Close and Far: Russian Photography Now. Una mostra a Londra

SCRITTO DA
Claudia Colia

Alexander Gronskij, Pastoral, 2008-2012. Novye Mytishchi I, Suburbs of Moscow, Russia. Courtesy of the artist.

Calvert 22 è un’istituzione no profit nell’East End londinese, che da anni si dedica ad esporre e far conoscere al largo pubblico, opere di artisti contemporanei russi ed est europei. Quest’estate, gli spazi della galleria sono interamente dedicati alla fotografia e alla video-arte russa, con un programma di eccezione. Close and Far: Russian Photography Now è una mostra che, ruotando intorno alla storica e rivoluzionaria figura di Sergei Prokudin-Gorskij, intende porre in luce i temi e le dinamiche della fotografia di viaggio degli ultimi cento anni.

Dall’impero russo, all’Unione Sovietica, fino alla Russia odierna, i confini geografici si restringono ed i luoghi e l’identità vengono rivisitati, traendo ispirazione dalle lastre tricromatriche di Prokudin-Gorskij. Quest’ultimo, pioniere della fotografia a colori agli inizi del Novecento, è il punto focale e di partenza dell’esposizione.
Gli studi in chimica e la convinzione che il mezzo fotografico potesse diffondere largamente ed efficacemente l’arte e la cultura nel Paese, gli permisero di sperimentare ed affinare le tecniche di ‘colorazione additiva’ apprese a Berlino da Adolf Miethe. Le lastre di Prokudin-Gorskij, ottenute con la tripla esposizione e filtrate nei colori primari, ci restituiscono oggi, grazie alle moderne tecniche digitali, delle stampe dalle brillanti gamme cromatiche e dalla forte valenza naturalistica. Nel 1909, il fotografo russo ottenne uno speciale permesso dello Zar per percorrere in lungo e in largo i luoghi dell’impero, documentandone le genti, le industrie, i  paesaggi e le architetture. Equipaggiato con un carro adibito a camera oscura, dal 1909 al 1915 Prokudin-Gorskij produsse un vasto quantitativo di lastre, fissando i momenti salienti del suo viaggio straordinario lungo il Volga. Le foto in mostra, restituiscono luoghi e persone inserite in uno spazio magico, una viva finestra di colore destinata a richiudersi quasi subito, in un mondo che cambiava drammaticamente e che per altre quattro decadi sarebbe stato raccontato in bianco e nero.

Nella Russia zarista prima, e nell’Unione Sovietica poi, la libertà di movimento e la possibilità di documentare luoghi, strade e persone, fu sempre molto limitata, se non proibita. Per molto tempo, una fotografia che raccontasse il quotidiano, scevro dalle sovraimposizioni del realismo socialista o della retorica di partito, fu quasi assente. Per contro, in Occidente la fotografia di strada dominava le culture visive contemporanee. Solo dagli anni Ottanta, gli artisti russi hanno potuto rivolgere il loro sguardo al contingente, al paesaggio, senza timori o restrizioni.

Sergei Prokudin-Gorskij. Peasant girls, Russian Empire, 1909. Image courtesy of the Library of Congress, Prints & Photographs Division, Prokudin Gorsky Collection, Washington D.C.

Se Prokudin-Gorskij documentò la vita quotidiana al tempo dei Romanov, oggi i giovani fotografi si trovano a dover affrontare un mondo nuovo, emerso dal crollo di due imperi. Pertanto, le visioni si diversificano. Max Sher restaura la mancanza di documentazione del paesaggio russo, registrando in maniera metodica le vestigia zariste, le architetture di regime, i palazzi post sovietici ed il mutare della toponomastica a seconda dei governi. Olya Ivanova, invece, si sofferma su una Russia rurale, le cui campagne si vanno spopolando, e, chi rimane, non è immune dagli influssi della globalizzazione, dalle nuove icone del consumismo, dalle mode delle riviste patinate.

Gli abitanti del villaggio di Kich Godorok posano nei loro abiti migliori, in posa come i loro antenati, ai tempi in cui Prokudin-Gorskij attraversava l’impero. Tuttavia, come ben documentano i lavori di Alexander Gronskij, la separazione tra città e campagna si è andata assottigliando, il progresso ha inquinato boschi e corsi d’acqua, mentre il paesaggio si è fatto indistinto, scenario neutro per socializzare o ricreare battaglie passate, spazio per riecheggiare colazioni sull’erba o composizioni fiamminghe.

Al piano inferiore della galleria, due video-artisti, Taus Makhaceva e Dimitri Venkov, si relazionano alle modalità di rappresentazione della storia e dei suoi luoghi. Queste si possono esprimere tramite gesti e coreografie, performances di corpi nel paesaggio, rituali complessi al crocevia di culture diverse, movimenti evocativi, realizzati tra le rovine di villaggi abbandonati.

La mostra a Calvert22 è stata curata da Kate Bush, la quale, il 24 luglio, condurrà una visita guidata per discutere le scelte iconografiche che l’hanno ispirata nell’allestire questa eccellente esposizione.

© CultFrame 07/2014

 

INFORMAZIONI
Close and Far: Russian Photography Now / A cura di Kate Bush
Dal 18 giugno al 17 agosto 2014
Calvert 22 / 22 Calvert Avenue, Londra / Telefono: +44 (0) 20 7613 2141
Orario: mercoledì – domenica 12.00 – 18.00 / Ingresso gratuito

LINK
Calvert 22, London

 

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Claudia Colia

Claudia Colia si è laureata in Storia dell’Arte presso l'Università "La Sapienza" di Roma e nel 2003 si è trasferita a Londra, dove ha conseguito un Master in Contemporary Art Theory presso il dipartimento di culture visive della Goldsmiths University. Si occupa di scrittura, critica e didattica dell’arte e collabora con diverse istituzioni museali londinesi. Ha recensito mostre per testate online e cartacee ed è corrispondente di attualità per la trasmissione di Rai Radio2, Caterpillar. Dal 2006 fa parte della redazione di CultFrame - Arti Visive.

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