Claire Chevrier, la fotografa dei luoghi, delle città e del lavoro. In mostra a Charleroi

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis
Claire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP
Claire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP

Claire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP

Ho conosciuto Claire Chevrier nel 2012 a Roma. Le sue immagini erano allestite in una mostra collettiva al MACRO e in una personale intitolata Camminando (Villa Medici). Il tutto nell’ambito del Festival Internazionale di Roma – FotoGrafia.

In quell’occasione mi avvicinai alla produzione fotografica di questa autrice per diversi motivi di carattere stilistico ed espressivo ma in primo luogo il suo lavoro mi colpì per quella che ho già definito, in un mio articolo apparso su CultFrame – Arti Visive, “totale assenza di retorica politica” (in senso ideologico) nell’ambito di un’operazione che voleva connettere spazio del lavoro e condizione umana. In special modo, avevano catturato la mia attenzione tutte quelle immagini (per altro presenti anche nel bel volume Il fait jour – Éditions Loco/Silvana Editoriale, 2012) che raffiguravano dei paesaggi legati a siti produttivi. Sguardi esterni, “altri”, apparentemente asettici che facevano emergere nel gelo assoluto di una rappresentazione perfettamente organizzata lo straniamento delle aree interne ed esterne ai luoghi di lavoro: fabbriche, industrie, capannoni, spianate senza senso, cantieri apparentemente inanimati. Queste opere di Claire Chevrier erano tutte caratterizzate da uno spaesamento inquietante che non scompariva quando l’obiettivo catturava la realtà del lavoro grazie alla figura umana.

Claire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP

Claire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP

In questo periodo è invece allestito presso il Museo della Fotografia di Charleroi (Belgio) un nuovo lavoro della fotografa francese. Si tratta di una ricognizione, realizzata nello stile tipico dell’artista transalpina, proprio della città di Charleroi. Ampie inquadrature dall’alto mostrano una realtà metropolitana che Chevrier indaga con acuta lucidità. Un sito industriale accanto a un canale, un capannone vuoto vicino a una piccola casa grigia. E ancora: una fittissima vegetazione sotto un ponte, degli uffici sventrati, una biblioteca ordinata e silenziosa. Ma ciò che colpiscono di più sono ancora una volta alcune vedute “distanti” della città. L’agglomerato urbano viene raffigurato da “un’istanza narrante” che ritaglia gigantesche porzioni di spazio per analizzare con cura lo sviluppo urbanistico, la sua strutturazione e stratificazione. Palazzi, strade sopraelevate, tetti, parcheggi, cortili, tutti elementi della creazione umana che si intrecciano in maniera indissolubile disegnando un groviglio di fattori che rappresenta in modo preciso l’organizzazione sociale che i cittadini hanno edificato per convivere.

laire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP

Claire Chevrier- Charleroi, 2013 © ADGP

Quando il dispositivo ottico si sposta negli interni, il senso di straniamento non muta, anzi viene amplificato dalla quasi totale assenza umana (il “corpo” quando è presente viene comunque innestato nel contesto visivo in modo non preminente).

Le opere di Claire Chevrier sono caratterizzate da un’evidente ricerca di equilibrio formale e da una volontà di sottrazione chiarissima, ma paradossalmente non sono mai rigide. Si percepisce, anzi, un forte senso estetico generato da un sentimento della percezione che rende ogni inquadratura “luogo” di riflessione personale (per chi guarda), anche grazie all’assenza di qualsiasi intento di spettacolarizzazione e a una luce mai drammatizzante.

© CultFrame – Punto di Svista 05/2014
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)


INFORMAZIONI

Claire Chevrier. Charleroi
Dal 25 gennaio al 18 maggio 2014
Musée de la Photographie / Avenue Paul Pasteur 11, Charleroi (Mont-sur-Marchienne) / Tel. +32(0)71.43.58.10 / mpc.info@museephoto.be
Orario: martedì – domenica 10.00 – 18.00
Biglietto: intero 6 euro / ridotto 4 e 3 euro

SUL WEB
Il sito di Claire Chevrier
Musée de la Photografie di Charleroi

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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