Allacciate le cinture. Un film di Ferzan Ozpetek

SCRITTO DA
Eleonora Saracino

Per resistere alle turbolenze della vita, per reggere ai sussulti dei sentimenti Ferzan Ozpetek consiglia di “allacciare le cinture” e aggrapparsi, così, a quell’esistenza che, spesso, mina l’equilibrio. Da questa nobile intenzione il regista turco fa muovere la sua storia in cui l’amore si dispiega su tutto e tutti a (ri)coprire di ovvietà eventi e personaggi.

Tornato a girare, dopo Mine vaganti, nella suggestiva Lecce, Ozpetek ripropone un’altra edulcorata cartolina sullo sfondo di acque cristalline, cieli azzurri e paesaggi di naturale incanto, attingendo dal melò e dal dramma, senza rinunciare a ciò che, evidentemente, egli considera grottesco per raccontare il legame di Elena e Antonio, diversissimi tra loro ma, proprio per questo (e come potrebbe essere altrimenti?) destinati a soccombere a fatal passione.

Il racconto, sviluppato nell’arco di tredici anni – dal 2000 al 2013 –  mostra l’evoluzione sentimentale dei due; dall’ approccio “impossibile” (Antonio è il fidanzato della migliore amica di Elena), passando attraverso il matrimonio e la famiglia, fino all’irrompere del tragico e all’arrivo della malattia. Per questo il regista, che firma la sceneggiatura insieme a Gianni Romoli,  si cimenta con scarti temporali e  snodi narrativi in modo a dir poco ardito e, mestamente, fallimentare.

Una scrittura priva di originalità, infarcita di luoghi comuni e di facili battute dimostra, ancora una volta, come il cinema di Ozpetek non riesca mai ad affrancarsi – per forma e contenuto – da quel tono ammiccante e da quello sguardo furbo che strizza l’occhio allo spettatore, facendo leva sul trito sentimentalismo e toccando le corde della più banale commozione.
Si mettono in campo tradimenti e sofferenze, perdite e abbandoni senza mai approfondire un carattere ma lasciando che la storia si snodi in un susseguirsi di prevedibili conseguenze, disseminando, qua e là, momenti di presunta “leggerezza” che, in luogo di stemperare l’atmosfera drammatica, accentuano ancor di più quelle forzature narrative che sviliscono ulteriormente ogni verosimiglianza.

Nella bella città pugliese ogni interprete parla con il proprio accento a rendere ancora più evidente il carattere sghembo della storia in cui i personaggi e gli avvenimenti risultano tristemente fuori squadra, come posti a caso in una confusa architettura registica e narrativa.
Impressionante l’immobilità espressiva degli attori principali (a parte la volenterosa prova di Scicchitano che infonde al suo Fabio un soffio di autentica simpatia) che stride con alcune “convulse” performance dei comprimari come quella di Elena Sofia Ricci, di nuovo destinata al ruolo della zia fuori di testa, e di Luisa Ranieri, procace parrucchiera napoletana che rifà, spaventosamente, il verso alla Loren. Come già accaduto in Mine vaganti, tali personaggi variopinti e bizzarri rimandano a quel gusto almodovariano tanto caro al regista di Istambul, tuttavia lontano anni luce dalla soave levità del (sor)riso che il maestro spagnolo riesce ad infondere tra le pieghe del tragico.

Il film si risolve allora in uno squilibrato amalgama in cui palpiti d’amore e sofferenze fisiche vengono mescolati con quell’ambiguità che non dovrebbe mai nemmeno sfiorare il racconto della malattia o della morte e ne risulta, così, un quadro falsato dal sentimentalismo, un grossolano trompe-l’œil di abusate emozioni dal quale nemmeno l’occhio si lascia più ingannare.

© CultFrame 03/2014

 

TRAMA
Lecce, 2000. Elena e Antonio si conoscono e si detestano. Lui è il fidanzato della migliore amica di lei, ha un carattere rude e aggressivo e non fa mistero della sua omofobia. Tra di loro, nonostante tutto, scatta una passione alla quale non possono sottrarsi. Li ritroviamo 13 anni dopo, sposati e con figli, alle prese con una relazione difficile e la malattia di Elena. Un evento che metterà a dura prova le vite di tutti.


CREDITI

Titolo: Allacciate le cinture / Regia: Ferzan Ozpetek / Sceneggiatura: Gianni Romoli, Ferzan Ozpetek / Interpreti: Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Caronila Crescentini, Francesco Scianna, Elena Sofia Ricci, Luisa Ranieri, Paola Minaccioni / Fotografia: Gian Filippo Corticelli / Montaggio: Patrizio Marone / Produzione: Tilde Corsi e Gianni Romoli, R&C Produzioni e Faros Film con Rai Cinema / Distribuzione: O1 / Italia, 2013 / Durata: 110 minuti

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Sito ufficiale del film Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek
Filmografia di Ferzan Ozpetek
01 Distribution

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Eleonora Saracino

Eleonora Saracino, giornalista, critico cinematografico e membro del Sindacato Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si è laureata in Storia e Critica del cinema con una tesi sul rapporto Letteratura & Cinema. Ha collaborato con Cinema.it e, attualmente, fa parte della redazione di CulfFrame Arti Visive e di CineCriticaWeb. Ha lavorato nell’industria cinematografica presso la Columbia Tri Star Pictures ed è stata caporedattore del mensile Matrix e della rivista Vox Roma. Autrice di saggi sul linguaggio cinematografico ha pubblicato, insieme a Daniel Montigiani, il libro “American Horror Story. Mitologia moderna dell'immaginario deforme” (Viola Editrice).

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