À la croisée des chemins. Mostra di Mark Steinmetz a Bruxelles

SCRITTO DA
Chiara Bartoletti

© Mark Steinmetz. Carey. Formington, Georgia, 1996

Per sviluppare la propria arte, l’artista si trova di fronte a due opzioni: l’innocenza o l’erudizione, la sapienza. Oltre a questi due poli, non c’è, non ci può essere, salvezza. Mark Steinmetz (New York, 1961) è certamente tra gli artisti che si sono nutriti – e ancora si nutrono – di tutto ciò che davanti a loro si palesa.

Nato negli Stati Uniti da madre francese e padre olandese, Steinmetz ha naturalmente abbracciato il meglio di entrambe le culture, americana ed europea. La sua fotografia si ritrova “à la croisée des chemins” a un bivio, frutto di un connubio armonioso tra il cerebrale e il sentimentale, ovvero tra la comprensione intellettuale e la visione romantica del mondo. Un lavoro, il suo, che non rimane rigidamente confinato entro i limiti della fotografia, ma con irruenza ne travalica i confini per realizzare un’opera che è anche letteraria e cinematografica. Le sue influenze sono molte e varie: Stieglitz, Friedlander, Winogrand, Atget, e ancora Cartier–Bresson, Sander, Evans e Boubat.

A parte qualche incursione in Italia e a Parigi, la maggior parte del lavoro di Steinmetz riguarda il sud degli Stati Uniti, dove lui stesso vive già da molto tempo. Un sud amato profondamente per “le erbacce che crescono nelle crepe dei marciapiedi, per la sua umidità e il suo caos”. Forze contraddittorie si alternano nella sua fotografia che è intensa e delicata, colma di un’irresistibile forza seduttrice e innocente. Forze che però trovano pace, una riconciliazione all’interno dell’immagine, senza giudizi, senza dogmi. L’immagine gode della sua natura emblematica.

© Mark Steinmetz. New Jefferson City, Tennessee, 1991

Steinmetz è un fotografo che cattura e disarma lo spettatore con una forza poetica elegante e pura. Ogni fotografia è una rivelazione, un segreto che l’artista vuole condividere con lo spettatore. Le fotografie insistono nel dire che ciò che conta è che questa persona che noi stiamo contemplando è esistita, è stata ammirata e ora una piccola parte della sua intimità ci appartiene. La semplicità si fonde con la liricità del momento immortalato. Ed è per questo motivo che le sue fotografie hanno la capacità di entrare in contatto con la nostra parte più profonda, con il senso più letterario del racconto. All’interno dell’immagine tutti gli elementi trovano il proprio posto dando vita ad un equilibrio perfetto, un quadro armonioso in cui il peso del gesto, la risonanza del paesaggio e i “capricci” della luce si scoprono legati da una profonda affinità.

© Mark Steinmetz. Athens, Georgia

La peculiarità di Steinmetz è il racconto sospeso – dove stanno andando queste persone? Che cosa stanno pensando? Chi o cosa stanno aspettando? Queste immagini non ci forniranno una risposta; piuttosto insisteranno e si crogioleranno nella loro mancanza di finale, nel rappresentare un punto di domanda. La fotografia di Mark Steinmetz scommette tutto sull’ordinario, sul quotidiano. Ogni immagine è frutto di un incontro non programmato: se il fotografo può conoscere più o meno dove sta andando, non è dato sapere esattamente cosa troverà. In sequenze poetiche e narrative, i soggetti appaiono sospesi nel tempo, complice anche l’utilizzo magistrale di un bianco e nero che tinge ogni scena di una patina all’apparenza impalpabile ma in realtà fortemente caratterizzante.

L’artista fotografa luoghi e persone in diversi momenti, senza seguire una linea precisa, ma raccogliendo suggestioni che incontra vicino casa o in occasione dei suoi spostamenti. Le sue fotografie raccontano l’America e il mondo in maniera diretta, restando al contempo sospese, fuori dal tempo, proprio come senza tempo è l’estate di un ragazzino o il sognare ad occhi aperti di una giovane donna in attesa della notte. Steinmetz crea immagini visivamente eleganti e con destrezza cattura il carattere particolarmente fugace della giovinezza e della bellezza in ritratti altamente raffinati, caratterizzati da un’ansia delicata, da una tranquillità mistica.

© CultFrame 06/2014

 

INFORMAZIONI
Mark Steinmetz. À la croisée des chemins
Dal 16 maggio al 5 luglio 2014
Box galerie / Rue du Mail, 88, Bruxelles
Orario: mercoledì – domenica 14.00 – 18.00

LINK
Il sito di Mark Steinmetz

Box galerie, Bruxelles

 

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Chiara Bartoletti

Chiara Bartoletti, classe 1981, appassionata di cinema si diploma alla scuola di recitazione « Teatro Blu » di Beatrice Bracco. Nel 2008 si laurea in « Storia e Critica del Cinema » presso l’Università Tor Vergata di Roma e nel 2011 frequenta il Master in Critica Giornalistica, organizzato dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Curiosa e avventurosa di natura si trasferisce a Bruxelles da dove scrive per CulfFrame Arti Visive.

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