RA. Mostra di Jay Heikes

SCRITTO DA
Pietro D Agostino

Jay Heikes. Year of Ra, 2014. Wood, ink, paper, rubber and phosphorescent pigment. 84 x 46 x 11 cm. Photo by Andrea Rossetti. Courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma

Mutazione della materia, macerazioni, elementi metallici, garze, piaghe, legni, pelli, tele irregolari, questi elementi possono in parte far presagire la descrizione dell’anticamera di una tragedia.  Siamo invece sulla soglia, sull’uscio della poetica, tutt’altro che catastrofica, di Jay Heikes.

Le sue opere, presenti in mostra a Roma nello spazio espositivo della Federica Schiavo Gallery, ci conducono in un percorso di riflessione sulla trasformazione della materia a cui si aggiunge, persistente, uno spostamento continuo del nostro percepire. Il relativo interrogarsi circa le modificazioni delle manifestazioni di senso a cui ci stimolano gli oggetti in mostra non inducono, a nostro avviso, verso la constatazione di manifestazioni di sofferenza, di annientamento, bensì a considerare la vita, e la straordinaria varietà che ne fa parte, oggetto di mutamento. Heikes ci trasporta così all’interno delle proprie tensioni protese a sondare e ad attraversare le esperienze, tutte vitali, della degenerazione come atto costitutivo del rinnovamento.

Indagando in continuazione la tesi del formarsi del senso e, inversamente, costatandone l’antitesi, e cioè il suo annullamento, ci stimola ad osservare che le cose, compresi noi stessi, sono, siamo delle sintesi in continua trasformazione. Il viaggio che l’autore statunitense percorre è costantemente attraversato da riferimenti e fascinazioni legate ad attività di tipo scientifico, come quella dei coniugi Marie e Pierre Curie intorno alla scoperta della radioattività, o mitologico, relativo alla divinità dell’antico Egitto attinente al culto del Sole e personificato nell’immagine del dio RA. Emblematico è il legame che ruota attorno a questo nome che accosta il simbolo del Radio R e A con la figura del dio Egizio, entrambi legati all’energia, quella della luce, che senza soluzione di continuità, nello stesso tempo, crea e distrugge.

E proprio per entrare in maniera concreta all’interno dell’opera e del pensiero di Jay Heikes, accanto alla porta di accesso della prima sala espositiva, vi è una scultura in legno, dal titolo appunto RA, una sorta di scettro, rivestito in parte da dei pigmenti fosforescenti a base di alluminato di stronzio, i quali, all’attenuarsi delle luce con cui la osserviamo, si illuminano conferendogli delle doti di apparizione. Immaginiamo che anche questa dinamica rientri nella prassi poetica di Haikes, e cioè che nel tempo quell’apparizione andrà a dissolversi perché l’energia luminosa accumulata dai pigmenti andrà sempre più affievolendosi e ritornerà ad essere l’oggetto che avevamo visto in piena luce, e cioè una scultura in legno dalle parvenze di scettro e, con l’esposizione alla luce, con cui di nuovo accumulerà energia, tornerà a trasformarsi in apparizione, in un moto perpetuo.

Jay Heikes. Die Hippie Scum, 2014. Paper, cheesecloth, taconite, ink, dye, aluminum 195,6 x 129,5 x 10 cm. Photo by Andrea Rossetti. Courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma

Entrando nella prima sala, alle pareti, tre opere in cui è evidente questo stato di trasformazione: i telai sono irregolari, sulla superficie delle tele si concretizza il lavorìo degli elementi con cui ne sono ricoperte, insieme a dei colori che, anche qui creando una contrapposizione, hanno delle colorazioni tenui, pastello, in contrasto con l’energia degenerativa a cui sono sottoposti. Ne cogliamo sì l’istantaneità, ma istintivamente ne immaginiamo un probabile mutamento, un cambiamento di stato votato a una rinascita.

Nelle altre opere in mostra cogliamo tutti gli elementi e le peculiarità sinora descritte: percorrendo un breve corridoio e girando a sinistra ci troviamo in uno spazio con due opere; una scultura in metallo composta da un calderone al cui interno delle scorie metalliche danno la sensazione del bollire e dell’evaporare della materia, introducendoci in un altro argomento sensibile per l’autore, quello dell’alchimia; appesa a parete, una scultura in legno formata da dei rami contorti legati tra di loro da dei materiali organici che sembra già in una fase di trasformazione. Nella sala a destra del corridoio sono installate una scultura in legno e pelle e un’ulteriore opera dal colore pastello con un telaio irregolare, entrambi con inserimenti di elementi fluorescenti sulle loro superfici.

Jay Heikes, Princeton, NJ, 1975, vive e lavora a Minneapolis. Il suo percorso di studi è caratterizzato da una laurea all’Università del Michigan ad Ann Arbor e in un Master in Fine Arts all’Università di Yale. Ha al suo attivo la partecipazione in numerose mostre a livello internazionale, le più recenti al Walker Art Center di Minneapolis nel 2013 e alla Grim Gallery di Amsterdam nel 2014.

© CultFrame 06/2014

 

INFORMAZIONI
Jay Heikes: RA
Dal 15 maggio al 2 luglio 2014
Federica Schiavo Gallery / Piazza Montevecchio 16, Roma / Tel. 06.45432028 / info@federicaschiavo.com
Orario: martedì – sabato 12.00 – 19.00 / lunedì solo su appuntamento / Ingresso libero

LINK
Federica Schiavo Gallery, Roma

 

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Pietro D Agostino

Pietro D’Agostino è attivo nel campo delle arti visive e nel tempo matura un rapporto intimo e inconscio con la luce usandola, attraverso la fotografia, il video ed altri dispositivi tecnologici, come strumento espressivo e di indagine. Partecipa e collabora a varie iniziative performative con musicisti e poeti di area sperimentale e di ricerca. Dall'ottobre 2016 è Presidente di Punto di Svista - Associazione culturale

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