Sacro GRA. Un film di Gianfranco Rosi

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Qual è l’identità di un luogo posto ai margini della metropoli? Quali vicende si svolgono in quegli spazi di confine che separano la città dalle aree circostanti? Quale memoria si sviluppa in un territorio vago, di tutti e di nessuno?
È molto complesso fornire risposte a queste domande. Di certo, una superficie di indagine che potrebbe dare delle indicazioni è quella che sorge, a Roma, subito dentro e subito fuori il Grande Raccordo Anulare.

Il GRA (dal nome del suo vero ideatore, l’ingegner Eugenio Gra) è un lunghissimo anello autostradale urbano di settanta chilometri, il perimetro di Roma (anche se non è proprio così, vista la frastagliata estensione dell’Amministrazione della Capitale). È una cornice delirante che racchiude ed esclude in modo crudele. Ai suoi lati si aprono zone enigmatiche, assurde e per certi versi inquietanti, zone però popolate da persone autentiche, da famiglie, prostitute, da uomini e donne di cui nessuno si occupa.
La dimensione della metropoli nelle vicinanze del GRA evapora totalmente lasciando spazio a un mondo informe e sospeso, tragico e divertente, quasi fantastico e onirico. Tutto ciò emerge con chiarezza dal documentario di Gianfranco Rosi intitolato: Sacro GRA. Ideato dal paesaggista-urbanista Niccolò Bassetti, questo film prende avvio da una ricerca approfondita durata anni e si avvale della regia di uno dei più raffinati documentaristi italiani, già autore di significative opere come Below Sea Level (2008) e El sicario, room 164 (2010).
L’anguillaro che vive in barcone sul Tevere, il proprietario di un’incredibile casa che diviene set per fotoromanzi, due prostitute annoiate, un nobile piemontese e sua figlia (i quali vivono in un monolocale), un botanico ossessionato dal micidiale insetto denominato punteruolo rosso che devasta le palme. Rosi fa affiorare, dal nulla, un’umanità stralunata e rallegrante, esseri umani persi negli angoli nascosti nei pressi dei confini di Roma, i quali portano avanti una vita totalmente anonima. E queste persone si manifestano come i frutti di luoghi in cui il non senso sembra prevalere.

Ma ciò che fa di Sacro GRA un film realmente interessante è proprio lo sguardo del suo autore. Non è presente in quest’opera la chincaglieria dei luoghi comuni di certo reportage sociale, anzi è possibile sostenere come Rosi privilegi la poesia della realtà, andando a rintracciare il fantastico nell’ordinario, l’incredibile nella presunta banalità.
Ancor di più. Il regista costruisce un testo visuale nel quale appaiono fondamentali le sue scelte di stile e di espressione. Documenta, cioè informa chi non sa e non conosce, ma non lo fa in modo didascalico e meno che mai didattico. Il suo è un modo di vedere che oltrepassa la rappresentazione per situarsi in un universo creativo profondamente lirico. In tal senso, il GRA in alcuni passaggi diviene spazio misterioso, ambiguo e per certi versi minaccioso. Il suo gigantesco cerchio viene percorso di giorno e di notte e il fiume di macchine che lo attraversa a ogni ora viene raffigurato come uno spaventoso serpente.

In alcuni frangenti, il flusso di immagini e storie si interrompe. Rosi colloca la macchina da presa in un punto di vista molto alto.  Inquadra il GRA come fosse una terrificante ferita che non riesce mai a rimarginarsi. Ai suoi lati brandelli di città, quartieri indecifrabili, palazzine oscene, strade che conducono non si sa dove. Gli anfratti più reconditi di una Roma non folcloristica si manifestano meravigliosamente allo sguardo dello spettatore, il quale non può fare altro che abbandonarsi allo straniamento della visione soggettiva.
Intanto, l’anguillaro, il nobile piemontese, il botanico e le prostitute annoiate continuano, come sempre, le loro esistenze segrete.

© CultFrame / © Punto di Svista 09/2013

 


CREDITI

Titolo: Sacro GRA / Regia: Gianfranco Rosi / Da un’idea originale di Nicolò Basetti / Fotografia: Gianfranco Rosi / Montaggio: Iacopo Quadri / Suono: Gianfranco Rosi / Produzione: DOCLAB, La Femme Endormie / Distirbuzione: Officine UBU / Paese: Italia, Francia, 2013 / Durata: 93′

LINK
Filmografia di Gianfranco Rosi
Officine UBU
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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