Intercourses. Padiglione Danimarca. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

La metropoli è un gigantesco sistema di segni, elementi architettonici, linee, spazi, luci, suoni e rumori. È un portentoso apparato generatore di impulsi visuali (e non solo) che si autorappresenta senza soluzione di continuità allo sguardo dell’individuo. Quest’ultimo deve continuamente confrontarsi con quelle che potremmo definire preesistenze, ovvero elementi legati alla sfera all’immaginazione (su base culturale) e determinati dalla continua fruizione visiva della rappresentazione della città nella arti e nei mass media.
Ciò che comunica in continuazione di sé, la metropoli, è il suo status di fattore erotizzante, di centro propulsore in grado di procedere a una stimolazione, a volte parossistica, dei sensi dei cittadini. La metropoli può, però, generare sensazioni opposte: squallore percettivo, depressione esistenziale, idea di decadenza sociale e, infine, profondo straniamento.

Ebbene, a tal proposito risulta di estremo interesse l’operazione espressiva messa in atto da Jesper Just in occasione della 55. Mostra Internazionale d’Arte di Venezia. Stiamo parlando del Padiglione della Danimarca ospitato ai Giardini. Lo spazio destinato alla proposta dell’arte danese è stato occupato da una coinvolgente videoinstallazione (site specific) intitolata Intercourses.
Ben cinque video, collocati in diverse posizioni, vengono proposti al visitatore attraverso proiezioni simultanee (ogni canale video opera con il sistema loop). Questa videoinstallazione, nonostante la sua articolazione, presenta una struttura contenutistica e narrativa decisamente compatta e si configura come una grande esperienza comunicativa di tipo ciclico. Protagonisti dei video sono tre individui che in vari contesti si aggirano ora a piedi, ora su mezzi di trasporto, per una metropoli non meglio identificata.

  

Se si analizza con attenzione il tessuto urbano che fa da sfondo alle “vicende” ci si può accorgere che si tratta di realtà cittadine del tutto particolari, decisamente alienanti. E si comprende, anche, di assistere a spostamenti nello spazio che si verificano in una situazione urbanistica veramente straniante. Chi guarda, infatti, vede i personaggi agire in una sorta di inquietante clone della città di Parigi (ricostruita in modo veramente realistico). E tale realtà si trova nei sobborghi della città cinese di Hangzhou.
Zone abbandonate e incolte circondano palazzi che ricordano in tutto e per tutto l’architettura visibile nel centro di Parigi, una Tour Eiffel “feticcio” si palesa ai margini della megalopoli che si intravede sullo sfondo, palazzi tipicamente francesi sono sovrastati da giganteschi e abominevoli caseggiati, tipici delle aberranti periferie del mondo contemporaneo. In quest’area straniante e da tratti assurdi si muovono degli individui che sembrano spostarsi senza seguire una direzione precisa, senza un plausibile motivo.

La sensazione che si prova passando con lo sguardo da un video all’altro è quella della perdita del rapporto con la realtà. Gli occhi del visitatore, seguendo i “trasferimenti” dei soggetti ripresi in questa dimensione incongruente finiscono per generare ulteriori immagini mentali. L’impressione, così, è quella di trovarsi in un labirinto nel quale non si riesce più a percepire la differenza tra città reale e città ricostruita, tra mondo tangibile e monto mentale. Un labirinto, in sostanza, dal quale non si è più in grado di uscire.

© CultFrame 06/2013

 

IMMAGINI
© Jesper Just, Intercourses, 2013, still from 5-channel video installation at the Danish Pavilion for the 55th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, 2013. Courtesy the artist

LINK
North by Northeast. Padiglione Lettonia. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia
di Maurizio G. De Bonis
El Atlas del Imperio. Padiglione America Latina – IILA. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia di Maurizio G. De Bonis
55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – Videoinstallazioni all’Arsenale e al Padiglione Centrale Giardini di Maurizio G. De Bonis
55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – Fotografia all’Arsenale e al Padiglione Centrale Giardini di Maurizio G. De Bonis
CULTFRAME. Il Palazzo Enciclopedico. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia di Redazione CultFrame – Orith Youdovich
Biennale d’Arte di Venezia – Il sito

 


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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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