Sullo schermo irrompe la luce del sole estivo del sud della Francia, il corpo della bellissima Marine Vacht steso sulla sabbia calda è totalmente esposto, senza ombre né misteri, esibito con l’orgoglio e la sfrontatezza della giovinezza, e l’ombra di una mano che scorre dai seni al viso diviene metafora di un desiderio rapace che Ozon si limita a descrivere da raffinato osservatore, attraverso lo sguardo curioso del fratello minore ancora a metà strada tra infanzia ed adolescenza.
Si apre così il primo capitolo di questa tetralogia stagionale di vago sapore rohmeriano, con una dichiarazione di “neutralità morale” che sottrae il film al giudizio etico e alle deprimenti cronache giudiziarie di questi giorni. Ozon mette in scena il (fantasma del) desiderio, naturale e incontenibile, quello della diciassettenne Isabelle, chimico e funereo quello dei suoi anziani clienti, senza giudicare né spiegare, ma utilizzando l’anarchia sessuale per sabotare le mortifere convenzioni della borghesia gauchista che, ad esempio, tollera l’adulterio, ma si ritrae terrorizzata di fronte all’irrazionalità della giovinezza.
Isabelle è figlia di genitori “moderni e aperti”, una madre medico ed un patrigno dimesso e vulnerabile, è bellissima e desiderata dai suoi coetanei, non ha bisogno di danaro, va alle feste con le amiche ed è proprio questa normalità che rende incomprensibile agli occhi adulti la sua condotta, che spinge la madre (e lo spettatore) a ricercare una giustificazione, ed una colpa, che semplicemente non esistono. Ozon si fa beffe della psicologia d’accatto (la separazione dei genitori e la ricerca del padre mediante rapporti con uomini anziani), dichiara immediatamente il disinteresse della protagonista per i proventi della propria attività, elimina ogni spiegazione didascalica e consolatoria: non dice nulla, ma lo fa benissimo, attraverso un’elegante rappresentazione del desiderio e del potere sugli uomini che Isabelle scopre giorno per giorno. Il denaro diviene, così, un semplice tributo a questo potere, quasi una prova tangibile della propria esistenza che Isabelle custodisce come una reliquia. Archiviata in fretta e senza alcuna soddisfazione la questione verginità (anche questa è fatta), Isabelle può partire alla scoperta del mondo, in alberghi lussuosi ed asettiche suites, trasformandosi in Léa, alter ego adulto ed elegante, una ragazzina in tailleur e tacchi a spillo, una sconosciuta che osserva la propria immagine riflessa negli occhi di uomini disposti anche a morire, pur di venire sfiorati un’ultima volta dalla dolce ala della giovinezza.
© CultFrame 11/2013
TRAMA
Il passaggio all’età adulta di Isabelle, una ragazza di 17 anni ribelle e in piena esplosione ormonale, in 4 stagioni e 4 canzoni: in estate perde la veriginità con un ragazzo tedesco, in autunno e in inverno si prostituisce con uomini decisamente più avanti negli anni, in primavera inizia una relazione con un coetaneo ma è un fuoco di paglia. Nel frattempo famiglia, amici e psicologi provano a capire quale sia il suo problema e dove hanno sbagliato.
CREDITI
Titolo: Giovane e bella / Titolo originale: Jeune & Jolie / Regìa: François Ozon / Sceneggiatura: François Ozon / Fotografia: Pascal Marti / Montaggio: Laure Gardette / Scenografia: Katia Wyszkop / Musica: Philippe Rombi / Interpreti principali: Marine Vacht, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Fantin Ravat, Johan Leysen, Charlotte Rampling / Produzione: Mandarin Cinéma, Mars Films, France 2 Cinéma / Distribuzione: BIM / Paese: Francia, 2013 / Durata: 94’
SUL WEB
Filmografia di François Ozon
BIM