Non è la prima volta che trarre un film da un’opera di Albert Camus si rivela un’operazione non semplice e che difficilmente riesce a rendere appieno lo spirito dell’originale. In questo caso, il regista francese David Oelhoffen ha voluto affrontare la sfida ambiziosa di adattare per il grande schermo la novella camusiana L’hôte (L’ospite), un testo di per sé complicato da interpretare e per di più edito in una raccolta, L’Exil et le royaume (L’esilio e il regno), che è strutturata come un volume organico in cui ogni parte andrebbe letta anche in relazione alle altre.
Difatti, chiunque abbia amato il libro e il racconto di Camus non può che notare in questa trasposizione più di un tradimento e trovarsi soprattutto a disagio di fronte al finale del film, che è sostanzialmente diverso da quello concepito dal grande scrittore francese nato in Algeria. Ci si può interrogare se tale soluzione sia significativa nel senso di una rilettura e di una riattualizzazione del testo camusiano in occasione del recente centesimo anniversario della nascita dell’autore e alla luce dei sommovimenti politici che hanno animato i paesi nordafricani negli ultimi anni. Il sospetto è però che Oelhoffen abbia voluto offrire al pubblico una versione meno radicale della parabola originale, in cui il conflitto e la solitudine appaiono forze ben più potenti rispetto all’umanità e alla solidarietà tra gli uomini e alla salvezza individuale.
In questa ottica può essere anche valutato il coinvolgimento come protagonista di questo film francese interamente ambientato in Algeria di una star internazionale del calibro di Viggo Mortensen, che nella versione originale parla correttamente sia francese sia arabo (si sconsiglia quindi la visione del film doppiato) e riesce a incarnare in modo tutto sommato credibile il personaggio di un uomo d’azione che ha scelto di divenire un uomo di parola ma è costretto a tornare a battersi. Il personaggio, l’ex combattente e maestro elementare Daru, è uno dei molti alter ego letterari di Camus, di origini europee ma nato e cresciuto in Algeria (“in qualunque altro posto si sentiva in esilio”, si legge nel racconto), che alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso è costretto a fare i conti con le insurrezioni anti-francesi che sconquassano il paese e con l’irriducibilità della distanza culturale tra sé e gli arabi; una distanza che pure ha cercato di colmare per tutta la vita, prima come lavoratore, poi come militare e infine come maestro di una classe composta esclusivamente di bambini arabi.
Invece, la temperie politica e l’antica legge del sangue cui cerca di emanciparsi sacrificando la sua stessa vita il prigioniero che gli viene affidato, l’arabo Mohammed, pongono Daru d’innanzi alla necessità di prendere una decisione in ogni caso dolorosa e che avrà come conseguenza l’esilio. Le ultime parole del testo sono infatti: “In quel vasto paese, che aveva tanto amato, era solo”. Loin des hommes vorrebbe dunque fin dal titolo mettere in scena l’incontro tra due solitudini e filmare in modo suggestivo l’altipiano desertico dell’Atlas e i suoi paesaggi da film western, ma riesce in questo scopo soltanto in parte. L’aggiunta rispetto al racconto, che dedica poche righe alla traversata degli altipiani algerini di Daru e Mohammed, delle diverse tappe del viaggio dei due protagonisti e di scontri armati da vero e proprio film bellico è certamente funzionale a una narrazione meno tediosa. Eppure, il film non riesce a smuoversi da una monotonia insita nel suo soggetto senza trovare né un impianto visivo né sopratutto un ritmo del tutto convincenti.
© CultFrame 09/2014
TRAMA
Il maestro elementare Daru, ex militare francese di origini spagnole ma nato e cresciuto in Algeria, viene incaricato di consegnare in una caserma che si trova a un giorno di marcia dalla sua scuola un arabo accusato d’omicidio, al quale propone subito la fuga. Il ragazzo vuole però essere processato e condannato per non scatenare una faida di sangue tra i suoi famigliari e compaesani.
CREDITI
Titolo: Loin des hommes / Regia: David Oelhoffen / Sceneggiatura: David Oelhoffen dal racconto L’hote di Albert Camus / Fotografia: Guillaume Deffontaines / Montaggio: Juliette Welffung / Scenografia: Stéphane Taillasson / Muscia: Nick Cave & Warren Ellis / Interpreti: Viggo Mortensen, Reda Kateb / Produzione: One World Films / Paese: Francia, 2014 / Durata: 110 minuti
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Filmografia di David Oelhoffen
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Il sito