La Yugra è una selvaggia regione della Russia centrale abitata dai popoli Chanty (gli Ostiachi) e Mansi. Queste etnie hanno una loro dimensione umana precisa, una loro religione (vicina allo sciamanesimo), le loro lingue (definite uraliche). Oggi si dichiarano appartenere a queste etnie poche decine di migliaia di persone. Si tratta dei discendenti di queste popolazioni antiche e fiere che, nella prima parte del Novecento, l’Unione Sovietica ha tentato di sovietizzare e di russificare, portando nella Yugra una cultura completamente estranea agli abitanti della zona.
È proprio questa la storia raccontata dal regista russo Aleksej Fedorčenko nel suo film Angels of Revolution (Angelj Revoluciji).
Fedorčenko è un cineasta (nato negli anni sessanta) che si è sempre occupato delle minoranze etniche che vivono sul suolo della Federazione Russa. Si è interessato alle loro lingue, alle loro usanze arcaiche, alle loro strutture sociali e alle loro religioni. Ricordiamo ad esempio Silent Souls (2010), sull’etnia ugro-finnica Merya, e Celestial Wives of Meadow Mari (2012), sulle secolari tradizioni del popolo (sempre ugro-finnico) dei Mari. Queste due opere, film di straordinaria importanza nella storia recente del cinema russo, hanno evidenziato un talento registico, quello di Fedorčenko, basato in primo luogo sulla dimensione poetica dell’immagine ma anche sulla tendenza a costruire strutture narrative anomale.
Questi due fattori sono rintracciabili anche in Angels of Revolution, lungometraggio che narra il processo goffo, grottesco e purtroppo anche tragico della russificazione dei Chanty e dei Mansi, messo in atto negli anni Trenta dal regime sovietico. I metodi di conversione alla visione sovietica del mondo furono decisamente assurdi. Furono, infatti, inviati in Yugra artisti, cineasti, teatranti per cercare di far comprendere alle popolazioni autoctone cosa fosse il nuovo e bellissimo mondo progressista e comunista.
Fedorčenko adotta, anche in questo caso, il suo sistema espressivo: visionario e non esattamente cronologico. La struttura del racconto è basata su innumerevoli (anche molto brevi) affreschi separati: vere e proprie scene slegate che non si inseriscono in un racconto di tipo lineare. Dal punto di vista visivo, invece, la tendenza è quella di edificare un impianto che privilegia la dilatazione poetico/espressiva, grazie anche a una dimensione estetica basata principalmente sul sentimento percettivo che guida lo sguardo dello spettatore lungo la narrazione.
Così, se dal punto di vista visuale Angels of Revolution conferma pienamente il grandissimo talento del suo autore non altrettanto, però, si può dire per quel che riguarda la parte narrativa che, a volte, si incarta in piccole e ripetitive ridondanze che finiscono per fornire un’eccessiva pesantezza a tutto l’impianto comunicativo dell’opera.
© CultFrame 10/2014
TRAMA
Un compositore, uno scultore, un cineasta, un architetto e un regista di teatro vengono inviati dal regime sovietico nella regione sperduta denominata Yugra. I cinque, guidati dalla grande rivoluzionaria Polina, hanno il compito di sovietizzare e russificare i popoli antichissimi dei Chanty e dei Mansi. Gli esiti della loro missione saranno disastrosi, dovranno così intervenire le forze armate.
CREDITI
Titolo: Angels of Revolution / Titolo originale: Angelj Revoluciji / Regia: Aleksej Fedorčenko / Sceneggiatura: Aleksej Fedorčenko, Denis Osokin, Oleg Loevsky / Fotografia: Shandor Berkeshy / Montaggio: Roman Vazhenin /Scenografia: Aleksej Fedorčenko, Artem Khabibulin / Musica: Andrey Karasev / Interpreti: Darya Ekamasova, Oleg Yagodin, Pavel Basov, Georgy Iobadze, Konstantin Balakirev, Aleksej Solonchov / Produzione: 29th February Film Company, Krasnaya Strela Film Company / Paese: Russia / Anno: 2014 / Durata: 113 minuti
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Filmografia di Aleksej Fedorcenko
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito