Cresciuto in una comunità agricola della provincia statunitense, Steve (Matt Damon) conosce bene quel tipo di società e di persone e con la sua aria da ragazzo semplice e onesto è perfetto per il lavoro che svolge alla Global, una compagnia da nove miliardi di dollari (come viene ripetuto più volte) per conto della quale viaggia attraverso l’America a offrire soldi e azioni a piccoli e piccolissimi proprietari in cambio di terreni sotto cui si trova gas da estrarre e commerciare. Steve sembra non credere più nella terra e nella vita agricola (anche se nel corso del film veniamo a sapere che l’impresa che dava lavoro a tutta la sua cittadina è fallita e anche per questo lui se ne è andato), è a un passo da una promozione importante per la sua carriera, e quando si reca con una collega in una cittadina di provincia, la loro prima preoccupazione è acquistare dei vestiti adeguati con cui “travestirsi” per incontrare coloro che devono convincere a vendere le rispettive proprietà.
Come si può prevedere, Steve dovrà presto scegliere da che parte stare. La sua opera di persuasione nei confronti di persone non sempre a conoscenza di tutto quanto può comportare l’offerta che lui gli propone si poggia anche su argomentazioni ambientaliste: il gas è molto più pulito del carbone e del petrolio. Ma il suo lavoro è contrastato dall’arrivo di un militante ecologista (John Krasinski) che gli contende con ogni mezzo l’attenzione dei cittadini per denunciare come dalle sue parti la terra e gli animali siano morti in seguito alle trivellazioni, che possono inquinare l’acqua e compromettere l’ambiente.
In un primo momento, Promised land doveva essere il debutto alla regia di Matt Damon, che sulla base di un soggetto di Dave Eggers lo ha sceneggiato con John Krasinski, il quale nel film interpreta l’antagonista del suo personaggio. La pellicola non sembra in grado di riscuotere lo stesso successo di Will Hunting – Genio ribelle (1997), scritto da Damon con l’amico Ben Affleck, che valse un Oscar per la migliore sceneggiatura ai due allora esordienti oltreché un Orso d’argento speciale a Damon, quando anche quel film fu presentato alla Berlinale. Appare quindi naturale l’aver voluto affidare la regia di questo nuovo film allo stesso Gus Van Sant che aveva diretto il precedente, e che lo ha messo in scena con stile classico e irreprensibile.
Promised land non ha però conquistato il pubblico americano e i membri dell’Academy, che non lo hanno votato per nessuna nomination all’Oscar, preferendogli anche la prima regia di Affleck, Argo: un film che per originalità dell’intreccio (peraltro una storia vera) e dinamismo della regia ha caratteristiche opposte a questo apologo morale ambientato in campagne ben fotografate ma che potrebbe essere tranquillamente portato a teatro e affidato alla sola prova d’attore degli interpreti.
© CultFrame 02/2013
Film presentato alla 63° Berlinale
TRAMA
Steve Butler ha superato i trent’anni e sta facendo carriera in una grande corporation, ma con la sua faccia e i suoi modi da bravo ragazzo è un perfetto promotore della sua azienda presso le famiglie e i piccoli proprietari della provincia americana sotto le cui terre si trovano preziosi giacimenti di gas. La comunità della cittadina in cui viene mandato con una collega poco prima di una promozione gli darà però del filo da torcere.
CREDITI
Titolo: Promised land / Regia: Gus Van Sant / Sceneggiatura: Matt Damon, John Krasinski da un soggetto di Dave Eggers / Fotografia: Linus Sandgren / Montaggio: Billy Rich / Scenografia: Daniel B. Clancy / Musica: Danny Elfman / Interpreti: Matt Damon, Frances McDormand, John Krasinski, Hal Holbrook, Rosemarie DeWitt / Produzione: Focus Features / Distribuzione: BIM / Usa 2012 / Durata: 106 minuti