The Zero Theorem. Un film di Terry Gilliam. 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Esiste la realtà e noi siamo reali? Cosa è la vita? Forse un virus che ha infettato momentaneamente la morte e dunque il nulla? È ovvio che i punti di vista possano essere molto diversi e che chiunque possieda una visione religiosa dell’esistenza abbia più risposte rispetto a chi non crede in entità divine.
Dal punto di vista di chi scrive (per quello vi possa interessare), l’ipotesi più credibile è che la vita sia una minuscola e rapidissima eccezione rispetto alla regola: il niente.

Ma anche Terry Gilliam e lo sceneggiatore Pat Rushin hanno ragionato a loro modo su questi argomenti, attraverso un meccanismo espressivo e stilistico che costringe lo spettatore a un’immersione pirotecnica in un mondo “moderno” fatto di connessioni, realtà virtuali e sogni.

The Zero Theorem è un’opera cinematografica basata su una struttura linguistica tipica della cifra artistica di Gilliam. Dal punto di vista visivo potrebbe essere definita una prova barocca e visionaria. Ogni immagine è straordinariamente densa di elementi e il ritmo del racconto si evolve in modo frenetico. Si tratta di una sorta di loop visivo-narrativo che si auto alimenta grazie a invenzioni continue, a punti di vista sempre cangianti e a movimenti di macchina mai prevedibili.

Ma il lungometraggio concepito dalla coppia Gilliam-Rushin è in primo luogo una parabola filosofica sul (non) senso dell’esistenza, una parabola costruita su domande che non ottengono risposte e che lascia intravedere una via di uscita solo nella concretizzazione del sentimento amoroso, nell’eros e nella speranza di una condivisione che non sia solo telematica.

Il personaggio centrale deve riuscire a dimostrare il Teorema Zero attraverso una formula matematica spaventosa che non riesce mai a trovare la sua struttura definitiva. Ogni volta che il protagonista sembra avvicinarsi alla fine del suo calcolo tutto l’impianto si sgretola inesorabilmente. La soluzione del Teorema Zero dovrebbe far emergere il senso della vita, ma questo senso perde ogni interesse quando davanti agli occhi del tecnico informatico scelto per rintracciarlo si palesa la delicatezza della bellezza femminile.

Il mondo in cui si muove Qohen Leth (questo il nome del personaggio cardine interpretato da un Christoph Waltz in gran forma) è confuso e delirante. Vive e lavora in una chiesa abbandonata e l’universo esterno è un labirinto caotico governato da un bombardamento pubblicitario incessante e insopportabile. La realtà è un perfetto mix di tecnologia digitale e decadimento, di modernità e degrado. Il clima è spesso piovoso (tipo Blade Runner) e i soggetti umani decisamente inquietanti. La presunta realtà è grottesca, paradossale e abitata da freaks che sembrano elaborati dalla mente schizzata di un creatore fuori di testa. Qohen Leth alla fine sceglie la dolcezza del sogno e si farà inghiottire dal gigantesco buco nero in cui tutta la massa dell’universo imploderà e raggiungerà una dimensione zero.
Proprio questa sembra essere l’unica fine possibile.

© CultFrame 09/2013

 

TRAMA
Una grande azienda informatica lavora segretamente alla soluzione del Teorema Zero, calcolo matematico complicatissimo che dovrebbe dimostrare il senso della vita (o il suo non senso). Il compito viene affidato al tecnico Qohen Leth, il quale si tufferà in questa avventura con tutte le sue forze ma anche con ingenuità. Alla fine, preso dal delirio si abbandonerà al sogno di un mondo meraviglioso ma in realtà sarà un buco nero a risucchiare il suo corpo e la sua mente nella cosiddetta dimensione zero.

CREDITI
Titolo: The Zero Theorem / Regia: Terry Gilliam / Sceneggiatura: Pat Rushin / Fotografia: Nicola Pecorini / Montaggio: Mick Audsley / Scenografia: Gina Stancu / Costumi: Carlo Poggioli / Musica: George Fenton / Effetti speciali: Arizn Popescu, Nick Allder / Interpreti: Matt Damon, Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis, Lucas Hedges, Ben Whishaw, Tilda Swinson / Produzione: Voltage Pictures / Distribuzione: MovieMax Media Group / Paese: Inghilterra, 2013 / Durata: 107′

LINK
CULTFRAME. Parnasus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo. Un film di Terry Gilliam di Eleonora Saracino
CULTFRAME. Uno yankee nella corte di Lewis Caroll. Intervista a Terry Gilliam di Nikola Roumeliotis
Filmografia di Terry Gilliam
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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