Rwanda, l’aveu / absences. Mostra di Alexis Cordesse a Bruxelles

SCRITTO DA
Chiara Bartoletti

© Alexis Cordesse, (sans titre), forêt de Nyungwe, Absences, Rwanda, 2013

È nell’indifferenza generale che ha avuto luogo uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo, il genocidio in Rwanda. Tra aprile e luglio del 1994, soldati e miliziani, con l’aiuto di una parte della popolazione civile, hanno massacrato tra 800.000 e 1.000.000 di persone, oppositori del regime nonché i membri della minoranza Tutsi.

A partire dal 1996, il fotografo francese Alexis Cordesse ha realizzato diversi lavori in Rwanda. Nello specifico le sue opere sono il risultato di una vasta indagine e di una serie di interviste alle vittime e ai carnefici, ai sopravvissuti e agli assassini.
Ciò che più emerge dai suoi lavori è la volontà di indagare profondamente la natura di questo terribile evento, evitando però di adottare un punto di vista moralistico sull’omicidio di massa, sulla sofferenza delle vittime e sulla disumanità degli assassini. Nel suo lavoro, infatti, percepiamo la necessità di riesaminare costantemente l’accaduto, la ricerca di una maggiore profondità e lucidità, il suggerire nuove aree di percezione e rappresentazione, in cui suoni, immagini e parole si incastrano per creare significato.

La mostra esorta il visitatore a confrontarsi con l’impensabile, ad afferrare mentalmente l’enormità del crimine, stimolandolo all’apertura di un nuovo spazio per l’immaginazione e l’esperienza poetica. Il fotografo, quindi, invita lo spettatore a impegnare la sua fantasia, la sua capacità di rappresentare l’evento, a pensare il crimine piuttosto che contemplarlo.

Circa dieci anni dopo il genocidio, sempre più confessioni venivano ottenute nelle carceri, con gli incentivi di riduzione della pena e della libertà condizionale. Alexis Cordesse si è recato nella provincia di Kibuye, nella parte occidentale del paese, dove 59.050 Tutsi furono uccisi tra aprile e giugno del 1994. Ha intervistato e fotografato molti ruandesi che avevano confessato la loro partecipazione al genocidio. Alcuni erano in libertà condizionata, la maggior parte in attesa di giudizio.

   

© Alexis Cordesse. L’Aveu, Rwanda, 2004
1. Ayinkamiye Colette; 2.
Ntare Alexis

La serie Aveu è caratterizzata da dittici fotografici ciascuno composto da un ritratto frontale a colori di un uomo o di una donna e un estratto della loro confessione. Il fotografo francese ha lavorato a livello degli occhi, a stretto contatto con i suoi soggetti. Senza ricorrere alla drammatizzazione dell’immagine attraverso la luce, si è concentrato sul rivelare l’ambiguità e la complessità di queste persone, senza ridurre il rapporto a un giudizio morale. Realizza queste fotografie volutamente in piccole dimensioni per creare contrasto con l’enormità dei loro crimini. Un’intima connessione viene creata con le immagini e le testimonianze, che esorta i visitatori a prendere in considerazione la distanza da cui si dovrebbe guardare questi uomini e donne.

 

     
© Alexis Cordesse, Absences, Rwanda, 2013
1. (sans titre), forêt de Nyungwe
; 2. (sans titre), marais du Bugesera

Nella serie Absences viene fotografata, questa volta in un formato molto grande, la natura in cui ogni presenza umana è assente. Queste immagini ci catapultano in un viaggio nelle colline del Kibuye fino alla foresta pluviale di Nyungwe, attraverso le pianure paludose di Bugesera per raggiungere le acque fangose ​​del Nyabarongo. Le immagini interagiscono con la pittura di paesaggio ricordando i dipinti del pittore tedesco Caspar David Friedrich, tra i più importanti rappresentanti del “paesaggio simbolico”, o quelli dell’artista francese Henri Julien Félix Rousseau con le sue raffigurazioni vivide e lussureggianti della giungla.

I paesaggi, in estremo contrasto con gli orrori del genocidio, sembrano aver ritrovato la pace e la tranquillità che una volta li caratterizzava. Nonostante l’innegabile bellezza dei panorami fotografati, lo spettatore non riesce ad assumere uno sguardo rilassato, ma sente crescere un forte e inarrestabile disagio poiché consapevole che, vent’anni prima, questi luoghi di una bellezza incontaminata e sfacciata ospitavano un tale orrore. Non si tratta, quindi, di ammirare la loro bellezza prorompente, ma di sondare le crepe, l’invisibile, di percepire ciò che la storia ha lasciato su di loro. Sono trompe-l’oeil, trappole non rifugi, tombe aperte dove la natura rigogliosa e prosperante fa il suo corso. Una natura inarrestabile e magnifica. Incurante di ciò che è stato e concentrata, esclusivamente, nel suo lavoro di generare vita.

© CultFrame 04/2014

 

INFORMAZIONI
Alexis Cordesse. L’Aveu / L’Absences
Galerie Ikono / rue Lesbroussart 47, Bruxelles
Dal 14 marzo al 19 aprile 2014
Orario: giovedì – sabato 14.00 -19.00 / Ingresso libero

LINK
Il sito di Alexis Cordesse

Galerie Ikono, Bruxelles

 

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Chiara Bartoletti

Chiara Bartoletti, classe 1981, appassionata di cinema si diploma alla scuola di recitazione « Teatro Blu » di Beatrice Bracco. Nel 2008 si laurea in « Storia e Critica del Cinema » presso l’Università Tor Vergata di Roma e nel 2011 frequenta il Master in Critica Giornalistica, organizzato dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Curiosa e avventurosa di natura si trasferisce a Bruxelles da dove scrive per CulfFrame Arti Visive.

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