Ritorno a occuparmi di David Lynch per due motivi. Il primo: continua a essere l’esempio vivente dell’evoluzione espressiva dell’artista visuale (e non solo) dei nostri tempi (ma in realtà è stato un antesignano) che opera non all’interno di un linguaggio esclusivo ma collocando di volta in volta la sua complessa poetica nell’ambito di linguaggi diversi, in alcuni casi complementari e in altri no. Il secondo: la figura di David Lynch è al centro del programma del Lucca Film Festival 2014, manifestazione che gli dedica il corpo centrale del cartellone, prendendo in esame non soltanto il suo cinema (con una retrospettiva completa, proiezioni di film brevi e degli incontri) ma anche le altre discipline frequentate costantemente dall’autore americano, musica e fotografia comprese.
Per quel che riguarda quest’ultima saranno visibili a Lucca due diverse selezioni fotografiche: Small Stories e Women and Machines.
La prima serie non rappresenta un territorio del tutto nuovo, visto che un’esposizione con lo stesso titolo è stata ospitata presso la Maison Européenne de la Photographie di Parigi tra gennaio e marzo del 2014, con la differenza che la mostra francese prevedeva quaranta opere mentre per quella di Lucca ne sono state selezionate cinquantasette. Women and Machines è una produzione fotografica del 2013 e rappresenta la concretizzazione espressiva di due argomenti prettamente lynchiani, già ampiamente sviscerati nel cinema (anche in quello più sperimentale) e nella pittura: l’universo femminile (corpo compreso) e l’ossessione nei riguardi del concetto di “macchina”.
Le immagini fotografiche che ritraggono elementi del corpo muliebre non sono certo una novità nell’ambito del percorso dell’autore di Velluto Blu (personalmente ricordo almeno due mostre legate a questo fattore). Particolare interesse, però suscita il meticciato tematico ed estetico di Women and Machines, operazione nell’ambito della quale la “fluidità evanescente del femminile” viene miscelata alla rigidità tecno-industriale della macchina.
Le tre opere che vi propongo insieme a questo articolo parlano molto chiaro: il corpo assume all’interno dell’inquadratura una sostanza di tipo fantasmatico, flusso esistenziale che si manifesta all’interno di un’evanescenza quasi metafisica. Questa “presenza tenue” si innesta in ambienti misteriosi e inquietanti, simbolo di un’archeologia industriale che ha prodotto, nella mente e nello sguardo degli esseri umani, solo alienazione e angoscia.
Il gelo oscuro di macchinari algidi si mescola alla delicatezza di un’apparizione che, a sua volta, si palesa nella dimensione del sogno, forse dell’immaginazione a occhi aperti. David Lynch, dunque, non smentisce mai la sua poetica, nella quale afflizione esistenziale, eros, morte, alienazione, visioni, assurdo e follia vanno a comporre una sostanza filosofica che può servire anche allo spettatore per accettare un’idea della vita basata sull’accoglimento soggettivo e interiore dell’indecifrabile, del non comprensibile.
© CultFrame – Punto di Svista 09/2014
(pubblicato su L’Huffington Post Italia)
INFORMAZIONI
Lucca Film Festival
Dal 28 settembre al 3 ottobre 2014
Via delle Tagliate II, traversa 1, n. 64, Lucca / segreteria.lff@gmail.com
SUL WEB
Il sito di David Lynch
Lucca Film Festival – Il sito