North by Northeast. Padiglione Lettonia. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Non è un caso che nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte di Venezia si riesca a rintracciare il seme della ricerca e dell’innovazione artistica proprio in quei padiglioni considerati non così centrali nel sistema espositivo della grande mostra che ogni due anni richiama artisti, addetti ai lavori, critici e curatori da tutto il mondo. Si fanno lunghissime file per i padiglioni USA, Francia e Germania (e a volte si è rimasti poi delusi) e si evita di “perdere tempo” a visitare le proposte nazionali dei paesi meno glamour. Eppure, la nostra esperienza ci ha insegnato  come proprio andando a indagare nei padiglioni più isolati e meno “importanti” ci si possa imbattere in quelle che il filosofo Gilles Deleuze definiva “idee”.

Il fatto che quest’anno sia stato premiato come miglior padiglione quello dell’Angola (Found not Taken di Edson Chagas) non deve, dunque, stupire, anzi è il segno di un’attenzione precisa del mondo dell’arte per iniziative artistiche in grado di comunicare qualcosa che non sia parte del solito circuito (commerciale).
Per tale motivo, ci soffermiamo in questo articolo su un’altra proposta nazionale a nostro avviso degna di interesse. Si tratta del padiglione di un piccolo paese baltico: la Lettonia. Posto in un’area contigua a quella dell’IILA, il padiglione lettone è un semplice spazio, spoglio e spartano, che ospita le “idee” di due artisti: Kaspars Podnieks e Krišs Salmanis. Entrambi gli autori hanno lavorato con intelligenza e profondità sul tema dello sradicamento, alludendo in modo chiaro alla mutazione sostanziale della condizione esistenziale dei lettoni che fino a poco più di venti anni fa erano parte integrante dell’universo sovietico.

Salmanis ha ideato un’installazione ambientale dai tratti fortemente simbolici. Ha preso il tronco di un albero, elemento tipico della cultura lettone, l’ha fatto trasportare a Venezia e l’ha trasformato in un gigantesco pendolo che occupa tutta la parte centrale del padiglione. L’albero è posto “a testa in giù” e oscilla paurosamente nello spazio perdendo progressivamente i rami più deboli e periferici e spargendo nell’aria un odore naturale che colpisce i sensi. Il visitatore, dunque, prende coscienza in modo diretto e, potremmo dire, fisico della sensazione devastante (quasi violenta) dello sradicamento ed è costretto a rapportarsi con un “oggetto” che rappresenta l’intera Lettonia, la sua storia, la sua cultura e il suo paesaggio.

  

Podnieks presenta alcune immagini fotografiche e dei video impostanti sulla stessa logica compositiva. Protagonisti di queste opere sono alcuni cittadini del villaggio di Drusti. Sono ripresi a figura intera e inquadrati frontalmente. Ma a parte la questione della composizione delle immagini, ciò che risulta evidente a un’analisi visiva è che i soggetti posti al centro dell’inquadratura sono incredibilmente sospesi nell’aria. Non si percepisce alcun sostegno, alcun “trucco” che possa rivelare al fruitore il modo utilizzato per creare questo effetto. Chi guarda è colto da una sensazione di straniamento e di sottile angoscia. Questa volta a essere sradicato non è più, come nel caso di Salmanis, un elemento della natura, ma l’essere umano stesso. L’immobilità del corpo è “messa in discussione” da lievissime oscillazioni che evidenziano una condizione di insicurezza e precarietà che allude alla situazione degli abitanti di una parte rurale della Lettonia che è stata costretta a un cambiamento non solo di regime politico ma anche di sistema di vita.

North by Northeast, questo il titolo che i curatori hanno assegnato all’esposizione ospitata nel Padiglione della Lettonia, dimostra quanto la forza contenutistica delle idee possa essere ancora oggi un fattore fondamentale anche nel mondo dell’arte contemporanea e come un’operazione comunicativa efficace possa essere organizzata attraverso operazioni metaforiche non necessariamente criptiche. Certo, il rischio in questi casi è quello del didascalismo, ma ci sentiamo di affermare come tale pericolo sia stato evitato dai due artisti lettoni grazie alla limpidezza compositiva della loro proposta creativa.

© CultFrame 06/2013

 

IMMAGINI
1 North by Northeast. Installation view. Venice, 2013. Photo by Valts Kleins
2, 3 Kaspars Podnieks e Krišs Salmanis. North by Northeast. Padiglione Lettonia

LINK
El Atlas del Imperio. Padiglione America Latina – IILA. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia
55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – Videoinstallazioni all’Arsenale e al Padiglione Centrale Giardini di Maurizio G. De Bonis
55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia – Fotografia all’Arsenale e al Padiglione Centrale Giardini di Maurizio G. De Bonis
CULTFRAME. Il Palazzo Enciclopedico. 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia di Redazione CultFrame – Orith Youdovich
Biennale d’Arte di Venezia – Il sito

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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