Ci sono film che lasciano senza fiato. Come una corsa. O una morsa. Il sospetto è uno di questi. Una storia che avviluppa, assedia e filtra, tra le pieghe degli eventi, quella sensazione – micidiale e strisciante – che scaturisce dal dubbio.
Thomas Vinterberg, già autore con Lars Von Trier del celebre manifesto Dogma 95, racconta un dramma di straordinaria intensità partendo da un particolare (solo apparentemente) insignificante che, via via, ingigantisce e monta come una tragica marea che tutto travolge. Il mondo dei bambini, così come il loro linguaggio, obbedisce a regole proprie e quello che, nell’ingenuità infantile, sembra solo una “cosa stupida” detta per scherzo deflagra come un esplosivo potente nell’universo degli adulti.
Il regista danese, con il lucido rigore che appartiene al suo cinema, segue il crescendo degli eventi disseminando ordigni emotivi in ogni inquadratura, occultandoli con maestria tra le immagini e i dialoghi. Come camminando in un campo minato, infatti, Lucas sembra avanzare lungo un sentiero pericolosissimo in cui ogni singolo passo potrebbe essere fatale. Intelligentemente Vinterberg non ricorre alla prevedibilità dello scoppio ma lascia che, ad ogni mossa, corrisponda una nuova tensione, un’altra forma di dolore per comporre il devastante quadro di una (quasi) impossibile autodifesa.
Nel microcosmo di un villaggio dove tutti conoscono tutti la sola ombra di un sospetto, per quanto terribile, si trasforma in una nuvola plumbea che, espandendosi a dismisura, ottenebra il giudizio e la mente. Perché se, come scrive il regista nelle sue note, “il pensiero è un virus”, il contagio collettivo non può che degenerare in una crudele isteria che infetta con il semplice passaparola. Non a caso, a far da sfondo al tragico, è una natura bellissima e algida, indifferente all’umana sofferenza e terreno di caccia dove le prede, che siano esse cervi o uomini, sembrano non avere scampo se qualcuno ha già deciso di braccarle.
Con una regia asciutta e rigorosa e una formidabile limpidezza narrativa, il regista di Copenaghen non concede nulla alla pietà o alla facile commozione lasciando che la forza drammatica della storia si esprima in ogni singola immagine, fotografata alla luce nitida del vero. Ed è così che anche ciò che non si spiega in modo esplicito (il dolore lacerante di un’amicizia tradita o la paternità negata, il bisogno di affetto di un bambino trascurato o in preda ad un’evidente nevrosi di cui nessuno sembra accorgersi) diventa straordinariamente chiaro e, senza bisogno di alcun orpello visivo, Vinterberg mostra con straziante realismo.
Lucas, che ha il volto dolente di un Mads Mikkelsen (premiato, per questo film, come migliore attore allo scorso Festival di Cannes) perfettamente aderente ad un ruolo umanamente complesso, si fa simbolo di un’umanità che, nel suo – sovente incomprensibile – esprimersi gioca, senza indulgenza alcuna, il ruolo di vittima e di carnefice, di preda e di predatore.
Il sospetto, subdolo come un inganno, erode progressivamente l’animo e acceca la ragione ed è questo che Vinterberg ci costringe a guardare quasi togliendoci l’aria: il tragico ghigno dell’uomo devastato dal dubbio e, per questo, pronto ad una caccia ben più spietata di quella in cui si insegue un animale. Non sarà uno sparo a porvi fine ma il suo esplodere, violento e acuto, continuerà ad echeggiare in un futuro che sa di condanna.
© CultFrame 11/2012
TRAMA
Lucas è un ex maestro elementare che ha trovato lavoro in un asilo. Reduce da un brutto divorzio, in continuo contrasto con la moglie che gli nega la presenza del figlio, tenta di rimettere in piedi la sua vita grazie ad un lavoro che ama e il sostegno degli amici di sempre con i quali condivide la passione per la caccia sportiva. Nel momento in cui sembra riprendersi, anche grazie ad un nuovo amore per una collega, la vita di Lucas è sconvolta da una terribile calunnia. Mentre la bugia si diffonde, tutti i membri della comunità gli si rivoltano contro e l’uomo sarà costretto ad una lotta terribile e solitaria per difendere se stesso e la sua dignità.
CREDITI
Titolo: Il sospetto / Titolo originale: Jagten / Regia: Thomas Vinterberg / Sceneggiatura: Thomas Vinterberg, Tobias Lindholm / Fotografia: Charlotte Bruus Christensen / Montaggio: Janus Billeskov Jansen, Anne Østerud / Scenografia: Torben Stig Nielsen / Musica: Nikolaj Egelund / Interpreti: Mads Mikkelsen,Thomas Bo Larsen, Susse Wold / Produzione: Morten Kaufmann, Sisse Graum Jørgensen per Zentropa Entertainments / Distribuzione: Bim / Paese: Danimarca, 2012 / Durata:115 minuti
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CULTFRAME. Riunione di famiglia. Un film di Thomas Vinterberg di Giovanni Romani
Filmografia di Thomas Vinterberg
BIM