Nella San Francisco del 1933, ciò che resta dell’epopea del Selvaggio West non è che una scalcinata attrazione da circo dedicata ai più piccoli. Mentre la bella città della Baia, e con lei l’America tutta, getta un ponte verso il futuro (come il celebre Golden Gate il cui scheletro appare sullo sfondo e che in quell’anno vedrà posare le sue fondamenta) al passato pare riservarsi solo un ricordo, sbiadito quanto il tessuto del tendone in cui i simboli e i personaggi del 1869 vengono conservati come oggetti da fiera.
In un angolo ricostruito, tra terriccio e piante finte, fa bella mostra di sé Tonto, l’indiano pazzo, compagno di avventura del leggendario “Cavaliere Solitario”, eroe che, proprio nel 1933, conquistò il pubblico americano con il radiodramma che da lui prendeva il nome. Ben 2.956 episodi radiofonici (l’ultimo venne trasmesso nel 1954) che fecero di The Lone Ranger l’eroe del West per eccellenza, la cui esistenza si declinò in tv (con un serial trasmesso sulla ABC da l’49 al ’57), nel fumetto e nel cinema.
Raggrinzito dalla vecchiaia, Tonto ritrova un barlume di vita incrociando il suo sguardo con quello di un giovane visitatore e negli occhi del ragazzino coglie quella scintilla di curiosità e di entusiasmo puro che fanno riaffiorare la memoria di quel passato di avventure accanto al Cavaliere Solitario.
Il film muove quindi da una sorta di favola, di racconto narrato da un altro punto di vista, non quello del celebre eroe ma da colui che nella storia originale aveva un ruolo, seppur empatico, di comprimario e che qui diventa, invece, pressoché assoluto protagonista.
L’acuta lungimiranza di Gore Verbinski e di Jerry Bruckheimer ha individuato subito nella celeberrima figura del Cavaliere Solitario il notevole potenziale per un blockbuster rocambolesco e scoppiettante e, secondo la collaudata regola “squadra che vince non si cambia”, il regista e il produttore, insieme al loro team di sceneggiatori Ted Elliot e Terry Rossio, dopo le fortunate avventure dei Pirati dei Caraibi, non hanno esitato a buttarsi a capofitto in questo western dove agli effetti speciali mescolano anche un bel po’ di buoni sentimenti, senso dell’amicizia e il sapore della conquista.
Il bizzarro sodalizio tra l’integerrimo avvocato, non proprio temerario che, sulle prime, fa sfoggio di un’ingenua goffaggine e il pellerossa un tantino spostato che continua a nutrire il corvo da tempo dipartito ma usato a mo’ di copricapo, non è che una chiara metafora della possibile (ri)conciliazione degli opposti e del superamento delle distanze, sovente più apparenti che reali.
La conquista del West, in fondo, è passata attraverso quei momenti che, da sempre, segnano le tappe dell’umana modernità: l’avanzare del progresso che genera sospetto ma anche ingordigia, l’uso della forza contro i più deboli e la lotta impari dei giusti contro il sopruso dei potenti.
The Lone Ranger indossa la maschera così come Tonto ha il viso dipinto di bianco e solcato da lacrime nere, ad indicare un passato di patimenti. Entrambi celano il loro vero volto al mondo ma, solo in questo modo, in esso trovano un posto e una reale possibilità di azione. Il sottotesto emotivo è, quindi, più profondo di quel che, meramente all’occhio, il film offre, ovvero una spettacolarità che mette in scena azioni spericolate , fughe rocambolesche, sparatorie, boati pirotecnici e una love story romanzesca.
Tuttavia, penalizzato da una durata di ben 149 minuti, il film stenta a partire e a trovare il suo vero ritmo anche se, nel momento in cui riguadagna il battito, pulsa senza sosta regalando autentico divertimento. Merito anche di una coppia (ben) assortita come Armie Hammer, che da belloccio dallo sguardo attonito (lo stesso che sfoggiava in Biancaneve di Tarsem) si rivela eroe predestinato e Johnny Depp, sempre a suo agio nei personaggi al limite del freak, che qui omaggia le sue origini indiane, stizzando l’occhio a Jack Sparrow ma anche al make up “piangente” del Sands di C’era una volta il Messico. A completare il quadro il poco più di un cameo di Helena Bonham Carter, focosa maîtresse che eccita i maschi sollevando le gonne su un arto di avorio intagliato, “regina rossa” del Saloon e opposto femminile della leggiadra fanciulla amata dal Cavaliere.
Si gigioneggia, sì, ma si gioca – e non è poco – a carte scoperte per divertire ed intrattenere nella migliore tradizione dei film d’avventura in quelli che non son altro che i moderni pronipoti delle piroette, allora prodigiose, di Douglas Faribanks & Son.
E poco importa che siano fachiri o indiani, pirati o cow boy; ogni epopea celebra le gesta dei suoi eroi e il cinema le (ri)mette in movimento, proprio come quelle del Cavaliere Solitario. Del resto, parafrasando Orwell, talvolta le storie migliori possono essere quelle che ci dicono ciò che sappiamo già…
© CultFrame 07/2013
TRAMA
San Francisco, 1933. Un bambino si aggira solo in una sorta di piccolo “museo” degli eroi del West. Di fronte al personaggio dell’indiano Tonto, ormai vecchio e raggrinzito, si trova sorprendentemente ad ascoltare le memorie dell’anziano pellerossa che gli narra il modo in cui John Reid, integerrimo avvocato, divenne il Cavaliere Solitario. Un racconto di un’epoca in cui l’eroe mascherato combatté contro l’ingiustizia e condivise con l’amico indiano un’avventura che divenne, nell’immaginario americano, un’epopea western.
CREDITI
Titolo: The Lone Ranger / Titolo originale: Id / Regia: Gore Verbinski / Sceneggiatura: Justin Haythe, Ted Elliot, Terry Rossio / Fotografia: Bojan Bazelli / Montaggio: Craig Wood, James Haygood / Scenografia: Jess Gonchor, Mark “Crash” McCreery, Produzione: Jerry Bruckheimer, Gore Verbinski / Interpreti: Johnny Depp, Armie Hammer, Helena Bonham Carter, Tom Wilkinson, William Fitchner, Barry Pepper / Usa, 2013 / Distribuzione: The Walt Disney Company Italia / Durata: 149′
LINK
CULTFRAME. Rango. Un film di Gore Verbinski di Eleonora Saracino
Sito ufficiale del film The Lone Ranger di Gore Verbinski
Sito italiano del film The Lone Ranger di Gore Verbinski
Filmografia di Gore Verbinski
The Walt Disney Company Italia