As the Gods Will. Un film di Takashi Miike. Festival Internazionale del Film di Roma 2014. Gala

SCRITTO DA
Maurizio G. De Bonis

Ovviamente ci troviamo dalle parti del manga, anzi di un manga che in Giappone ha avuto un grandissimo successo. Il riferimento, dunque, è molto forte (anche un po’ scontato, forse) ma l’impronta linguistica e stilistica di Takashi Miike è ugualmente riconoscibile, potentissima. Stiamo parlando di As the Gods Will, opera che non colpirà certo gli appassionati e i profondi conoscitori del lavoro del cineasta giapponese (già abituati a imprese di questo tipo) ma che rappresenta per il pubblico non specialistico una specie di triplo salto mortale nel vuoto molto divertente.

Riuscire a organizzare a livello critico questa operazione filmica è impresa non così facile. Come porsi di fronte a un lungometraggio così sopra/fuori le righe? Cosa evidenziare a livello analitico e interpretativo di una prova che definire delirante è troppo poco? Non c’è dubbio (come già evidenziato) che il mondo estremo, folle e parossistico del manga venga fuori con chiarezza inequivocabile. Eppure c’è qualcosa di più? C’è una visione del mondo, della realtà e dei rapporti umani che può essere collocata in una poetica filmica tipica del pensiero geniale di Takashi Miike.

L’intera struttura del racconto è basata sul superamento di una serie di prove che alcuni liceali devono compiere per poter sopravvivere. I ragazzi si ritroveranno così a che fare con situazioni assurde e pazzesche: pupazzi enormi e mostruosi che vogliono eliminarli (addirittura mangiarli), contesti totalmente folli e pericolosissimi, veri e propri incubi a occhi aperti. Le banali prove che devo affrontare sono in realtà dei semplici giochetti infantili che però possono provocare la loro morte violenta.

Tutto è vissuto all’interno di una sorta di terribile frullatore esistenziale che determina l’esaltazione all’ennesima potenza di ogni genere di condizione umana: paura, sollievo, terrore, coraggio, solidarietà, affetto, odio, amicizia, disprezzo, collaborazione, conflitto. Ogni elemento è lanciato a velocità furibonda dentro un circuito che trasforma la vita dei giovani protagonisti in un grottesco e demenziale videogioco dell’esistenza, molto kitsch, in cui la lotta per la vita diviene una costante terrificante e angosciante.

È inutile dire come l’assurdo contenutistico prodotto dalla sovrapposizione tra manga e film rappresenti in verità la deformazione visionaria e poetica della dimensione umana così come si sviluppa quotidianamente. Le relazioni interpersonali e le vicende della società, come le vediamo rappresentate sui quotidiani e i mass media e come le viviamo tutti i  giorni direttamente, non sono poi tanto diverse rispetto a quelle che si vedono nel lavoro di Takashi Miike. Nell’opera del regista nipponico sono solo dilatate ferocemente.

Se dovessimo rintracciare un problema in As the Gods Will, in mezzo a tanti pregi, dovremmo solo evidenziare il fatto che iniziando in maniera pirotecnica, il lungometraggio costringe lo spettatore a entrare in un ritmo di fruizione decisamente ossessivo fin dalle prime inquadrature. Per tale motivo, verso la fine dei centoventi minuti di storia delirante e folle si inizia ad avvertire stanchezza e assuefazione e l’opera si chiude, dunque, con un vistoso calando.

© CultFrame 10/2014

 

TRAMA
Alcuni studenti del liceo si ritrovano, loro malgrado, all’interno di un incubo ad occhi aperti senza senso. Sono, infatti, costretti a superare alcune prove per poter sopravvivere. A un certo punto si ritroveranno all’interno di un gigantesco cubo bianco che sorvola inspiegabilmente la città.


CREDITI

Titolo: As the Gods Will / Titolo originale: Kamisama no iutoori / Regia: Miike Takashi / Sceneggiatura: Muneyuhi Kaneschiro, Akeji Fujimura (manga), Hiroyuki Yatsu (adattamento per il cinema) / Fotografia:  Nobuyasu Kita / Montaggio: Kenji Yamashita / Scenografia: So Hashimoto / Musica: Kôji Endô /Interpreti: Sota Fukushi, Hirona Yamazaki, Shota Sometani, Mio Yuki, Nao Omori, Lily Franky, Ryunosuke Kamiki / Produzione: Minami Ichikawa, Yûsuke Ishiguro, Shigeji Maeda, Misako Saka, Hisashi Usui / Paese: Giappone / Anno: 2014 / Durata: 120 minuti

LINK
CULTFRAME. The Mole Song – Undercover Agent Reiji. Un film di Takashi Miike. Festival Internazionale del Film di Roma 2013. Concorso di Maurizio G. De Bonis
CULTFRAME. Il canone del male. Un film di Takashi Miike. Festival Internazionale dle Film di Roma 2012. Concorso di Maurizio G. De Bonis
CULTFRAME. 13 assassini. Un film di Takashi Miike di Nikola Roumeliotis
Filmografia di Takashi Miike
Festival Internazionale del Film di Roma – Il sito

 

 

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Maurizio G. De Bonis

Maurizio G. De Bonis è critico cinematografico e delle arti visive, curatore, saggista e giornalista. È direttore responsabile di Cultframe – Arti Visive, è stato direttore di CineCriticaWeb e responsabile della comunicazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Insegna Cinema e immagine documentaria e Arti Visive Comparate presso la Scuola Biennale di Fotografia di Officine Fotografiche Roma. Ha pubblicato libri sulla fotografia contemporanea e sui rapporti tra cinema e fotografia (Postcart), sulla Shoah nelle arti visive (Onyx) e ha co-curato Cinema Israeliano Contemporaneo (Marsilio). Ha fondato il Gruppo di Ricerca Satantango per il quale ha curato il libro "Eufonie", omaggio al regista ungherese Bela Tarr. È Vice Presidente di Punto di Svista - Cultura visuale, progetti, ricerca.

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