Elliott Gould, padrino della retrospettiva dedicata a New Hollywood che ha proposto quest’anno la 31ma edizione del Torino Film Festival, tra le altre cose ha affermato che “Hollywood is always business”. Parlando, però, della Hollywood di oggi questo “business” si riduce facilmente ad attività di banche, multinazionali e a varie amenità.
Ma negli anni ’70, quando prendeva il via il movimento sotto il nome di Nuova Hollywood (il cui inizio erroneamente è stato fatto coincidere col 1969 e con la realizzazione di Easy Rider, per la regia di Denis Hopper, ma che invece prese avvio due anni prima con Il Laureato di Mike Nichols), sicuramente il concetto di “business” riguardava i produttori interessati alla qualità del linguaggio e soprattutto quelli che salvaguardavano i loro interessi rifiutando i codici classici e offrendo al pubblico qualcosa di veramente “new”, almeno per gli schermi hollywoodiani/americani.
Infatti, la parola che più volte ha usato Elliott Gould nei vari incontri effettuati al Torino Film Festival è “libertà, libertà d’espressione rispetto ai codici prestabiliti” (sedimentati in sessant’anni di cinema, aggiungiamo noi).
Passando ai titoli di questa ricchissima rassegna sicuramente l’aspetto che colpisce è il fatto di essere riusciti a vedere sul grande schermo pellicole che molti hanno potuto apprezzare solo sul piccolo. Riscoprire la magnificenza di Vanishing Point di Richard Sarafian, road movie d’eccezione con una colonna sonora indimenticabile e un protagonista come Barry Newman che con questo film ha guadagnato lo status di culto, non è da poco. E così passando dagli inevitabili Bonnie & Clyde di Arthur Penn del 1967, Bob & Carol & Ted & Alice, sulla liberazione sessuale (lavoro di Paul Mazursky), il vincitore di tre premi Oscar Midnight Cowboy, firmato John Schlesinger, si può arrivare fino a gioielli dimenticati come Elettra Glide in Blue di William Guercio del 1973, unica regia di un musicista che ha reso un mito controverso il suo protagonista William Blake.
E’ veramente dura rendere omaggio a tutti i titoli della rassegna che, come ci ha confermato la sua curatrice Emanuela Martini, nel 2014 avrà una seconda parte, perché registi e gli attori dell’epoca hanno toccato tutti i generi rivisitandoli nelle maniere più sorprendenti. Esattamente come ha fatto l’attore Alan Arkin nella sua unica regia, il surreale Little Murders, scritto dal grande umorista Jules Feiffer e interpretato dagli scatenati Gould e Donald Sutherland. Oppure, facciamo riferimento al curioso Inserts, uscito in Italia con il titolo Il Pornografo (regia di John Byrum), pellicola del 1974, in cui Richard Dreyfuss, autore del muto caduto in disgrazia finisce col girare film porno.
Chiudiamo questo nostro omaggio a New Hollywood citando tre mystery a dir poco d’eccezione: Sisters, l’hitchcockiano meta-thriller di Brian De Palma, il finissimo esercizio di stile noir Farewell, my Lovely di Dick Richards, con il “vecchio” Robert Mitchum nella parte di Marlowe e, infine, Night Moves, esemplare noir post Watergate interpretato da un disilluso Gene Hackman e una “lolitesca” Melanie Griffith. Alla regia, il maestro Arthur Penn. Appuntamento l’anno prossimo.
© CultFrame 11/2013
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