Bernard Plossu, la fotografia come poesia ed estetica. In mostra a Lione

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis
© Bernard Plossu. Portugal, Lisbonne, 1987. Courtesy Galerie Le Rèverbère, Lyon
© Bernard Plossu. Portugal, Lisbonne, 1987. Courtesy Galerie Le Rèverbère, Lyon

© Bernard Plossu. Portugal, Lisbonne, 1987. Courtesy Galerie Le Rèverbère, Lyon

Qual è la differenza tra una fotografia basata sul concetto di estetica e un’altra che si potrebbe definire estetizzante? A mio avviso la prima è caratterizzata da una stratificazione di senso che obbliga il fruitore a indagare profondamente, anche dentro se stesso. E ancora: in una fotografia estetica si coglie in modo inequivocabile il sentimento percettivo scaturito dallo sguardo del fotografo sulla realtà. La seconda è, invece, un tipo di immagine incentrata su un’idea effimera ed “effettistica” di bellezza e che comunica i suoi significati solo ed esclusivamente attraverso la sua superficie visibile, una superficie respingente e non “attraente”.

Ebbene, se dovessi indicare un fotografo che da sempre ha operato nel campo dell’estetica, dovrei senza dubbio fare il nome di Bernard Plossu. Ebbene, se dovessi indicare un fotografo che da sempre ha operato nel campo dell’estetica, dovrei senza dubbio fare il nome di Bernard Plossu.

Potrei definire Plossu un raffinato intellettuale e uno studioso (ha fondato insieme a Claude Nori, Gilles Mora, e poi con Denis Roche, la rivista Cahiers de la Photographie), un poeta della visione (dall’impostazione quasi cinematografica), un sublime “collezionista” di sentimenti e sensazioni, di impressioni profonde raccolte nel corso dei suoi viaggi in giro per il mondo che, a mio avviso, non sono solo spostamenti geografici quanto piuttosto indagini interiori.

Fino al 12 aprile 2014, la Galleria Le Réverbère di Lione ospita una mostra di Plossu intitolata: De l’Atlantique à la Méditerranée / Du Portugal à la Grèce. Ancora una volta uno spostamento nello spazio, tra due paesi del Sud Europa in cui l’autore francese ha operato all’interno di una dimensione sensibile del fare fotografia che va ben al di là della pratica fotografica in senso stretto. Le sue immagini si mostrano al fruitore come apparizioni di un reale trasfigurato che pur rimanendo, nella sua riproduzione, non alterato è capace di evocare sensazioni libere da significati legati al concetto di fedele rappresentazione del mondo.

Ognuno, vedendo le opere di Plossu, può costruire il suo viaggio personale. In tal senso, Bernard Plossu è un poeta che usa la lingua della fotografia e anche un delicato evocatore di sentimenti, dunque è un esteta. Il Portogallo e la Grecia, nella sua visione non sono solo Paesi, Stati, ma “luoghi dell’anima” (senza confini), capaci di generare autonomamente, proprio perché “luoghi dell’anima”, immagini da cui Plossu si è fatto attraversare, si è fatto prendere, si è fatto avvolgere, senza pretendere di trasformare le sue osservazioni in scontate “prede” dello sguardo. Ci ha restituito queste sue visioni senza volerci spiegare nulla, senza imporci un’interpretazione univoca, semplicemente comunicandoci in modo sincero e diretto la sua passione per il mondo e per l’altro.

© CultFrame – Punto di Svista 03/2014
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)

INFORMAZIONI
De l’Atlantique à la Méditerranée / Du Portugal à la Grèce – Bernard Plossu
Fino al 12 aprile 2014
Galleria Le Réverbère / rue Burdeau, 38, Lione (Francia)
mercoledì – sabato 14.00 – 19.00

SUL WEB
Galleria Le Réverbère di Lione

Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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