Un ritratto tragicamente fedele della società italiana del XXI secolo: i ricchi sono sempre più ricchi e costruiscono i loro imperi finanziari su bolle speculative (che nulla hanno a che fare con i concetti di produzione e lavoro) che prima o poi scoppiano. Eppure, nonostante crisi terrificanti e crolli internazionali finiscono per cadere sempre in piedi, reclusi nelle loro ville pacchiane e privi di qualsiasi vero contatto con la realtà. La borghesia vive un’atroce difficoltà e nel tentativo di imitare gli ipertrofici “successi” dei miliardari di riferimento compie disperate e patetiche manovre di emulazione che spesso si concludono in veri e propri disastri economici e umani. Gli intellettuali e i ceti più popolari vivono confinati in quartieri periferici degradati e in appartamenti asfittici, ormai sotto la soglia di povertà.
Tutto ciò è rappresentato in maniera nitida nel film di Paolo Virzì Il capitale umano.
Si tratta di un’opera dolorosa e inquietante che mette a fuoco un’involuzione sociale che tutti noi, in Italia, abbiamo davanti ai nostri occhi. Vien fuori il quadro di un paese totalmente devastato (come è in effetti), il cui tessuto sociale appare inquinato da disuguaglianze e sfruttamenti che sembravano solo ormai ricordi ottocenteschi.
Virzì costruisce, basandosi sul romanzo di Stephen Amidon, una sorta di thriller sociale e umano che si evolve nell’ambito di una struttura narrativa che si muove grazie al susseguirsi dei punti di vista dei diversi ruoli centrali. Comunica ancor più amarezza allo spettatore il fatto che il personaggio del cameriere che muore investito da un Suv (cioè il più debole della catena sociale), e che rappresenta il cardine intorno al quale si sviluppa la storia, sia sempre e comunque una figura marginale, che sembra non avere alcun peso sul mondo reale (se non per la propria modesta famiglia).
Il capitale umano è con tutta evidenza il lungometraggio più maturo di Paolo Virzì che sta sempre più definendo il suo sguardo e il suo stile per collocarsi in un’area d’autore che si allontana dagli schemi consolidati e triti della commedia all’italiana. Virzì visualizza questa vicenda grazie a immagini dal forte impatto espressivo. Frequenti i primi e primissimi piani, così come particolarmente impressionanti sono alcuni movimenti di macchina e molte inquadrature che riescono a comunicare al fruitore sensazioni precise, ora di inquietudine interiore, ora di freddezza umana oppure di spaventoso cinismo. Il film, dunque, tiene viva l’attenzione dello spettatore soprattutto per la sua capacità di veicolare perfettamente i suoi contenuti grazie all’efficacia della sfera visuale e formale. Ogni personaggio è ben delineato e si configura come la pedina di un gioco crudele e angoscioso che alla fine distruggerà solo gli indifesi e i poveri (come sempre).
Se dovessimo indicare gli aspetti più problematici di questa operazione cinematografica dovremmo puntare l’attenzione su alcune scelte narrative non proprio credibili: la scena dell’amplesso tra la ricca signora (Valeria Bruni Tedeschi) e il drammaturgo squattrinato (Luigi Lo Cascio) mentre vedono Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene ha una sapore decisamente (troppo) grottesco, così come il “presunto” consiglio di amministrazione del teatro preso in gestione (sempre dalla ricca moglie del finanziere senza scrupoli) viene dipinto come un bizzarro e inverosimile gruppetto di persone capeggiato da un professore di teatro stile anni Settanta e una critica acida e insopportabile.
Inutile dire, infine, come le polemiche relative a un inesistente uso di stereotipi riguardanti i ricchi brianzoli sia semplicemente ridicolo. Cosa dovrebbero dire altre realtà regionali italiane, in special modo del sud, su cui si ironizza pesantemente da decenni senza che nessuno si scandalizzi?
© CultFrame / © Punto di Svista 01/2014
TRAMA
Un cameriere torna di notte a casa dopo aver servito a una cela di gala, presso un prestigioso istituto scolastico privato della Brianza. Un suv lo colpisce e lo riduce in fin di vita, ma nessuno ha visto chi fosse veramente alla guida. I sospetti si dirigono verso il giovane rampollo di una ricchissima famiglia capeggiata da un finanziare cinico e senza scrupoli. Ma intorno a questa vicenda ruotano altri soggetti: la madre infelice del ragazzo, la fidanzata di quest’ultimo, un professore di teatro idealista, un agente immobiliare con manie di grandezza, una psicologa che lavora in una struttura pubblica.
CREDITI
Titolo: Il capitale umano / Regia: Paolo Virzì / Sceneggiatura: Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo (libero adattamento del omonimo romanzo di Stephen Amidon) / Fotografia: Jérôme Alméras, Simon Beaufils / Montaggio: Cecilia Zanuso / Musica: Carlo Virzì / Scenografia: Mauro Radaelli / Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Vincent Nemeth, Luigi Lo Cascio, Gigio Alberti, Bebo Storti, Pia Engleberth / Produzione: Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Marco Cohen / Distribuzione: 01 Distribution / Origine: Italia, Francia / Anno: 2014 / Durata: 110 minuti
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CULTFRAME. Tutta la vita davanti. Un film di Paolo Virzì di Nikola Roumeliotis
Filmografia di Paolo Virzì
01 Distribution