31° Torino Film Festival ⋅ Anticipazione

SCRITTO DA
Claudio Panella

La nuova edizione del Torino Film Festival è la prima diretta da Paolo Virzì. Il regista livornese si è però avvalso della collaudata squadra di selezionatori alla cui guida c’è ormai da alcuni anni Emanuela Martini e infatti il programma della rassegna conferma i punti di forza della consolidata tradizione torinese: tanto cinema giovane e indipendente accanto a quello di maestri riconosciuti; molto cinema del reale ma anche horror da tutti i continenti (nella nuova sezione intitolata “After Hours”) e serie tv che tentano di rompere ogni schema della visione seriale e domestica (“Big Bang Tv”).

Nel concorso principale, riservato alle opere prime, seconde e terze, figurano due film italiani apparentemente molto diversi tra loro: La mafia uccide solo d’estate di Pif (alias Pierfrancesco Diliberto) è una sorta di autobiografia surreale che s’incrocia con quella della criminalità organizzata siciliana; Il treno va a Mosca di Federico Ferrone e Michele Manzolini raccoglie materiali d’archivio sul viaggio fatto nel 1957 da alcuni abitanti della cittadina romagnola di Alfonsine al Festival Mondiale della Gioventù Socialista di Mosca. Intorno a queste due opere, il concorso propone altri film che mescolano realtà e finzione, come il francese La Bataille de Solférino di Justine Triet, ambientato nel quartier generale di Hollande alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2012, o il tailandese Karaoke Girl di V. V Vadakan, ma anche drammi sociali coreani e canadesi, commedie sudamericane e il primo film tratto da un racconto di David Sedaris, C.O.G. (Child of God) di K. P. Alvarez. A presiedere la giuria che decreterà il vincitore del festival sarà lo sceneggiatore e regista messicano Guillermo Arriaga.

Se i lungometraggi del concorso filmano volentieri anche la realtà, è possibile trovare nella sezione “TFFdoc” opere che sino a qualche anno fa non sarebbe stato facile includere in un concorso per documentari, come per esempio Stop the Pounding Heart di Roberto Minervini, terzo capitolo di una sorta di trilogia texana che segue The Passage (2011) e Low Tide  (2012). A latere dei molti sguardi sul mondo qui raccolti vengono presentati anche gli ultimi lavori di due maestri riconosciuti come Claude Lanzmann e Rithy Panh: di Lanzmann si vedrà a Torino Le Dernier des injustes, dedicato alla figura di Benjamin Murmelstein, che durante la guerra e la Shoah fu membro del Consiglio degli Anziani chiamati da Eichmann a governare sulla città-ghetto ebraica di Theresienestadt, accompagnato da un film-intervista con il figlio di Murmelstein, Wolf di Claudio Giovannesi; il maestro cambogiano Panh torna invece a riflettere sui massacri del regime di Pol Pot con L’Image manquante, che enuncia fin dal titolo quanto sia difficile ricordare e mettere in immagini la memoria dei genocidi.

Sul fronte del documentario sono davvero tante le opere che non andrebbero perse, dal Pays barbare di Gianikian e Ricci Lucchi sulla fine di Mussolini a Piazzale Loreto al The Stuart Hall Project di John Akomfrah, che ha per protagonista uno degli intellettuali più influenti della new left inglese, il fondatore dei moderni “Cultural Studies”. Tra gli altri omaggi documentari a cineasti, segnaliamo Tarr Béla, I Used to Be a Filmmaker di Jean-Marc Lamoure, un ritratto del grande regista ungherese che ha annunciato il suo ritiro dal cinema con The Turin Horse (2011), e che sarà al centro anche di una video-intervista realizzata da Donatello Fumarola e Alberto Momo. I due autori del progetto “Parole e utopia” presentano a Torino un’altra intervista, quella ad Alberto Grifi, di cui al Festival si vedrà Anna, il film culto girato con Massimo Sarchielli, in versione restaurata.

