Innanzitutto un “avviso ai naviganti”: chi scrive nutre una smodata passione per il country e i tatuaggi, può darsi pertanto che il giudizio sulla pellicola di Van Groeningen risulti “partigiano”. Eggià, perché l’atmosfera è da subito straniante: cappelli da cowboy, stivali texani, banjo e violini, un trionfo di bluegrass e barbe incolte nelle umide campagne belghe. Tratto dalla pièce teatrale “The Broken Circle Breakdown” di Johan Heldenbergh e Mieke Dobbels e interpretato con sofferta partecipazione dallo stesso Heldenbergh e dalla bellissima Veerle Baetens, Alabama Monroe è un melodramma realistico e doloroso, girato con mano ferma e ispirata, ricco di temi e spunti forse addirittura troppo ambiziosi: il senso dell’esistenza, la resistenza dei sentimenti, la fede in contrapposizione ad un pragmatismo desolante.
Van Groeningen affronta una cruda realtà: il dolore non unisce, ma divide. Il principio cardine del racconto è questo, ottimamente esposto per mezzo di flashback tanto struggenti quanto spietati: la gioia passata, assoluta, totalizzante, contrapposta al tragico presente, gelido, disumano, incomprensibile. Contrappuntato dalle eccellenti esibizioni della band bluegrass che confermano l’ottima chimica tra i protagonisti che rende perfettamente credibili i momenti più intimi, il racconto non risparmia nulla allo spettatore, ma più delle sequenze ospedaliere, colpisce il progressivo sgretolarsi dei rapporti umani, l’amore, la complicità, la comprensione, le passioni condivise, nulla di tutto questo resiste ai colpi mortali di un destino che in pochi istanti trasforma il sogno in incubo. E il dolore è talmente smisurato da strappare il cuore dei genitori e riempire il vuoto di rabbia e di una frustrazione priva di speranza. E così si rivolge la propria disperazione verso chi si ha vicino e la vita di coppia diviene un inferno di recriminazioni e tentativi, aggressioni e pentimenti tardivi che porteranno all’autodistruzione.
Mirabile nel ritrarre la complessità delle psicologie e dei sentimenti, Alabama Monroe risente un po’ dell’origine teatrale nella parte finale in cui l’invettiva blasfema del padre assume un sapore didascalico e forzato, finendo paradossalmente per trasformare un sano agnosticismo in ateismo furioso, fino al finale “spettrale” che lascia aperto l’uscio del conforto metafisico. Ma, finale a parte, colpisce lo straordinario lavoro sulle psicologie dei personaggi, lo sguardo spietato sul tramonto dei sentimenti, il rigore narrativo che rifugge da commozioni facili e consolazioni fasulle, e il tutto arricchito dalle straordinarie performances dei protagonisti, persone vere, profondamente reali con le quali l’immedesimazione è naturale ed istantanea.
All’uscita, forse a causa dell’ottima colonna sonora e dei fantastici tatuaggi (sebbene l’ago della canzone non sia quello della macchinetta), ripenso alle parole di Hurt (dei NIN), cantate dall’immenso johnny Cash: “Oggi mi sono ferito, per vedere se provo ancora qualcosa, mi concentro sul dolore, l’unica cosa reale, l’ago scava un buco, la solita vecchia puntura, cerco di eliminare tutto, ma ricordo ogni cosa”.
© CultFrame 05/2014
TRAMA
Tra Didier ed Elise è stato amore a prima vista: lui suona il banjo in una band bluegrass, vive in una roulotte in mezzo alla campagna belga e ha una passione per l’America, che considera la ‘terra della libertà’; lei possiede un negozio di tatuaggi e ben presto entra nella band di Didier, condividendo con lui la passione per la musica e per la cultura indie. La loro è una storia d’amore travolgente che porterà i suoi frutti: la piccola Maybelle, una bambina allegra e bellissima che è la luce dei suoi genitori. Tuttavia, una inaspettata tragedia colpisce la famiglia, costringendo Didier ed Elise a mettere in discussione quel cerchio perfetto di felicità che avevano costruito intorno a loro.
CREDITI
Titolo: Alabama Monroe – Una storia d’amore / Titolo originale: The Broken Circle Breakdown / Regìa: Felix Van Groeningen / Sceneggiatura: Carl Joos, Felix Van Groeningen dalla pièce teatrale “The Broken Circle Breakdown” di Johan Heldenbergh e Mieke Dobbels / Fotografia: Ruben Impens / Montaggio: Nico Leunen / Scenografia: Kurt Rigolle / Musica: TBCB Band, Bjorn Eriksson / Interpreti principali: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg, Nils De Caster, Robby Cleiren / Produzione: Menuet, Topkapi Films / Distribuzione: Satine Film / Paese: Belgio, Olanda, 2012 / Durata: 100 min.