Stray Dogs. Un film di Tsai Ming-liang. 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Il cinema di Tsai Ming-liang è considerato, da molti, estremo, noioso e, diciamolo pure, insopportabile. Il suo stile, totalmente fuori dai canoni commerciali, è costruito su inquadrature lunghissime, su atmosfere rarefatte e sospese. In sostanza, le sue opere stroncano molti spettatori, anche tra chi guarda il cinema per professione.

Eppure, si tratta di uno dei maggiori talenti della cinematografia internazionale, in grado di realizzare lavori di grande spessore visuale e di evidente importanza contenutistica. Il fatto è che il suo modo di guardare il mondo viene comunicato attraverso un uso della lingua filmica di una purezza quasi assoluta, impermeabile a ogni forma di inquinamento del mondo della comunicazione di massa. Se proprio vogliamo rintracciare un territorio che Tsai Ming-liang condivide con altri autori dobbiamo fare riferimento alla fotografia contemporanea urbana e a certa videoarte che raffigura l’abbrutimento della società contemporanea. In tal senso, Tasi Ming-liang può essere definito un artista visuale dei nostri tempi più che un cineasta.

Nel suo ultimo lungometraggio, intitolato Stray Dogs, il suo discorso formale è portato fino alle estreme conseguenze. Le inquadrature sono rigorosamente fisse (tranne che in rarissimi casi), la durata dei piani ancora più lunga del solito, la recitazione volutamente bloccata in una sofferente marmorizzazione dei volti.
L’autore di Vive l’amour (già Leone d’oro a Venezia nel 1994) racconta una realtà alienante e disturbante nella quale si aggirano soggetti che indirizzano le loro esistenze senza una direzione precisa. Il disagio di vivere si manifesta nello straniamento, nella mancanza di veri rapporti affettivi, nella solitudine totale. Un padre e i suoi due piccoli figli si sbattono quotidianamente per sopravvivere. Il primo guadagna qualcosa come cartello pubblicitario vivente, i bambini invece rubacchiano qualcosa nei supermercati. Una donna vive in un casermone abbandonato di Taipei, in un isolamento umano che riesce a rompere solo quando si reca al lavoro.

Tsai Ming-liang inserisce questi suoi personaggi nel contesto della raffigurazione di una metropoli asiatica occidentalizzata in modo parossistico. I soggetti della storia si muovono in spazi anonimi dove trionfa l’abbandono e dove ciò che è appena costruito si trasforma velocemente in macerie. È un mondo di rovine fisiche e mentali, una realtà contraddistinta da una precoce archeologia architettonica e urbanistica. Ogni parte della città cresce in modo vorticoso ma finisce per morire poco dopo e, infine, per ricadere su se stessa.

Il degrado dei luoghi è direttamente proporzionale all’angoscia che si portano dietro i derelitti protagonisti della vicenda, rifiuti di una società sempre più veloce e comunicativa e sempre meno umana. Le infinite inquadrature del regista malese/taiwanese mettono a fuoco il dolore intenso e silenzioso di uomini e donne che aspirano semplicemente a una vita qualsiasi, purché sia una vita. Alla fine, non rimane altro da fare ai personaggi centrali se non guardare il disegno di un paesaggio su un muro scrostato del palazzone cadente nel quale vivono. La sofferenza è nei loro occhi umidi, nei loro sguardi attoniti, nella penosa immobilità dei loro corpi.

© CultFrame 09/2013

 

TRAMA
Un uomo sopravvive facendo il cartello pubblicitario vivente agli angoli delle strade. I suoi figli passano le giornate nei centri commerciali cercando di raccattare qualcosa da mangiare. Una donna fa la commessa in un supermercato e poi si ritira nella sua casa. A un certo punto, questi soggetti finiranno per intrecciare le loro storie e per vivere in comune le loro sofferenze.


CREDITI

Titolo: Stray Dogs / Titolo originale: Jiaoyou / Regia: Tsai Ming-liang / Sceneggiatura: Tsai Ming-liang, Song Peng-fei, Tung Cheng-yu / Fotografia: Liao Pen-yung / Montaggio: Lei Chen-ching / Scenografia: Liu Cheng-feng / Suono: Tu Duu-chih / Interpreti: Lee Kang-sheng, Lu Yi-ching, Lee Yi-cheng, Lee Yi-chieh, Chen Shiang-chyi / Produzione: Homegreen Films / Paese: Taipei cinese, Francia, 2013 / Durata: 138′

LINK
Filmografia di Tsai Ming-liang
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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