Prima o poi doveva succedere: anche un grande come David Cronenberg ha realizzato un brutto film, sebbene la maggior responsabilità sia addebitabile alla pessima sceneggiatura del sopravvalutato Bruce Wagner.
Inserito nel già affollatissimo filone della critica sarcastica all’effimero universo hollywoodiano, Maps to the Stars risulta tanto ambizioso quanto supponente ed infantile, con la sua corte dei miracoli di umanità ributtante, incesti insistiti pour épater les bourgeoises, baby star e baby killer, psicofarmaci, sesso trash, scoregge live, traumi infantili e terapie farlocche, fantasmi in piscina. Tutto, troppo, e pure già visto.
A differenza degli splendidi affreschi corali altmaniani, il film di Cronenberg soffre di una totale assenza di compattezza narrativa, limitandosi ad accumulare in modo incoerente ogni sorta di umana bruttura, ma le metafore non colgono nel segno e il torbido istinto del regista per le deviazioni (fisiche e mentali) qui si riduce a mero artificio. E non basta l’ossessivo mantra di Paul Éluard per nobilitare intellettualmente ciò che appare come versione “extreme” di una banale soap-opera, concepita per lo spettatore medio americano nella speranza che ancora si scandalizzi per un incesto fraterno o un amplesso a tre.
Certamente il fantastico cast aiuta la visione, ma la sensazione è di un giochetto, questo sì, incestuoso, tutto interno ad un ambiente che “se la suona e se la canta”, senz’altro più efficace come autoterapia per gli interpreti piuttosto che avvincente per il pubblico che rimane escluso, mai coinvolto, passivo di fronte alle irritanti “trovate” di un racconto posticcio. Non aiuta neppure l’autocitazione che rinchiude l’impacciatissimo Robert Pattinson all’interno di una limousine, in Cosmopolis efficace metafora dell’isolamento/difesa dalla realtà, qui ennesimo set di un amplesso ampiamente prevedibile. È talmente palese l’affanno di esibire temi e situazioni sgradevoli, cacca, mestruazioni, crudeltà sugli animali e su bimbe cancerose, da suscitare un istintivo rifiuto di stare al gioco, di farsi prendere in giro da uno script il cui climax è la frase: “l’inferno è una vita senza psicofarmaci”, e questo è il massimo della profondità. Per chi fosse affascinato dal côté noir della mecca del cinema, consiglio di rivedere l’inarrivabile Viale del Tramonto, più e più volte.
© CultFrame 05/2014
TRAMA
I Weiss sono una famiglia di successo che vive in California: Sanford, il padre, è un terapista che ha fatto fortuna in televisione e ha una lunga lista di clienti famosi; Cristina, la madre, si occupa soprattutto della carriera del figlio 13enne Benjie, bambino attore e star della TV che alle spalle ha già un passato in riabilitazione; l’altra figlia, Agatha, all’insaputa di tutti, invece, è stata dimessa dalla clinica in cui era ricoverata. Tornata in città e in cerca di redenzione, Agatha, stringe un legame d’amicizia con Jerome, autista di limousine e aspirante attore e scrittore, e diventa l’assistente personale dell’attrice Havana Segrand, ossessionata dall’idea di girare un remake del film che ha reso famosa sua madre Clarice, una star degli anni Sessanta defunta in un incendio e che continua a turbare la sua vita.
CREDITI
Titolo: Maps to the Stars / Titolo originale: id. / Regìa: David Cronenberg / Sceneggiatura: Bruce Wagner / Fotografia: Peter Suschitzky / Montaggio: Ronald Sanders / Scenografia: Carol Spier / Musica: Howard Shore / Interpreti principali: Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusak, Olivia Williams, Robert Pattinson, Sarah Gadon, Kiara Glasco, Evan Bird / Produzione: Starmaps Productions Inc., Prospero Pictures, SBS Productions / Distribuzione: Adler Entertainment / Paese: Canada, 2013 / Durata: 111 minuti
LINK
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Filmografia di David Cronenberg
Adler Entertainment