Light Show. La luce tra arte e spettacolo in mostra a Londra

SCRITTO DA
Claudia Colia

Light Show alla Hayward Gallery è una vasta esposizione di opere di artisti internazionali, che hanno fatto di neon e lampadine la sostanza della loro pratica creativa. All’inizio del percorso si è accolti da una cascata di luci pulsanti, migliaia di LED bianchi, orchestrati da un complesso programma computerizzato. Cylinder (2012) di Leo Villareal, non è mai ripetitivo, investe chi guarda con una danza di fuochi d’artificio, giochi d’acqua, sciami di lucciole, ondate fluorescenti, in mescolanza dinamica. Si sposa perfettamente con la suggestiva staticità di Magic Hour (2004/7), installazione di David Batchelor, composta da un agglomerato di insegne luminose di reimpiego, i cavi elettrici disseminati sul pavimento e un’aureola arcobaleno che racchiude le carcasse e sintetizza i neon delle città moderne.

La rassegna prosegue in maniera teatrale, sempre in bilico tra gioco e riflessione estetica. Ci sono tutti i classici dell’arte luminosa, dalle architetture fluorescenti di Dan Flavin, ai miraggi colorati ed immersivi di James Turrell, alle provocazioni allusive di Fischli and Weiss. Ci si mette in fila per penetrare ambienti esperienziali, come Untitled (1969) di Doug Wheeler, dove la luce dissolve le pareti e riduce i corpi ad entità bidimensionali, o Chromosaturation (1965-2008) di Carlos Cruz-Diez, dove i colori si tramutano in happening, e le monocromie di luce investono gesti e percezioni.

Per la maggior parte, le opere in rassegna, modellano lo spazio o sollecitano una risposta a livello fisiologico. Le luci hanno un potere di attrazione istantaneo, nelle installazioni si trasformano di volta in volta in rose, notti di luna piena, scalinate verso il nulla, abissi senza fine. Lo spettatore può interagire con le opere, far parte di esse, negoziando di volta in volta lo spazio con altri visitatori. Ogni angolo della Hayward Gallery cela un altro spettacolo, un’altra illusione, una sfida, tra bulbi, neon e luci teatrali, alle dinamiche percettive del proprio fisico nell’ambiente. Un’arte attiva e stupefacente, polmone pulsante e fonte di calore, che trova la sua esplicazione perfetta nell’epilogo di giochi d’acqua e luci strobostropiche orchestrati da Olafur Eliasson (Model for a Timeless Garden, 2011).

La luce influenza la psiche e diviene mezzo scultoreo dalle numerose possibilità. Alla base della mostra-spettacolo londinese si pone, dunque, non tanto la riflessione sull’uso della luce nell’arte ipso facto, ma l’idea dell’effetto visivo e sensoriale che l’opera d’arte trasferisce all’ambiente stesso. Le installazioni si tramutano in esperienze trascinanti, situazioni spesso ipnotiche, in cui il tragitto da una creazione all’altra, rappresenta un momento ludico e partecipatorio.

CultFrame 03/2013

 

IMMAGINI
1 © David Batchelor, Magic Hour, 2004/7. Photo: David Batchelor
2 © Leo Villareal, Cylinder, 2011 © the artist/Gering & Lopez Galler, NY. Photo: James Hewing


INFORMAZIONI

Light Show
Dal 30 gennaio al 28 aprile 2013
Hayward Gallery / Southbank Centre / Belvedere Road, Londra / Telefono +44(0)20.7960 4200
Orario: martedì – domenica 10.00 – 18.00 / giovedì e venerdì 10.00 – 20.00 / lunedì 12.00 – 18.00
Biglietto: £11

LINK
Hayward Gallery, Londra

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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