Pasolini ⋅ Un film di Abel Ferrara ⋅ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis
Frame dal film Pasolini di Abel Ferrara

Cosa ha spinto un regista come Abel Ferrara (che abbiamo tanto ammirato per opere come Fratelli e Il cattivo tenente) a girare un film sulle ultime ore dell’esistenza di Pier Paolo Pasolini? Perché scegliere un attore come Willem Dafoe? Perché orchestrare i dialoghi scegliendo di passare indifferentemente dall’inglese all’italiano? Riguardo Pasolini, ultima fatica registica di Ferrara, potremmo continuare a porci domande all’infinito ma forse non riusciremmo mai a trovare delle risposte soddisfacenti.

Ma andiamo con ordine. Entrano nel meccanismo narrativo le articolazioni finali della vena creativa di Pasolini: Salò (il suo più tragico lungometraggio), Petrolio (il suo romanzo mai completato e pubblicato molti anni dopo la sua morte) e il mai compiuto “capolavoro” Porno-Teo-Kolossal. Poi ancora, assistiamo all’ultima intervista rilasciata a Furio Colombo, quindi all’incontro con Ninetto Davoli in un noto ristorante romano e alla successiva “cena” con Pino Pelosi in un altro ristorante molto conosciuto della capitale. Infine, la ricostruzione del terribile omicidio avvenuto all’idroscalo di Ostia.

Ebbene, tutto è raccontato attraverso un sistema narrativo che non possiamo evitare di definire approssimativo e confuso. Qualcuno dirà: è questione di scelte. Forse, ma il risultato conclusivo appare, a nostro avviso, decisamente inadeguato rispetto “all’altezza” del progetto e purtroppo, spesso, il film finisce per essere spiazzante (ma non in senso positivo).
In un pranzo casalingo, Pasolini, interpretato come già detto da Dafoe (attore che abbiamo sempre apprezzato molto), conversa amabilmente con famiglia, amici e collaboratori in inglese, salvo poi, di quando in quando, passare a uno stentato italiano. Forse è anche questa una scelta ideata per amplificare l’impostazione straniante dell’opera? Non abbiamo la risposta, ma disgraziatamente più che straniante la suddetta scena, così come molte altre, è semplicemente disarmante e ingenua.

Le sequenze immaginarie di Porno-Teo-Kolossal non fanno che rincarare le dose, con Ninetto Davoli (sempre simpatico, a dire il vero) che ricopre il ruolo che avrebbe dovuto interpretare Eduardo De Filippo (Epifanio) e Riccardo Scamarcio che invece fa la parte che avrebbe dovuto sostenere proprio Davoli (Nunzio).

Sappiamo che Abel Ferrara è autore non convenzionale, fuori dalle regole, “anarchico” e lontano da ogni schema possibile e immaginabile, ma questa volta sembra aver agito in un territorio che non gli appartiene (nella maniera più assoluta) e di cui evidentemente si è infatuato artisticamente, sentendo l’esigenza di mettersi dietro la macchina da presa. Ma le infatuazioni culturali e artistiche spesso non sono sufficienti a giustificare la realizzazione di un’opera creativa.

Dopo decenni nei quali la figura Pasolini è stata tirata per la giacchetta da tutte le parti (politiche), dopo decenni in cui si è discusso su chi avesse veramente ucciso il grande scrittore-cineasta, dopo decenni nei quali tutti hanno detto: “Pasolini aveva capito tutto”, dopo decenni in cui su Pasolini si è detto tutto e il contrario di tutto, questa prova registica di Abel Ferrara non riesce a fornire alcun nuovo fondamentale contributo per favorire la comprensione profonda di uno dei geni della cultura italiana del Novecento.

Non è che il personaggio Pier Paolo Pasolini, proprio a causa della sua grandezza e complessità, della sua importanza, abbia bisogno di essere lasciato per un po’ di tempo in pace, in particolare dal mondo del cinema?

© CultFrame 09/2014

TRAMA
Pier Paolo Pasolini dopo essere tornato da un viaggio a Stoccolma, passa una giornata in casa a scrivere Petrolio, a pranzare con la famiglia e a rilasciare un’intervista. Per l’ora di cinema esce e va in un ristorante dove incontra Ninetto Davoli. Quindi, dopo aver caricato sulla sua macchina un “ragazzo di vita” va in un altro ristorante e poi all’idroscalo di Ostia. In questo luogo squallido viene brutalmente ucciso da tre sconosciuti.


CREDITI

Titolo: Pasolini / Regia: Abel Ferrara / Sceneggiatura: Maurizio Braucci / Fotografia: Stefano Falivene / Montaggio: Fabio Nunziata / Scenografia: Igor Gabriel / Interpreti: Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Giada Colagrande, Adriana Asti, Maria de Medeiros / Produzione: Thierry Lounas, Conchita Airoldi, Joseph Rouschop, Dublin Film, Arte France Cinema / Distribuzione: Europictures / Paese: Francia, Italia, Belgio, 2014 / Durata: 87 minuti

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Filmografia di Abel Ferrara

Europictures

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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