Un atroce assassinio. Una ragazza viene rapita in un vicolo e trucidata da alcuni sconosciuti. Il motivo? Non lo sapremo mai. Sapremo, però, che un manipolo di persone (anch’esse senza identità) inizia a catturare uno a uno gli assassini e i mandanti dell’orrendo delitto. Lo scopo di questa banda di vendicatori è quello di torturare con inaudita violenza questi criminali, fino a indurli a scrivere una sorta di tragica confessione su un foglio di carta. La firma sarà l’impronta della loro mano insanguinata. Questo terribile disegno di giustizia fai da te a un certo punto degenererà. Ci saranno, oltre alle violenze indicibili di cui abbiamo parlato, altre morti e suicidi, fino a che il gruppo di giustizieri si sfalderà totalmente.
Quello appena descritto è il nucleo del racconto di One on One, ultima fatica registica del coreano Kim Ki-duk. Si tratta di un’opera che rispecchia pienamente il percorso creativo di un autore che a nostro avviso ha caratterizzato la sua storia autoriale per un’evidente e non comprensibile incostanza. E in questo caso, appare chiaro come il cineasta coreano si trovi in un periodo non esaltante sotto il profilo dell’inventiva cinematografica. Proprio il suo indiscutibile talento, ci costringe a essere particolarmente severi e precisi nello stigmatizzare i difetti di un film che non sorprende mai (anzi, annoia).
I temi: la violenza genera solo altra violenza, la vendetta non serve a nulla, il genere umano procede attraverso flussi di odio che sono riscontrabili sia nei macrocosmi che nei microcosmi, il concetto di giustizia è molto fragile, così come è molto sottile il confine che separa bene e male. Infine, poi: ogni carnefice può diventare molto facilmente una vittima e ciò è possibile poiché ogni essere umano è naturalmente e tristemente portato verso la sopraffazione dell’altro.
Pensiamo sinceramente come non fosse necessario che Kim Ki-duk (dopo che la storia della letteratura, del teatro e del cinema ce l’hanno insegnato molto bene) ci impartisse questa prevedibile lezione di filosofia di vita che si configura semplicemente come un pesante insieme di ovvietà. Anzi, possiamo dire come la storia dell’umanità, purtroppo, sia stata (e continua a essere) molto più tragica, assurda e paradossale del “presuntuoso” piccolo racconto filmico edificato da Kim Ki-duk.
Anche dal punto di vista strettamente cinematografico, One on One risulta scontato, tutto costruito intorno ai concetti di spazio claustrofobico-concentrazionario e di misteriosa assurdità dei comportamenti umani, questi ultimi raffigurati attraverso l’irritante e inutile filtro del grottesco e tramite inquadrature e scelte formali per nulla significative.
© CultFrame 08/2014
TRAMA
Una ragazza viene bloccata in una strada buia da sette uomini che la uccidono in modo atroce. Subito dopo avvertono telefonicamente i loro mandanti. I sette assassini conducono una vita normale e passano le loro giornate come se niente fosse, fino a quando uno a uno vengono rapiti da una gruppo di sconosciuti. Questi ultimi si pongono come dei vendicatori della povera ragazza e torturano in modo feroce gli assassini. Attraverso la violenza faranno scrivere a queste persone la confessione del loro orrendo crimine.
CREDITI
Titolo: One on One / Regia: Kim Ki-duk / Sceneggiatura: Kim Ki-duk / Fotografia: Kim Ki-duk / Montaggio: Kim Ki-duk / Musica: Park Young-min / Scenografia: Hon Zi / Interpreti: Don Lee, Kim Young-min, Lee Yi-kyung, Cho Dong-in, Yoo Teo, Ahn Ji-hye, Jo Jae-ryog, Kim Joong-ki / Produzione: Kim Ki-duk Film / Distribuzione: Film Rouge Media / Corea del Sud, 2014 / Durata: 122 minuti
SUL WEB
Filmografia di Kim Ki-duk
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito