La mostra, Anni ‘70. Arte a Roma, allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma visitabile fino al 2 marzo 2014, vuole contestualizzare l’esperienza rilevante, artistica e sociale, che in quel periodo ha reso la capitale punto nevralgico per i tentativi di ricerca e di sviluppo dei linguaggi dell’arte visiva in Italia. Si avverte, attraversando le sale scandite per aree tematiche, sin dai primi anni Settanta, l’esigenza degli artisti di rappresentare o di rappresentarsi attraverso delle azioni o performance. Pertanto la necessità di disincagliarsi non solo dall’oggetto artistico, dal prodotto in sé, ma anche dagli spazi istituzionalizzati per l’arte, musei o gallerie, promovendo ed attuando delle azioni di rottura degli schemi sociali e intellettuali del fare arte, in linea con le tendenze internazionali generate in quel frangente.
La memoria di quell’esperienza era realizzata, e oggi offerta, attraverso una documentazione fotografica o filmata. Alcune di queste attività sono visibili nello spazio centrale del Palazzo delle Esposizioni, detto della Rotonda, con le testimonianze fotografiche di Claudio Abate, Ugo Mulas e Massimo Piersanti e attraverso i video di Luciano Giaccari posti ai lati degli scaloni per l’accesso al piano superiore.
Dopo questo primo periodo, mano a mano che si oltrepassano le ulteriori sale avviandoci fino alla fine del percorso espositivo, è palese il ritorno all’oggetto, che risulta di nuovo centrale nell’attività degli autori. In mostra i più radicali artisti che in quel periodo hanno prodotto cambiamenti decisivi in alcune delle modalità espressive delle arti visive. Solo per citarne alcuni, visto il numero e l’eterogeneità; Gino De Dominicis le cui opere ci costringono a riordinare in continuazione la presa di posizione della nostra cognizione; oppure i dispositivi che Vettor Pisani mette in atto per ribaltare alcune retoriche che zavorravano ancora l’ambiente artistico e intellettuale, non solo romano; Cesare Tacchi che attraverso le fotografie di Elisabetta Catalano ci mostra, procedendo in senso inverso, la smaterializzazione della pittura fino all’apparizione dell’autore; Giosetta Fioroni che con Foto da un atlante di medicina legale espone delle fotografie degli anni ‘30, corredate da interventi manoscritti e schede dattiloscritte, prese da un archivio nazista nel quale si catalogavano persone con devianze di autoerotismo e, per terminare questo brevissimo e sicuramente non esaustivo excursus, un sorprendente Ettore Spalletti che con le sue tele monocrome è già proiettato nelle ricerche dei decenni successivi.
A rimarcare l’intensità dei rapporti internazionali che in questo periodo fanno di Roma un crocevia di esposizioni e incontri vi è anche la presenza di un folto numero di autori stranieri (solo per provenienza geografica e non per attitudini espressive); Gilbert & George, Urs Lüthi, Christian Boltanski, Nam June Paik, Joseph Kosuth, tra i tanti.
Altro elemento di interesse è la presa di posizione dei critici e degli storici dell’arte; da Achille Bonito Oliva a Filiberto Menna, da Maurizio Calvesi a Giulio Carlo Argan, oppure Maurizio Fagiolo e Alberto Boatto i quali creano con le loro posizioni divergenze sostanziali che ritroveremo nei saggi, redatti dagli stessi in quegli anni, a rimarcare lo scarto epocale tra le varie scuole di pensiero della critica d’arte. Le esperienze variegate di questo percorso sono ben descritte nel catalogo della mostra edito da Iacobelli editore di Roma e a cura di Daniela Lancioni. I saggi all’interno del catalogo che si susseguono, dopo l’introduzione di Daniela Lancioni e una conversazione tra Matteo Lanfranconi e Achille Bonito Oliva, sono ben nove e tutti di interesse. E’ presente in catalogo anche una guida pratica alla visita della mostra redatta dalla curatrice Daniela Lancioni. Da sottolineare come attraverso questi saggi in catalogo viene sondato, oltre agli elementi artistici, anche uno spaccato del clima sociale, politico e culturale della città negli settanta del secolo scorso. Ad esempio da notare come nello studio di Francesco Bartolini emerga una Roma problematicamente legata a uno incremento della popolazione, a partire dagli anni Sessanta, ma che è in deficit nell’organizzazione urbanistica del territorio, con le conseguenze dello sviluppo delle baraccopoli e dell’occupazione edilizia e il successivo affermarsi dell’abusivismo edilizio. Non sembra sia mutato molto da quaranta anni a questa parte tranne per l’abbattimento delle baracche.
A tali eventi si legano con un’attività diretta alcuni artisti, tra i vari: Fabio Mauri, Claudio Cintoli, Francesco Clemente, Maurizio Benveduti, i quali affittano un cartellone pubblicitario a Porta Portese per compiere delle azioni di arte pubblica. Anche la fotografia è molto presente, sia in mostra – con opere di Tano D’Amico, Mario Cresci, Franco Vaccari, ma anche di autori non strettamente fotografi come Mimmo Germanà, Luigi Ontani, Maurizio Mochetti e Luca Maria Patella che scandagliano con le loro indagini i vari ambiti dell’uso del linguaggio fotografico, sia in catalogo – con un ampio saggio di Antonella Russo dal titolo Fotografia e neoavanguardie a Roma negli anni Settanta (circa).
© CultFrame – Punto di Svista 02/2014
INFORMAZIONI
Mostra: Anni ’70. Arte a Roma / A cura di Daniela Lancioni
Palazzo delle Esposizioni / via Nazionale 194, Roma
Orario: martedì – giovedì 10.00 – 20.00 / venerdì e sabato 10.00 – 22.30 / domenica 10.00 – 20.00 intero € Biglietto: intero 7,50 € / ridotto 6,00 €
Catalogo: Iacobelli Editore
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Palazzo delle Esposizioni, Roma