Venere in pelliccia ⋅ Un film di Roman Polanski

SCRITTO DA
Giovanni Romani

Definire “stratificata” l’ultima fatica dell’ottantenne Polanski è un eufemismo: cinema basato su una pièce teatrale di David Ives tratta a sua volta dal romanzo omonimo del 1870 di von Sacher-Masoch. Il regista non si limita peraltro a filmare il teatro, ma ci trascina all’interno della scena, ci rende complici e, una volta di più, voyeurs del suo gioco, il consueto duello tra uomo e donna, tra desiderio e convenzioni, tra sessualità e razionalità, tra regista ed attrice.

Dalla pagina, al palcoscenico, al cinema che invade lo spazio sacrale del teatro con un incipit in soggettiva che dall’esterno, livido e temporalesco, approda alla calda intimità della platea, un luogo apparentemente protetto, dominato dalla volontà dell’autore. E da subito risulta evidente l’esito dello scontro tra il regista ed autore, perfetto alter-ego di Polanski anche fisicamente, e l’attrice smandrappata, volgare e sensuale, ignorante ed intuitiva, tanto animalesca e sboccata quanto intellettuale e “superiore” appare il regista. Il gioco è scoperto da subito, si intuisce immediatamente l’umiliante destino dell’autore, vittima predestinata esattamente come il personaggio letterario del quale segue il medesimo percorso di amore e sottomissione.

Emanuelle Seigner, fulgida nella sua maturità, è perfetta nel ruolo della dominatrice istintiva, molto divertente in versione “grezza”, inquietante quando rivela il proprio volto di vendicatrice/padrona, mentre Amalric, a parte la voluta somiglianza a Polanski, ha il fisic du rôle della vittima designata, straordinario nella disperta metamorfosi muliebre che riecheggia L’Inquilino del Terzo Piano (capolavoro del 1976). Al di là del tema “master & servant”, francamente stravisto, risaputo e demodé, la sessualità come strumento di dominio, rispetto a Luna di Fiele (1992), qua resta a livello puramente mentale e simbolico, è un gioco crudelmente psicologico, tanto che i corpi raramente si sfiorano: Polanski gioca con la mente, con rimandi ai classici greci, a divinità femminili potenti e spietate, un duello archetipico che finisce col confondere generi e ruoli, fino a tramutare la Baccante Seigner in un’Erinni vendicativa che lascia sul palco un vuoto simulacro d’uomo, grottesco e sconfitto.

© CultFrame 11/2013

TRAMA
Parigi: dopo aver passato un’intera giornata in teatro a supervisionare audizioni di attrici per la sua nuova pièce, Thomas si lamenta al telefono dello scarso rendimento delle candidate. Nessuna ha i requisiti necessari per il ruolo della protagonista. Poi, mentre Thomas si prepara ad andare via, arriva Vanda, una ragazza impertinente, dotata di un’incredibile e sfrenata energia, che incarna tutto ciò che lui odia di più: è volgare, senza cervello e soprattutto pronta a tutto pur di ottenere la parte. Tuttavia, il regista decide suo malgrado di darle una chance. Scoprirà con stupore la metamorfosi della ragazza: non solo è fornita di oggetti di scena e costumi, ma ha capito profondamente il carattere del personaggio e ne conosce a memoria le battute. Man mano che il provino prosegue, l’intensità tra i due aumenta e l’attrazione che Thomas prova verso Vanda diventa ossessione.


CREDITI

Titolo: Venere in pelliccia / Titolo originale: La Vénus à la fourrure / Regìa: Roman Polanski / Sceneggiatura: David Ives, Roman Polanski dalla pièce teatrale omonima di David Ives tratta dall’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch/ Fotografia: Pawel Edelman / Montaggio: Margot Meynier, Hervé de Luze/ Scenografia: Jean Rabasse / Musica: Alexandre Desplat / Interpreti principali: Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric / Produzione: R.P. Productions, A.S. Films, Polish Film Institute, Canal +, Ciné + / Distribuzione: 01 Distribution / Paese: Francia, 2013 / Durata: 96’

SUL WEB
Filmografia di Roman Polanski
01 Distribution

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Giovanni Romani

Nato a Udine, arraffo un diploma di maturità classica. Mi diplomo a Firenze alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassmann. Me ne vado a Roma a far teatro, in seguito cinema con Gianni Amelio. Scippo una mediocre laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano e nel contempo inizio a scrivere recensioni per il Messaggero Veneto. Abbandono la carta per la rete, prima con Cinema.it, per poi approdare a CultFrame - Arti Visive. Attualmente: avvocato tatuato cinefilo cinofilo.

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