A contorno di tanto cinema nuovo e sperimentale non mancano gli ultimi film, alcuni già di successo, di autori e interpreti noti al grande pubblico come Only Lovers Left Alive di Jim Jarmush, Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen o l’atteso All is Lost di J. C. Chandor, tutto incentrato sulla perfomance di Robert Radford. Sempre dagli Stati Uniti arrivano anche pellicole attese come l’ultimo film, postumo, di James Gandolfini, la commedia sentimentale Enough Said di Nicole Holofcener o come The Way Way Back, diretto dai due sceneggiatori di Paradiso amaro e altri film di Alexander Payne, con Steve Carell. Ai film più sorprendenti pensati per il pubblico del vecchio continente è invece riservata la neonata sezione “Europop” con opere quali Alceste à bicyclette (Molière in bicicletta) di Philippe Le Guay, The Stag dell’irlandese John Butler, Monica Z di Per Fly e La mossa del pinguino di Claudio Amendola, girato in Piemonte e dedicato a una squadra di curling intenzionata a prendere parte alle Olimpiadi di Torino 2006.

Per quanto riguarda il grande cinema del passato, il festival di Virzì si è aggiudicato l’anteprima mondiale del restauro in 2k di di Fellini, a festeggiare il cinquantesimo anniversario dall’uscita del film nelle sale italiane. Ciò che più contraddistingue da sempre la manifestazione torinese sono però le sue retrospettive: quest’anno e nel 2014 è previsto un viaggio in due parti nella “New Hollywood” iniziando dal “nuovo cinema americano tra il 1967 e il 1976”, a cura di Emanuela Martini, con alcune fra le prime pellicole di Peter Bogdanovich, Bob Rafelson, Jerry Schatzberg, Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Sydney Pollack, Michael Cimino, Alan J. Pakula, Brian De Palma, Arthur Penn, Monte Hellman, Paul Mazursky, Sam Peckinpah e California Split (1974) di Robert Altman… per il quale è atteso a Torino anche Elliot Gould.

Si fa notare nel programma, infine, l’interessante selezione di miniserie televisive dirette da autori quali Jane Campion, con le sei puntate della serie noir neozelandese Top of the Lake che ha per interpreti Elizabeth Moss, Peter Mullan, Holly Hunter, o David Fincher, produttore e regista (premiato con l’Emmy) del primo episodio di House of Cards, con Kevin Spacey nei panni del leader del Partito Democratico USA e Robert Wright in quelli di sua moglie.

L’apertura del festival è affidata, la sera di venerdì 22, a Last Vegas e a un quartetto di star in vacanza nella capitale mondiale del gioco d’azzardo per un “ultimo” addio al celibato in grande stile: Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin Kline. La chiusura prevede invece la proiezione di Grand Piano di Eugenio Mira, un thriller fuori dell’ordinario a partire dalla sua ambientazione in una sala da concerto, con protagonisti Elijah Wood e John Cusack. Ce n’è davvero per tutti i gusti. E chi non potrà venire a Torino potrà vedere alcune opere online sul portale “MyMovies” o aspettare le selezioni di film “Torino a Milano” e “Torino a Roma” che verranno presentate in quelle città dopo il festival.

© CultFrame 11/2013

INFORMAZIONI
31. Torino Film Festival / Direttore: Paolo Virzì
Dal 22 novembre al 30 novembre 2013
Proiezioni: Multisale Massimo, Lux, Reposi
Telefono: 011.8138811 / fax 011.8138890 / e-mail: info@torinofilmfest.org
Biglietto: vedi sito

SUL WEB
Torino Film Festival – il sito

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Claudio Panella

Claudio Panella, Dottore di ricerca in Letterature e Culture Comparate, si interessa in modo particolare alle interazioni tra la letteratura e le arti, alle trasfigurazioni letterarie del paesaggio e della città, alle rappresentazioni del lavoro industriale e post-industriale nella letteratura italiana ed europea. Attualmente è redattore di Punto di Svista - Arti Visive in Italia e CultFrame - Arti Visive.

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