“Non apparteniamo al mondo animale e siamo al di sopra della folla”. Su questo credo Lancaster Dodd ha costruito la sua personalissima “scienza filosofica”, chiamata “Causa”, tesa, fondamentalmente, a far migliorare l’essere umano, aiutandolo ad affrancarsi da secolari sovrastrutture, fisiche ed emotive, che non gli permettono di vivere nella pura libertà alla quale è destinato. Il pensiero di Dodd è quello del Maestro, leader dal carisma inquietante, abile nel far cadere nei suoi tranelli verbali anime confuse alla ricerca di una, seppur vaga, certezza. Siamo nell’America del dopoguerra, gli anni in cui la voglia di rimarginare la ferita bellica porta anche a credere nell’illusorio medicamento pseudospirituale di un fantasioso ciarlatano. Sulle fragili basi delle “applicazioni” create da Dodd, si fonda un apparato persuasivo che tiene unito un gruppo e una famiglia, quest’ultima una delle ossessioni tipicamente andersoniana che, stavolta, si declina nell’ambiente, claustrofobico e soffocante, di una setta. Alla personalità ambigua ma, nel contempo, platealmente fasulla del Maestro si contrappone l’alcolica follia di Freddie, marinaio alla deriva di se stesso e orfano di una guerra i cui ricordi tornano a tormentarlo.
Su questo confronto il film poggia le sue fondamenta anche se è a Joaquin Phoenix, bevitore compulsivo di infernali cocktail a base di alcool ed altri additivi non sempre destinati allo stomaco umano, che Anderson affida il compito di sostenere l’intera struttura narrativa puntellandola, con al sua recitazione sofferta e viscerale, laddove diventa più debole, confusa, fragile.
Il regista di Magnolia che qui, evidentemente, cerca una piena – e forse definitiva – conferma autoriale, vuole ampliare il proprio sguardo in una visionarietà che dovrebbe racchiudere una delle tragedie del contemporaneo: l’illusione e la manipolazione operate dal fittizio. Ciononostante non affonda il colpo, si ferma ad una superficialità estetizzante, alla ricerca di una nota graffiante che dovrebbe risultare disturbante ma che finisce per rivelarsi un mero gioco ad effetto. L’ambiguità dell’inganno non è che un semplice sfondo e mentre i “duelli” verbali tra Freddy/Phoenix e Dodd/Hoffman valorizzano al meglio il talento attoriale, tutto il resto cade vittima di un’asfissiante verbosità che, nel reiterare simboli ossessivi (l’attrazione/repulsione verso il femminile), satura il senso narrativo e sbiadisce la qualità della visione, intesa come poetica cinematografica. Che sia vero o presunto il riferimento ad Hubbard e a Scientology poco importa; la contemporaneità, nonché la l’inquietudine esistenziale ad essa legata, sono in questo film solo simboli astratti nei quali Anderson ha cercato un’ispirazione trovando, invece, una vaga suggestione, tanto esile quanto sostanzialmente fragile: proprio come la “scienza” di Dodd.
© CultFrame 09/2012 – 01/2013
Film presentato alla 69. Biennale Cinema di Venezia
TRAMA
America, 1950. Lancaster Dodd si definisce uno “scrittore, dottore, fisico nuclere e filosofo teoretico”. La sua “filosofia” e il suo metodo, che segue una serie di “applicazioni”, sono alla base della Causa. Si tratta, sostanzialmente, di una setta della quale Dodd è considerato il Maestro. Amato e odiato, considerato genio dai suoi adepti e bieco truffatore dai più, Lancaster conosce, casualmente, Freddie, un marinaio alcolista e squilibrato e tra i due si instaura uno strano quanto malsano rapporto.
CREDITI
Titolo: The Master / Titolo originale: id. / Regia: Paul Thomas Anderson / Fotografia: Sceneggiatura: Paul Thomas Anderson / Fotografia: Mihai Malaimare Jr. / Montaggio: Leslie Jones, Peter McNulty / Scenografia: Jack Fisk, David Crank / Mark Bridges / Muscia: Jonny Greenwood / Interpreti: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern / Produzione: Ghoulardi Film Company, Annapurna Pictures / Distribuzione: Lucky Red / Paese: USA, 2012 / Durata: 137′
SUL WEB
Sito ufficiale del film The Master di Thomas Anderson
Sito italiano del film The Master di Thomas Andrson
Filmografia di Paul Thomas Anderson
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito
Lucky Red