Ciò che più colpisce dell’ultimo film di Spielberg è il tono intimo, l’impostazione “kammerspiel” del racconto, il contrasto tra avvenimenti epocali e vicende private, tra il ruggito di una nazione in guerra ed il tono sommesso di un uomo macilento e tenace. Al di là di poche sequenze di raccordo in esterno, Lincoln è girato tutto in interni e ripreso in campo corto e medio, un film di volti e sguardi, di parole, moltissime e complesse, continui tentativi di razionalizzare, di giustificare l’orrore della guerra civile.
Centrato sui pochi mesi antecedenti l’assassinio per mano dell’attorucolo John Wilks Booth, gli ultimi della guerra contro gli insorti confederati, Lincoln schiera un parterre tecnico da Oscar, dalla precisione classica della fotografia di Kaminski, alle note lievemente sciroppose di Williams, passando per scene e costumi impeccabili, fino alla stupefacente prova di Daniel Day-Lewis. Potrà apparire stucchevole rimarcarlo, ma l’adesione fisica al Presidente abolizionista è impressionante, non solo grazie al trucco, ma soprattutto alla postura, l’andatura claudicante ed apparentemente malferma in contrapposizione alla fermezza morale del personaggio. L’approvazione dell’emendamento volto ad abolire la schiavitù (da notare che i Repubblicani erano favorevoli, mentre i Democratici assolutamente contrari) diviene terreno di scontro tra due concezioni antitetiche dello Stato, nonché esemplare applicazione pratica del motto mediceo “il fine giustifica i mezzi”, giacché la politica, in qualsiasi luogo ed epoca, alla fine si rivela gioco di promesse e compromessi, per quanto lodevole sia l’obiettivo finale. E quando, nel pieno del “flusso di coscienza” di parole che arrivano a giustificare un’insensata prosecuzione della mattanza, la tensione diviene intollerabile ed i deboli di cuore vengono assaliti dai dubbi, il Presidente comincia a divagare, a narrare storielle, aneddoti che apparentemente nulla hanno a che fare con il terribile momento, ma che finiscono per fornire una visione diversa, umana e coraggiosa, che placa gli animi e lenisce le ferite dei rimorsi.
Daniel Day-Lewis recita con un cenno, con una strizzata d’occhi, austero ed autorevole, quanto umano e dotato di un insospettabile humour, affiancato da un gigantesco Tommy Lee Jones, radicale imparruccato che custodisce un tenero segreto. Seppur appesantito dalle solite orchestrone di John Williams e da una verbosità inusuale per Spielberg, Lincoln è un biopic sorprendente ed emozionante per coraggio e slancio civile, perfettamente in sintonia con il secondo mandato di Obama. Se, invece, si preferisce un altro genere di approccio alla questione schiavitù, basterà cambiare sala e gustarsi l’irresistibile emancipazione di Django.
© CultFrame 01/2013
TRAMA
Lincoln, 16° Presidente degli Stati Uniti, porta avanti la sua battaglia per l’abolizione della schiavitù mentre guida il Nord verso la vittoria della Guerra di Secessione americana. Grazie alla sua moralità e alla feroce determinazione nel perseguire il successo, le sue scelte cambieranno il destino delle generazioni a venire.
CREDITI
Titolo originale: Lincoln / Regìa: Steven Spielberg / Sceneggiatura: Tony Kushner dalla biografia “Team of Rivals: the Political Genius of Abraham Lincoln” di Doris Kearns Goodwin / Fotografia: Janusz Kaminski/ Montaggio: Michael Kahn / Scenografia: Rick Carter / Musica: John Williams / Interpreti principali: Daniel Day-Lewis, Joseph Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones, Sally Field, James Spader, David Strathairn, Jackie Earle Haley, David Oyelowo, Hal Holbrook / Produzione: Amblin Entertainment, Dreamworks SKG, New Line Cinema, The Weinstein Company / Distribuzione: 20th Century Fox Italia / Paese: U.S.A., 2012 / Durata: 150′
SUL WEB
Sito ufficiale del film Lincoln di Steven Spielberg
Sito italiano del film Lincoln di Steven Spielberg
Filmografia di Steven Spielberg
20th Century Fox Italia