e si apriva su un tempo nuovo, segnato da tensioni sociali e culturali radicali, che avrebbero spazzato via a breve e in maniera inaspettata tutto ciò che fino ad allora era stata la realtà conosciuta. Allora incombeva il Novecento, adesso un millennio neonato e dall’avvenire ancora opaco.

© CultFrame 11/2012

 

IMMAGINI
1 © Cyprien Gaillard. Desniansky Raion, 2007. DVD 30′. Courtesy SpruÃàth Magers Berlin London / Bugada & Cargnel, Paris / Laura Bartlett Gallery, London
2 © Cyprien Gaillard. Artefacts, 2011. Film, HD trasferito su 35 mm, loop, suono. Courtesy SpruÃàth Magers Berlin London

INFORMAZIONI
Cyprien Gaillard – Rubble and Revelation – Rivelazioni e Rovine / A cura di Massimiliano Gioni
Dal 13 novembre al 16 dicembre 2012
Orario: Tutti i giorni 10.00 – 20.00 / Ingresso libero
Caserma XXIV Maggio / Via Vincenzo Monti, 59 – Milano
Per info: Fondazione Nicola Trussardi / Piazza della Scala 5, Milano / Telefono: 02.8068821

LINK
Fondazione Nicola Trussardi, Milano

 

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