Premiato alla Berlinale 2013 con l’Orso alla migliore attrice Paulina García, Gloria racconta la storia di una donna alle prese con la crisi di mezza età e con i fantasmi del suo passato nel Cile d’oggi. Il film offre il ritratto di una donna matura che lavora e che combatte la solitudine vivendo la propria vita in modo pieno, che canta canzoni d’amore mentre guida, che passa le notti nelle balere in cui danzatori attempati ballano la disco cercando possibili partner.
Nonostante gli acciacchi dell’età che avanza, nonostante l’isolamento cui l’hanno consegnata già da anni il divorzio e la noncuranza dei figli adulti, Gloria non demorde, non rinuncia alla ricerca dell’affetto e del piacere dei sensi: è una donna che fuma e beve abbondantemente in barba a qualsiasi imperativo salutista, è coraggiosa, disinvolta, libera e a suo agio nel proprio corpo con cui è ancora pienamente capace di sedurre gli uomini.
Per dimostrare ciò, non mancano scene di esplicita carnalità tra corpi maturi. Lo sguardo del regista si centra sulla materialità di corpi che portano i segni del tempo che passa, delle possibilità colte o perdute, di una vita vissuta o subita. Il corpo diventa emblema del passato che non si cancella e ci segna: non c’è infatti cosmesi, chirurgia o volontà di oblio che possa cancellare le esperienze vissute.
L’obiettivo di Lelio si posa regolarmente e a lungo sul viso nascosto dietro gli occhialoni da vista fuori moda della protagonista, sui suoi occhi che vedono sempre meno chiaramente, sul suo fisico morbido, sul volto stanco e sulla pancera del suo amante. Inoltre, il regista utilizza la musica non soltanto per sottolineare sentimenti e stati d’animo ma anche per scandire il ritmo della narrazione fino al gran finale (sulle note di Umberto Tozzi), proprio come fosse un musical benché un po’ sui generis.
Gloria è un personaggio che accetta il cambiamento, sa dargli un senso, è capace di rimettersi in discussione, di rimediare ai suoi atti di egoismo e così facendo dimostra di saper amare. Amare anche se stessa perché nell’arco della storia, la donna comprende a sue spese di essere ancora condizionata dalla necessità di piacere, dalla ricerca di conferme del proprio valore soggettivo nella relazione seduttiva e sessuale con gli uomini e a questo impara a reagire.
Il film è diretto da un regista non ancora quarantenne, rivelatosi con La sagrada familia (2005) dopo aver diretto diversi videoclip, ed è prodotto da Pablo Larrain, autore ormai affermato che con questo sodalizio conferma il dinamismo del cinema cileno contemporaneo.
© CultFrame 10/2013
TRAMA
Gloria ha quasi sessant’anni, da tempo è ormai separata dal marito e i suoi figli sono adulti, ma cerca ancora compagnia frequentando spesso i locali notturni dove ama danzare. Una sera incontra Rodolfo e sembra poter cominciare con lui una nuova vita…
CREDITI
Titolo originale: Gloria / Regia: Sebastián Lelio / Sceneggiatura: Sebastián Lelio, Gonzalo Maza / Interpreti: Paulina Garcia, Sergio Hernandez, Marcial Tagle, Diego Fontecilla, Fabiola Zamora / Fotografia: Benjamin Echazarreta / Montaggio: Soledad Salfate, Sebastián Lelio / Scenografia: Marcela Urivi / Costumi: Eduardo Castro / Produzione: Juan de Dios Larraín, Pablo Larraín, Sebastián Lelio, Gonzalo Maza / Cile-Spagna, 2013 / Distribuzione: Lucky Red / Durata: 94 minuti